Introduzione

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"Perché tenti di negare l'evidenza?" zitto. "Oh cosa c'è che non va micetto? Ti sei arrabbiato? Speriamo che non inizi a soffiare..." zitto. "Sai dire anche altre parole o hai completamente perso capacitá di parola oltre che di cognizione? Non sei mai stato un portento in grammatica, né un vocabolario vivente ma qualcosa di poco piú che tre parole mi sembrava che le conoscessi un tempo." Non voglio parlare.... "tz... puoi scappare. Puoi fuggire ovunque tu voglia. Puoi nasconderti. Ma i ricordi verranno comunque a cercarti" ho detto di stare zitto!! - Hey Alex, ma con chi stai parlando!? - una voce viene in mio soccorso, donando luce alla mia mente, un albore tale da scacciare via i miei demoni interiori. Producendo suoni orribili, scappano dal barlume di speranza dietro alle mie spalle. Detesto conversare con me stesso, le nostre sono sempre e comunque argomentazioni speciose indirizzate esclusivamente a quel giorno. Forse sono i rimorsi che Dio ha, prontamente, materializzato per punire me. Perché non bastava la loro presenza, la tribolazione che portano con sé, il loro aforisma permanente, tanto da impregnare il cuore del livore del peccato originario, perché non puoi piú tornare indietro una volta che commetti un errore, questa è la realtá non si può aggiustare tutto con il semplice tocco di una bacchetta magica. No è giusto cosí. Merito una punizione, merito il carcere, merito la morte. E anche se le giornate sanguinano lacrime amare, infradiciando le schegge delle mie falbe iridi, frammentate come lo specchio del bagno, rotto dato che non sopportavo piú di vedervi riflessa l'immagine di un pazzo, entrambi erano specchi e tutti e due riflettevano, perciò entrambi meritavano la distruzione, esattamente come la merito io. Non posso e non voglio vedere il mio riflesso, troppo dolore... e anche se le giornate scorrono lente, cadenzate da chissá quale aggeggio infernale ideato da chissá chi solo per farmi agonizzare ancor piú prima di cadere nelle braccia di morfeo. Momento che spero ogni giorno piú vicino, come se Dio potesse mangiare qualche secondo solo per far piacere ad un ignavo... Ogni notte, prima di addormentarmi, prego che gli incubi non siano troppo improbi, solo per quella notte. Non chiedo molto, ma non è mai cosí.... É la mia punizione. - Ti prego non dirmi che stavi parlando un'altra volta da solo.... - udo singhiozzare la voce dietro alle mie spalle, la sento un po' ovattata, perciò non riesco a capire chi ne sia il proprietario. Pare una voce femminile però... mi volto lentamente in sua direzione e la prima cosa che noto sono due occhi di sugilite sofferenti. La bocca, originariamente a cuore, ora pare un arco rovesciato, pronto a scagliare la sua freccia tanto questa è ripiegata verso il basso. Potrei tracciare con un dito quella circonferenza a emisfero incompleto. Un ricordo vivido mi ritorna in mente, io e lui. Incompleti, senza una metá a cui aggrapparci, nessuno da cui dipendere ora che ci ritroviamo separati l'uno dall'altro. Le ciglia screziate di perle salate, trattengono quei cristalli liquefatti e cangianti, non permettendone la fuoriuscita dalle congiuntive. Come se qualcosa piú forte di loro le risucchiasse e le trattenesse in un limbo di dolore ed eterno oblio. Le meravigliose ciocche castane riflettono la luce dell'alba rubandole mirifici riverberi variopinti, sterzano il vento, ribelli e le accarezzano le spalle, ricoperte solamente da una fibra sottile bianca pronta a tuffarsi nell'oro che rinfranca le pieghe della veste da lei indossata. La pelle, solitamente nivea, è pallida, quasi diafana e sotto gli occhi, profonde occhiaie, intessute di un nuovo, delicato reticolo di increspature sottili come ragnatele. Non ha dormito stanotte... e non è l'unica. Si copre, rapida, la bocca spalancano gli occhi. Il suo luculliano taglio degli occhi a mezzaluna assume presto una forma rotondeggiante, a causa dello spalancamento improvviso delle iridi. Ora assomigliano piú ad una notte, violacea, di luna piena. - Cosa - h-hai fatto agli occhi?! - domanda preoccupata, rimettendosi, improvvisamente, a singhiozzare. È come se si aggrappasse a me, per non crollare. Pende dalle mie labbra, sperando che io risponda alle sue domande in modo da poter sentire di nuovo la mia voce per assicurarsi che io stia bene nonostante tutto. Ma io NON sto bene. Vorrei solo portarmi il cuscino alla faccia e piangere tutte le mie lacrime, fino a prosciugare il mio corpo di qualsiasi liquido. Urlare, prendere a pugni qualcosa, perché non c'è indulto che regga contro ciò che ho fatto. - Non volevo piú vedere perché ogni cosa mi ricorda lui, ma non è andata a buon fine come puoi notare- sputo fuori, con una certa sicurezza in voce, che stupisce anche me stesso. Non mi aspettavo tanta fermezza da parte mia, dato che tutto quello che vorrei fare è sfogarmi, diventando una fontana umana. Lei non può fare a meno di abbracciarmi forte, mettendosi improvvisamente a piangere come un fiume in piena. Non ce l'ha fatta, è crollata e so che ora probabilmente mi stará maledicendo per questo, perché lei contava su di me. Avrei dovuto essere forte, per entrambi... invece ho ceduto quando gli occhi hanno cominciato a pungere e poi, pian piano, a diventare lucidi. Come al solito non sono servito a nulla, non sono in grado di aiutare, porto solo distruzione... La sento tirare la mia maglietta, mentre si schiaccia sempre piú contro me, mugugnando parole incomprensibili, principalmente il mio nome accompagnato da qualche parola di conforto, credo... Io, invece, vorrei solo spezzare questo vinciglio, ricamato con odio e cattiveria, che da sempre mi collega alla vita. Non voglio piú essere un problema per nessuno, né soffrire mai piú.... Mi sento come se stessi percorrendo il sentiero che mi porterá pian piano alla depressione, rigettando tutto il mio dolore, espresso con urla mai gridate, in tagli, profondi e spessi, il sangue che cola contenente tutta la mia vergogna per atti in passato commessi. Vorrei solo buttarmi giú da un ponte, in questo momento. Dire addio alla vita cosí, ma so che non mi sará possibile.... Anna continua ad eiettare lacrime su lacrime mentre allenta la presa sulle mie spalle, si asciuga lesta gli occhi prima di tirare sú col naso. Vorrei dirle di scappare, di non stare cosí vicina ad un pazzo, che potrei ferire anche lei.... Sono tagliente come una lama, lascio un pegno indelebile nella mente e nel cuore. Ineliminabile, solo cicatrizzabile. Una cura totalmente palliativa, ma la ferita è cronica e permane. Una lama, l'unica cosa che merito in contatto con la mia pelle. Una lama affilata e ridondante di sangue, dopo aver compiuto il suo dovere: uccidermi. Ancora il suo sguardo al mio ed io non posso fare a meno di sentirmi come un capitano alla guida di una nave. Sto solcando io questo mare di disperazione e di lacrime e sono io a scegliere la direzione in cui far passare la nave, sono io a guidarla. È quasi una sfida... non devo ribaltare la nave, perché se ciò accade ci ritroveremo presto sormontati dal flutto piú alto dell'oceano, il maroso del dolore, capace di inghiottire uomini interi e farli sprofondare nella piú agognante tristezza. Una tempesta in alto mare, alzando onde altissime e minacciose, ora si stende sopra le nostre teste. Cerco di fare del mio meglio per affrontarla, ma la verità è che sono solo un codardo. Non lo faccio per Anna, nemmeno per me. Solo... non voglio vedere altre lacrime per causa mia. La chiglia scontra subitaneamente contro uno scoglio a causa del forte vento perciò la nave si muove ondeggiando, rischiando continuamente di ribaltarsi. Il continuo ondeggiare mi provoca un forte mal di mare e vorrei solo piangere disperato, le lacrime che minacciano di uscire. Cedo e, gettandomi dalla prua, mi concedo all'oceano lasciandomi trasportare dalla corrente e sprofondando nell'oblio. Perle salate mi logorano le guance, mentre mi ritrovo ad abbracciare quel corpo esile e minuto per conforto. Proprio come il suo e il modo in cui l'abbracciavo per cercare solidarietá era lo stesso. Non reggo a tale pensiero e mi ritrovo subito a piangere sempre piú forte. So di aver appena pensato di allontanarla da me, ma la verità è che sono un vigliacco. Ho paura. Paura di tutto. Forse ciò che mi terrorizza di più sono le conseguenze per un qualcosa che solo io ho innescato, adopero del bene ma non perché mi ritorna spontaneo o perché penso sia giusto. No. Il mio unico motivo è farmi perdonare perché ho paura dell'inferno. Forse persino per dimenticare, anche se io non mi merito di scordare. Io non sono come lui. Non merito proprio nulla. Anche Anna sta piangendo, singhiozzando, e mi abbraccia di rimando. Le nostre lacrime si uniscono, creando veri e propri goccioloni pendenti dalle nostre guance, solo che le sue sono salate, come dovrebbe essere, ed entrano in contrasto con le mie, talmente amare da far venire il vomito solo ad assaggiarle... dopo un po' sento Anna farsi coraggio e staccarsi dalla mia presa, sussurrando solamente:- Vado a chiamare Ettore....-. Corre via non lasciandomi nemmeno il tempo di ribattere e protestare. Lyon no, ti prego! Mi guardo intorno nella stanza, e per quanto la vista offuscata dal velo cristallino che mi riveste gli occhi e si mischia col sangue dei tagli mi permette, cerco qualcosa con cui scappare dalla stanza. Non voglio che arrivi Lyon perché so giá che mi sgriderá, come d'altronde fa sempre... C'è una finestra dall'altra parte della camera, ma neanche il tempo di calarmici giú che, di colpo, la porta si spalanca scoprendo un ragazzo dalla chioma scura e lucente e due occhi che paiono cocci di legno, per il colore e la durezza che li contraddistingue. Nascondo la coda tra le gambe, impaurito del suo giudizio nel vedere i tagli sugli occhi che io stesso mi sono procurato. Lui invece si limita a fissarmi e sussurrare qualcosa alla sua fidanzata, qualcosa come: "Dio! Non me lo aspettavo cosí brutto, avresti dovuto dirmelo prima Anna mi sarei preparato un secchio per il vomito" sempre molto delicato vedo... so che generalmente Anna lo avrebbe sgridato, probabilmente tirandogli una gomitata in pieno sterno scatenando in me una grossa risata come sempre, ma pare troppo sotto shock per farlo e probabilmente non gliene interesserebbe neanche piú di tanto ora, ci sono problemi piú grandi a cui pensare, problemi che ho scatenato io e come una catena, se ne sono automaticamente contrapposti altri, problemi di cui solo io ho fio. Non riesco a non evitare di darmi la colpa per certe mie condizioni e soprattutto per il forte strappo subito dal gruppo...
Non oso nemmeno immaginare in che condizioni siano i miei bulbi oculari ora, un misto di sangue e lacrime. Mi aspetto che mi sgridi, perciò abbassò orecchie e testa mentre aspetto che mi aggredisca verbalmente come ogni volta, ma invece lui si limita a venirmi incontro e a scrollarmi per le spalle. - Non credo tu voglia vedere la gravitá di quei tagli, giusto? - scuoto freneticamente la testa, come per dire "no che non lo voglio vedere". Ho paura. Tanto lo specchio è rotto, quindi anche se volessero non riuscirebbero a mostrami il volto.... - E invece sí lo vedrai, seguimi. E Muoviti. - enuncia con voce autoritaria. Quindi è questa la mia punizione? Vedere ciò che mi sono procurato da solo in modo che non riaccada nulla di tutto questo? Mi spiace "amici" ma non funzionerá... Lyon mi conduce verso il bagno ma quando nota le condizioni dello specchio, si gira in mia direzione e con aria contrariata lo indica mentre mi rimprovera:- L'hai fatto tu questo? Perché? - mi affretto a rispondere, in modo da non farlo arrabbiare ancora di piú:- Era uno specchio.... - - E quindi? - - Rifletteva.... - lo sento sospirare, prima di portarsi due dita nello spazio presente tra naso ed occhi:- E con ciò? - - Specchiava la mia immagine, non voglio vedermi quindi l'ho rotto. Uguale per gli occhi, se avvicinavo troppo il bicchiere ricolmo d'acqua o qualsiasi altra cosa riflettente, mi rispecchiavo in ambedue le cose. E non potendo distruggere l'acqua ho optato almeno per gli occhi. Non li ho tagliati inizialmente perché un briciolo di luciditá mi era ancora rimasta. Ma quando ho notato che tutto ciò che vedevo mi ricordava... beh hai capito no? - 'e ci sono ancora cosí tante cose che devo fare a pezzi: piatti, pentole, bottiglie...' ma ciò evito di dirglielo in modo da non farlo arrabbiare ancora di piú. Lyon fa una faccia sconsolata, mentre Anna si aggrappa al suo braccio, attorcigliandolo come solo un boa potrebbe fare. Il senso di colpa di aver provato ad accecarmi, di essere un peso che trascinerá tutti nella paranoia, mi sta divorando dentro, lasciando scie di veleno dietro di sé, veleno che mi sta infettando il cuore non facendolo piú funzionare a dovere. Il mio muscolo cardiaco comincia a pompare sangue malato nelle vene che mi percorrono il corpo. Ed ora eccomi quí, completamente rotto con l'acredine a riempire le lacune che il mio stesso dolore ha aperto. Mi rimetto a piangere, rigettando altre stille copiose che logorano le guance, accompagnato dalla cadenza del pianto disperato della castana di fronte a me. Lyon si limita a scrollare la testa e mormorare un semplice:- Mi dispiace- con voce rotta. Ma non dovrebbe dispiacersi per me, IO ho fatto tutto questo, arrecando dolore ad un povero innocente. In un certo senso è come se me lo fossi cercato... Quindi perché dispiacersi per un mostro?

A/N
Mi piace questo capitolo un po' enigmatico, che non lascia intendere piú di tanto oltre le emozioni e i sentimenti di Alex.
Ad ogni modo é perfetto cosí, il mio intento innanzi tutto era quello di fare le cose un po' nel banale, ovvero: raccontare tutta la storia fin dall'inizio, scrivere il momento saliente e poi andare avanti. Invece, mentre mi sono ritrovata a scrivere questo capitolo di introduzione (per cui non sará un vero e proprio capitolo ma solo un accenno alla trama), ho realizzato come sarebbe stato piú bello e caratteristico creare come un'aria di mistero, aggiungendo di tanto in tanto qualche flashback in modo da far vagamente intendere e creare un puzzle da montare pezzetto per pezzetto, nella quale saranno catapultati i lettori e dovranno capire cosa sia successo di cosí tragico. E questo come lo scopriranno? Beh ovviamente solo leggendo! Muahahahaha sono una cattiva persona >:)
Vi terrò col fiato sospeso fino alla fine.
Parlando invece del capitolo in sé, quindi come é venuto fuori nel complesso e soprattutto com'é scritto, non mi piace PER NIENTE! Ma vabbé vedrò di fare meglio per i capitoli veri e propri (che cercherò anche di fare piú lunghi).

Ⓔ︎Ⓑ︎Ⓤ︎Ⓡ︎Ⓝ︎Ⓔ︎Ⓞ︎ su 🅐︎🅣︎🅡︎🅞︎ ✰︎ 𝐭𝐡𝐞𝐛𝐚𝐝𝐧𝐚𝐮𝐭𝐬Where stories live. Discover now