2. Uomo di trent'anni sporge denuncia.

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Alla fine erano da Niall, stravaccati sul tappeto di quest'ultimo giocando ai videogame, Liam era stato convinto dagli occhi colpevoli del biondo e, proprio per questo, era seduto a gambe incrociate sul letto con fare pensieroso. Guardava distrattamente la televisione che proiettava Fifa, a lui non piacevano quelle cose.

Niall, invece, impazziva per i videogiochi ed Harry, dal canto suo, dava corda al biondo solo per perdere del tempo. Nel frattempo, tre scatoli di pizza giacevano abbandonati e semi vuoti sulla scrivania di legno chiaro; erano posizionati uno sopra l'altro e si poteva avvertire ancora lo sgradevole odore di gorgonzola: Niall adorava la pizza ai quattro formaggi e, nonostante le numerose suppliche dei suoi amici, l'ordinava ogni santa volta.

«MA NON VALE!» trillò Harry imbronciandosi «HAI CHEATTATO!» assottigliò gli occhi puntando un dito al petto del biondo che, irlandese qual era, iniziò a ridacchiare sotto ai baffi.

Liam invece era totalmente perso nei suoi pensieri e non partecipava attivamente alla conversazione. Era in quello stato di trance dalla mattina stessa; l'interrogazione di francese era andata più che bene e la Faure gli aveva assegnato una bella A-, ma il ragazzo continuava ad avere quell'espressione leggermente imbronciata.

«Liam,» lo richiamò Harry alzandosi dal tappeto blu scuro spolverandosi gli skinny «che hai?» si sedette accanto al suo amico e gli circondò con premura le spalle proprio come una mamma chioccia con il proprio pulcino.

«Nulla, Haz.» Rispose sicuro Liam continuando a fissare un punto fisso davanti a sé «Problemi con Danielle, il solito.»

Niall ed il riccio alzarono entrambi gli occhi al cielo; Danielle era la fidanzata secolare di Liam, stavano insieme da tre anni circa, ma il loro amico non sembrava realmente soddisfatto e felice. Nonostante ciò, i due non volevano immischiarsi e, soprattutto, non volevano influenzare Liam con il proprio parere.

Quando diamine ti decidi a lasciarla?

E, davvero, se non fosse stato Liam glielo avrebbe sul serio sbraitato contro.

«Se vuoi pararne, siamo qui.» Sorrise allegramente il biondo facendo guizzare gli occhi.

Liam sorrise di rimando rispondendo che non gli andava parlarne e che avrebbe preferito riflettere un po'. Oltre a questo erano le nove di sera circa e, dopo aver passato l'intero pomeriggio a poltrire nella stanza di Niall, Harry si accorse che era momento di ritornare a casa.

Si alzò dal comodo materasso -non aveva nulla a che fare con il suo- e distese le braccia sbadigliando leggermente. Osservò i familiari poster che tappezzavano la parete bluastra e la chitarra classica appesa al muro, sentiva aria di casa in quella stanzetta che spruzzava personalità ed allegria da tutti i pori.

Pensò poi alla sua di camera, paragonare le due era quasi un eufemismo.

Decise di non pensarci.

«Credo sia ora di andare.»

Liam annuì alzandosi anch'egli a seguendo a ruota i movimenti del riccio, raccolse le sue Nike con l'intento di infilarsele.

Niall, dal canto suo, chiamò Maura a gran voce non avendo per nulla l'intenzione di alzarsi e scendere al piano sottostante.

La donna si presentò velocemente con uno sguardo scontroso ed infastidito, il grembiule colorato ancora sui fianchi e le pantofole rosa bucherellate ai piedi.

«Quante volte devo dirti che tuo padre sta dormendo e che domani deve alzarsi presto per il lavoro?» domandò duramente con le mani sui fianchi, poi addolcì lo sguardo «voi, invece? Vi accompagno?»

Bobby Horan, irlandese dalla punta dei capelli a quella dei piedi, era un grande lavoratore e portava con grande fatica ed orgoglio avanti la propria famiglia nonostante qualche breve litigio con sua moglie Maura.

Nothing, nowhere || L.S.Where stories live. Discover now