Capitolo Ventisettesimo

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Pechino, 1751

Sedicesimo anno del regno di Qianlong

Deming osservò con orgoglio sua madre accarezzare il pancione prominente di Yifan

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Deming osservò con orgoglio sua madre accarezzare il pancione prominente di Yifan. Mancava ormai poco al termine della gravidanza e i medici erano sicuri, anzi certi, che dentro quel ventre florido si nascondesse un maschio. Un piccolo erede per il casato Ru e quello Dinggiri Hala.

«Non vedo l'ora che nasca» sorrise Xing, facendo versare del tè entro una nuova tazza di porcellana. Nulla era rimasto della miseria che aveva avvolto in passato la dimora Ru, ora la loro mansione era una delle più belle nel distretto Han. «I medici quanto credono che ci metterà?»

Yifan passò le dita sopra il proprio grembo, coperto da stoffe pregiate che brillavano alla luce del sole autunnale. «Forse lo vedremo nascere entro questa settimana, furen. Le levatrici dicono sia nella posizione corretta, e io non vedo l'ora che venga alla luce. Non riesco a dormire a causa dei calci e vostro figlio ne sa qualcosa.»

Deming rise appena, sentendo la mano orgogliosa del padre posarsi sulla sua spalla. «Fuqin» gli si rivolse dunque il giovane, offrendogli una ciotola colma di acqua fresca. «Anche voi siete impaziente di diventare nonno?»

Suo padre, che non si era ancora ripreso del tutto, accettò l'offerta, prima di parlare. «Può darsi. Mi chiedevo solo se aveste già scelto un nome. Se così non fosse, potresti portare onore al ricordo di tuo fratello e utilizzare il suo.»

Deming sentì le parole mozzarsi in gola e gli occhi affilati di Yifan fulminarlo. Ne avevano già parlato, sua moglie era contraria nell'utilizzare un nome posseduto da uno storpio, ciò li aveva portati a litigare più e più volte, ma alla fine aveva vinto lei. «Mi dispiace, fuqin. Abbiamo già riferito il nome del bambino a mio suocero e non possiamo cambiarlo.» Mormorò, notando un'ombra passare sul viso del capo famiglia.

Xing cercò di risollevare la situazione rivolgendo un sorriso alla nuora. «Immagino sia un nome meraviglioso. Come si chiamerà mio nipote?»

«Yongle, i due caratteri formano la parola gioia sempiterna» asserì Yifan, alzandosi con l'aiuto di una dama di compagnia. I suoi movimenti erano lenti, ma il suo viso era reso ancora più bello dai lunghi orecchini e dall'acconciatura triangolare che svettava sulla testa, adorna di spilloni. «Ora dovete perdonarci, io e Deming dobbiamo andare.»

Il giovane annuì e si alzò, circondando con un braccio i fianchi della donna che coi mesi aveva imparato ad apprezzare. «Già, torneremo fra due giorni per unirci a voi. Dopo tutto ricorre il compleanno di mio padre.» Provò a sorridere Deming, scagliando un'occhiata al genitore, rimasto in silenzio a giocare con le bacchette. Xing dovette colpirlo sulla mano per fargli riprendere concezione della realtà.

L'uomo sollevò allora gli occhi spenti, coperti da folte sopracciglia bianche. «Perché vai via così presto?»

«Ve l'ho detto quando sono arrivato, fuqin. Devo tornare al lavoro prima che sopraggiunga l'ora del serpente. I miei giorni di ferie sono finiti. Quest'oggi la famiglia imperiale ritorna dal Palazzo d'Estate, e la Città Proibita riprende vita» gli spiegò Deming, nel modo più semplice possibile. Sperava che il padre comprendesse, visto che ormai non restava molto di lui. I medici dicevano che era affetto da demenza senile, una malattia regressiva, e non vi era alcuna cura capace di aiutarlo.

Dall'Alba fino al Tramonto Where stories live. Discover now