Le superiori

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Prima di iniziare farei un preambolo della mia carriera scolastica prima delle superiori; dalle elementari alle medie questa si può definire perfetta. Le elementari possono essere trascurate in quanto sono le più semplici; per quanto riguarda le medie, anche se molto più facili delle superiori, sono comunque il preludio di quello che si può definire il fondamento della carriera scolastica di qualunque studente. Ho frequentato le scuole secondarie di primo grado di quartiere. Il suddetto è situato in una zona della città che non gode di un buon nome per per svariati motivi; uno di questi ha a che fare con la storia del quartiere degli anni '90 e l'altro è la maggioranza straniera che lo popola soggetta, come spesso accade, ai pregiudizi e agli stereotipi della popolazione ospitante. Questi due fattori influenzano la classifica delle scuole migliori dove mandare i figli ed anche la domanda dei docenti di essere assegnati di ruolo nell'istituto. Nonostante ciò gli insegnanti che ho avuto in quei tre anni erano tutti qualificati e con ottime competenze, quindi anche se l'ambiente di studio non era il migliore la mia voglia di apprendere non è mai venuta meno: sono sempre stata la prima o la seconda della classe e ho ricevuto in quegli anni borse di studio per la frequenza o per i voti. Al terzo anno, non avendo preferenze specifiche sulle materie di studio, ma sapendo cosa non volevo assolutamente fare, sono andata per esclusione e ho scelto il liceo scientifico: l'idea di studiare greco mi dava il mal di testa solo a pensarci e per quanto mi piacesse arte non riuscivo ad immaginare me stessa in quel mondo.

Qui arriviamo al tema di cui ho intenzione di trattare: il mio percorso delle superiori con i suoi pro e i contro. Prima di iniziare il liceo non avevo mai preso un'insufficienza e l'idea di prenderne una non mi era minimamente passata per la mente; quindi alla mia prima insufficienza, un cinque, in una delle materie di indirizzo, mi è un po' crollato il mondo addosso. Ora potrà sembrare drammatico anche perché è un voto assolutamente recuperabile soprattutto in prima, ma non essendomi mai capitata un'esperienza del genere non sapevo come comportarmi. Certo il modo giusto sarebbe stato rimboccarmi le maniche e recuperare il brutto voto, ma al tempo ho tutt'altro: mi sono demoralizzata, depressa e ho deciso, sfortunatamente, di non fare niente. Le compagne di classe con cui avevo legato hanno cercato di darmi una mano e in un certo senso il loro sostegno mi ha aiutato; ma per quanto possa sembrare strano, assurdo e chi più ne ha più ne metta, l'episodio mi ha lasciato un trauma che mi sono portata dietro negli anni seguenti. Una seconda conseguenza è stato il sentimento di vergogna che ho provato in quel periodo, era talmente grande che a casa nessuno sapeva dei miei problemi con lo studio, assolutamente nessuno. Per mia madre è stato un fulmine a ciel sereno ricevere una telefonata dalla scuola in cui dicevano che avevo perso l'anno e in quel momento mi sono sentita un completo fallimento.

Il primo anno è stato un disastro e sono stata bocciata con quattro materie insufficienti, tra cui inglese. Quest'ultima è una materia in cui non avrei mai pensato di poter avere dei problemi, dato che è relativamente facile; dunque nell'estate di quel fatidico anno ho deciso che avrei migliorato il mio inglese. La lettura è sempre stata una mia passione e quindi ho pensato che cominciare a leggere in inglese anziché in italiano mi avrebbe aiutato ed è stato esattamente così: al rientro a scuola sono passata da un quattro a un otto. I miei voti sono migliorati anche nelle altre materie, ma non sono mai più tornata ai livelli di prima: la mia passione e voglia di studiare erano finite sotto il tappeto, sono diventata insicura, ansiosa e facilmente scoraggiabile ai primi ostacoli e/o insuccessi. Il mio animo competitivo non è svanito, ma si assopito parecchio; ho sempre voluto ritornare ai livelli di prima ed essendo una perfezionista, pignola e fissata con l'ordine, al minimo errore cominciavo daccapo. Un enorme spreco di tempo, lo so, ma un'errore non è esteticamente bello!

Nel triennio è iniziato il mio processo di crescita, a darvi inizio è stato il professore di latino che abbiamo avuto quell'anno: la prima frase che ha detto alla classe è stata "Ho chiesto al dirigente di assegnarmi come docente di un'altra materia in questa classe, perché non ho intenzione di insegnare latino l'anno prima di andare in pensione". Da lì in poi nostri rapporti sono deteriorati sia per il rapporto tra compagni, sia per quello docente-alunni, lui aveva già dichiarato le sue intenzioni: non fare nulla e insegnare come capita. Non sopporto il latino da allora, non che mi sia mai piaciuto. Il suo metodo di valutazione per quanto riguarda le verifiche di traduzione era un obbrobrio secondo la mia opinione: sommava gli errori di tutta la classe, poi ne faceva una media e da lì procedeva ad assegnare i voti. Ad esempio se gli errori totali erano 100, la media veniva di 5 errori e corrispondeva a 6 e da lì si andava a scalare con i voti. In questo modo chiunque copiava la versione danneggiava e influiva sui voti di tutti gli altri; molti dei nostri compagni di classe durante tutto l'anno hanno copiato le versioni da internet o in altro modo. Il risalutato è stato che chi di solito prendeva 4 ha avuto 9 e viceversa, abbiamo avuto numerose discussioni a riguardo e la risposta di coloro che hanno copiato è stata "Abbiamo ragione noi, dovete copiare anche voi perché i buoni nella vita vengono sempre fregati". I nostri rapporti non sono mai più stati quelli di una volta, l'ambiente è peggiorato e ogni volta che c'era da discutere un problema, da prendere una decisione importante o da essere un fronte unito contro le ingiustizie di qualche insegnante, ognuno di noi ha praticamente voltato le spalle all'altro, siamo diventati più egoisti. Quell'anno insieme ad altri compagni di classe sono stata rimandata in latino.

Allora ho deciso che era il momento di reagire e temprare il mio carattere, diventare mentalmente più forte; mi sono promessa che qualunque scivolata, fallimento dovessi affrontare in futuro mi sarei sempre rialzata, non mi sarei mai data per vinta. È stato un percorso lungo ed estenuante, che non ho ancora concluso, certe volte vorrei semplicemente gettare la spugna. Poi però ripenso alla strada che ho fatto per arrivare fino a qui, alle persone che direttamente e indirettamente mi hanno aiutata, a quelli che mi sono stati di ispirazione in questo processo di crescita e a quel punto il solo pensiero di vanificare tutti gli sforzi che ho fatto mi è riluttante. Non ho alcuna intenzione di deludermi di nuovo, ho fatto una promessa alla me stessa di 15/16 anni e non ho intenzione di distruggere la fiducia che con tanta fatica ho ricostruito.

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⏰ Last updated: Jun 27, 2020 ⏰

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