꧁ II ꧂

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Apro gli occhi ed un dolore lancinante mi oscura la vista, mi metto seduta sul letto, fortunatamente la stanza e vuota, di Rachel nessuna traccia. Della sera precedente non ricordo granché; Kevin è venuto a prenderci per le 9.30 circa, indossava una camicia bianca sbottonata fino al petto, aveva dei pantaloni blu scuro ed una giacca dello stesso blu che portava in mano perché faceva troppo caldo. La festa era molto grande, era in una confraternita maschile, e se non sbaglio c'erano alcuni ragazzi del liceo. Ho conosciuto alcuni loro amici, Rebecca, Isaac, Ty, George, e K. Non ricordo se fosse gente simpatica o meno; ho retto bene l'alcool fino al quarto bicchiere credo, ma già dal secondo davo segni di squilibrio. Ho ballato con un ragazzo alto quasi quanto me, e Rachel non mi ha tolto gli occhi di dosso per tutta la serata.

Ho due chiamate perse da mia madre, la richiamerò più tardi, e prima che possa stendermi nuovamente sul letto, qualcuno bussa alla porta. Vado ad aprire e trovo Rachel con due caffè, ed un'aspirina, mi saluta e nella mia testa rimbomba per almeno altre tre volte.

"Ti ho preso un caffè nero, non sapevo volessi lo..." rimbombava ogni minimo suono, anche il cinguettio degli uccellini.

"Va bene così, grazie..." mi porge il caffè e l'aspirina "Cos'ho fatto ieri sera?" chiedo nella speranza di un semplice- niente di ché! - ma so che non me lo dirà.

"Davvero non ricordi nulla?" - Oddio, ho fatto qualche casino, me lo sento- alzo un sopracciglio nella speranza che vada avanti, sorride e si siede sul letto.

"Fino a quando ricordi?" mi chiede per avere un punto di riferimento.

"Mi ricordo fino a quando ho ballato con quel ragazzo..." lei inizia a ridere e il mal di testa aumenta, prendo l'aspirina e sorseggio il caffè.

"Ieri sera non hai ballato con nessun ragazzo, hai ballato solo con me. Hai insistito tanto ed alla fine ho ceduto" mi metto una mano sulla fronte per l'imbarazzo e nella mia mente ripercorro la scena, effettivamente ho ballato con lei per tutta la serata e si muoveva anche molto bene.

"Mio Dio, che imbarazzo, ti chiedo scusa"- me ne vergogno sempre di più- credo che non berrò più.

"Dai, non è stato così terribile, ti muovi bene. Per il resto hai ballato su un tavolo e fatto karaoke." disse per concludere in bellezza. La situazione qui, non fa che peggiorare.

"Non mi ubriacherò più lo giuro" sorrido e finisco di bere il caffè ormai freddo, mi sento già meglio. Il mio telefono squilla ed è di nuovo mia madre, questa volta rispondo.

"Buongiorno mamma"

"Alla buonora, buongiorno, ti ho chiamato già due volte"

"Si, lo so, stavo dormendo"

"Alle dieci dormi ancora?"

"Be' si mamma direi, è domenica"

"Va be', com'è la tua compagna di stanza, ti trovi bene?"

"Si, mi trovo molto bene, ora vado a farmi una doccia, ci sentiamo dopo"

"Aspetto una tua chiamata, a dopo"

Chiudo la telefonata e Rachel mi guarda, decido di far finta di nulla, avevo veramente bisogno di una doccia. Fortunatamente il bagno è vuoto, non sono l'unica che si sveglia così tardi. L'acqua calda sul corpo di prima mattina è l'ottava meraviglia; faccio con calma finché non sento delle voci maschili avvicinarsi, mi asciugo ed esco dalla doccia dirigendomi nuovamente in camera.

Rachel è ancora sdraiata sul letto, e solo dopo noto che ha preso "Orgoglio e Pregiudizio" dalla libreria.

"Elizabeth ha un bel coraggio a rifiutare Mrs. Collins" mentre parla non stacca gli occhi dal libro, neanche un secondo.

"È solo stata capace di rifiutare un uomo, in una società prevalentemente maschilista, dove per la maggior parte dei matrimoni non esiste l'amore ma solo il patrimonio" dico sistemando il separé per vestirmi. Indosso una semplice felpa con la "Monnalisa" abbastanza lunga, dei pantaloncini e delle snickers.

"Ovviamente essendo un libro, l'amore esiste tra i due protagonisti, anche se Elizabeth ha fatto dannare Mrs. Darcy" finisco di allacciarmi le scarpe, tolgo il separé e raccolgo i capelli in una coda disordinata.

"Elizabeth non ha fatto dannare Darcy, è solo che con il suo carattere presuntuoso e prepotente pensava di poter ottenere tutto compreso lei" si mette a sedere sul letto, ed alza le mani in segno di difesa. Prende il telefono e chiama Rebecca, credo vogliano andare a correre. Sento una strana sensazione, credo sia gelosia, al quanto infondata, chiude la chiamata e si cambia con abiti sportivi.

"Vuoi venire a correre, siamo solo Rebecca ed io" chiede finendosi di allacciare le scarpe.

"Preferisco di no, andrò un po' in giro, in modo tale da ambientarmi, magari la prossima volta" sorride e prende il suo zaino.

"Come preferisci, torno per l'ora di pranzo, prendo cinese, per te va bene?" annuisco e mi saluta con un cenno della mano.

Prendo il programma, la mappa della scuola ed esco dalla stanza, vagano per i corridoi molte matricole appena arrivate, i saluti e gli abbracci con i genitori mi mettono una tale angoscia. I corridoi sono molto larghi, mi avvicino al muro destro e inizio a guardarmi intorno, l'edificio è enorme ci sono dieci piani, ognuno con 175 stanze doppie, ci sono circa cinque biblioteche enormi piene zeppe di scrivanie grandissime, e scaffali colmi di libri alti più di 3 metri. Le aule sono al secondo edificio, esco dai dormitori e mi dirigo verso la scuola, ci impiego circa cinque minuti, è un palazzo poco più basso rispetto al primo, ha sei piani ed ogni piano ha il suo corso, io sono al terzo piano "Letteratura e Filosofia". Salgo al terzo piano e ci sono all'incirca quindici aule, ognuna con una disciplina diversa, dalla Filologia all'etica, dalla letteratura italiana a quella tedesca. Questo per me è il paradiso, le aule sono enormi, vedo su alcune sedie degli oggetti per riservare i posti, e sono sicura dovrò farlo anche io prima o poi. Sono già le 12.30, vado alla segreteria prendo l'orario per domani e torno in camera. Rachel è già tornata perché vedo sulla mia scrivania dei noodles, e dei sashimi, non ha ancora pranzato perché sulla scrivania ci sono le stesse cose ancora intatte.

The black RavenWhere stories live. Discover now