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Kippeum si infilò velocemente nel locale con il fiato corto e i capelli ancora leggermente in disordine. Il campanello della porta emise un dolce suono nell'annunciare il suo ingresso, dal quale la ragazza aveva preso a scrutare i tavoli alla ricerca del suo obbiettivo. Dopo secondi di contemplazione, i suoi occhi incontrarono infine una figura seduta vicino alla grande finestra che dava sulla strada. Senza esitazione, la giovane prese a marciare tenendo lo sguardo puntato sulla figura. Infine, una volta raggiunto il tavolo si lasciò cadere sulla sedia rimasta libera e si passò velocemente una mano fra i capelli scompigliati.

-Ti prego, perdonami! Lo so che sono in ritardo ma non ho proprio sentito la sveglia oggi!- implorò protendendo le mani giunte nel tentativo di richiedere clemenza.

La ragazza di fronte a lei, però, non batté ciglio. Sembrava non essersi nemmeno accorta del suo arrivo. Teneva lo sguardo fisso su un punto di fianco a Kippeum, la quale seguì la linea del suo sguardo fino ad incontrare una ragazza seduta qualche tavolo più avanti con delle ali tatuate in bella mostra sul collo. Confusa, la giovane tornò a guardare la sua amica e prese a scuotere la mano davanti ai suoi occhi.

-Ehi! Terra chiama Jein, attendiamo risposta!- disse con una leggera inquietudine incastrata nelle profondità della gola.

La sua interlocutrice sbatté le palpebre un paio di volte e finalmente sembrò notare la persona di fronte a sé.

-Scusami Kippeum, non mi ero accorta che eri arrivata.- rispose infine, riprendendo in mano la sua tazza e sorseggiando il suo americano.

Kippeum ingoiò un groppo di ansia cercando di spingerlo oltre il torace e ricacciarlo nello stomaco, ma quello rimase incastrato nel suo petto, all'altezza del cuore. Quella di fronte a lei non era la sua migliore amica. La sua migliore amica viveva con l'orologio attaccato al polso, pronta a richiamarla ogni volta che si concedeva anche un solo minuto di ritardo. Era sempre attenta e all'erta, non si lasciava mai sfuggire niente. La persona di fronte a lei perciò aveva più l'aspetto di un fantasma che della sua Jein.

-Beh... come immaginavo hai ordinato senza di me. E va bene... mi sa che opterò per un caramel macchiato.- disse con una smorfia sulle labbra.

La sua amica di solito ordinava sempre per lei quando arrivava in ritardo. Conosceva già i suoi gusti alla perfezione, perciò ogni volta che Kippeum la raggiungeva, lei le rifilava una ramanzina e alla fine le allungava la sua bevanda, brontolando sul fatto che non voleva perdere ulteriore tempo ad aspettare la sua ordinazione. Quel giorno invece il tavolo era vuoto, ad eccezione fatta della tazza di americano fra le mani di Jein.

-Ho già fatto. Il tuo caramel macchiato è in arrivo.-

Kippeum sentì un moto di gioia stritolarle il cuore. Si trattava di una cosa così semplice eppure non poteva trattenere il desiderio di piangere. Una parte di Jein era ancora lì. Questo le sarebbe bastato.

-Allora...- iniziò con voce leggermente tremante -... cosa mi racconti? Come sono andati questi primi tre giorni fuori dall'ospedale?-

La ragazza cercò con tutte le sue forze di mantenere un tono leggero per tutta la frase, ma la sua voce aveva inevitabilmente preso una piega oscura verso le ultime parole. Quando vide l'amica alzare le spalle non fu sorpresa, benché uno strato di amarezza le rivestì la bocca.

"Come pensavo."

-E tuo padre? Ti ha detto qualcosa?- proseguì Kippeum, osservando il caramel macchiato viaggiare velocemente verso il loro tavolo.

Dreamland (P.JM)Where stories live. Discover now