Capitolo 4;

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Stringo forte la mano di Leslie che mi sorride mentre spegne la sua sigaretta gettandola a terra, noncurante dell'estetica e delle regole che vigono riguardo i mozziconi di sigarette.

I suoi occhi piccoli e scuri mi scrutano velocemente, facendomi sentire in imbarazzo.

-Sei uno schianto con questo vestitino, Ishbel.

Si fa strada verso l'entrata del pub, fermandosi dinanzi al bancone.
Rimango qualche passo indietro rispetto a lei; inizio a guardarmi attorno per capire il tipo di luogo in cui son stata trascinata da mia cugina: sono circondata da gruppi di ragazzi totalmente diversi tra loro ma che sono accomunati da una sola caratteristica: puzzano tutti di alcol e sigarette.
Alla mia sinistra riesco a scorgere un gruppo di metallari riconoscibili dalla loro pettinatura e dal loro vestiario: indossano giacche di pelle, jeans neri aderenti e capelli lunghi, all'apparenza sani, quasi più dei miei che curo giornalmente con qualche lozione strana che mi faccio procurare da mia madre.
Alla mia destra, invece, il tipico gruppo di rockettari finti, amanti delle solite quattro canzoni dei Nirvana e Radiohead che danno perennemente in radio, che finiscono puntualmente per disintegrare i timpani.

"Cosa ne capiscono di musica, questi? Odorano come l'unica canzone dei Nirvana che conoscono" penso tra me e me, sperando di non dare voce a quelle parole che potrebbero farmi finire nei guai.
A riportarmi alla realtà ci pensa mia cugina Leslie, che mi strattona stringendo forte la mia mano, bramosa di rivedere i suoi amici e farmi fare la loro conoscenza. Riesco a percepire ogni singola quantità di adrenalina farsi spazio tra le mie vene immacolate, pronta ad esplodere da un momento all'altro; la sento, la sensazione è pronta ad erompere: intercetto la percezione di gelo momentaneo che sta per entrare in scena: è questione di pochi secondi.
Le mie gambe tremano, il mio sguardo non riesce a scorgere nulla, neanche i capelli biondi di mia cugina Leslie che continua a trascinarmi come se fossi un cane non in grado di intendere e di volere; e per finire ecco anche lei: la sensazione di sudore che trasuda da tutti i lembi della mie pelle scoperta, data in pasto agli occhi affamati di uomini di mezza età che fingono di non avere una moglie a casa che aspetta trepidante che loro facciano ritorno nel nido familiare che tanto hanno fatto per costruire e tenere in piedi.
"C'è mia cugina Leslie, non faranno mai un singolo passo. E poi c'è Tommy, chi si metterebbe mai contro Tommy?".
Dio solo sa chi si metterebbe contro Tommy. Probabilmente neanche Dio stesso.
-Eccoli la! Sono quei quattro scappati di casa, vieni.
L'entusiasmo di mia cugina mi fa sorridere in modo del tutto spontaneo, tuttavia la pressione e la sensazione di inadeguatezza non mi abbandona neanche per un secondo: mi resta alle calcagna come un segugio pronto ad attaccare alla minima mossa falsa.
Eccoli lì, adesso riesco a scorgerli pure io: son seduti attorno ad una tavola rotonda posta contro il balconcino cui visuale da al piano di sotto.
Il primo che scorgo è un ragazzo smilzo e sorridente: indossa degli occhiali da sole e continua a grattarsi le braccia esili guardandosi bene attorno.
Mi trasmette una certa serenità; accanto a lui, un uomo, forse il più grande del gruppo, che ha i capelli neri non molto lunghi e dei baffi ben curati che sembrano invecchiare il suo volto ben definito; tra le dita ha una sigaretta quasi finita, mentre nell'altra mano regge un calice di birra straboccante.
Mentre mi ritrovo nel bel mezzo della mia analisi più che dettagliata, in procinto di ricavare qualche dettaglio in grado di darmi qualche prima impressione pressoché azzeccata, mia cugina decide di presentarmi ai suoi amici, iniziando dal ragazzo gracile che mi osserva con un paio di occhi dolci e spalancati.
Aggiusto i lembi del mio vestito, cercando di allungare la gonna che sembra ancora più corta di quando l'ho provata mezz'ora fa a casa mia.
-Ishbel, lui è Danny, ma chiamalo pure Spud.
Ecco svelato il nome del primo ragazzo; "Spud? Ma che razza di soprannome è Spud? Hanno davvero soprannominato questo povero ragazzo «patata»? Chissà che soprannome staranno tenendo in serbo per me.
-Piacere, Ishbel. Ma non è raro che io venga chiamata Belle.
Ormai è fatta. Mi sono mostrata estroversa e sicura di me, è scritto nei database della memoria più recondita di questi ragazzi, ormai.
Complimenti Ishbel! È come aggiudicarsi l'occasione di tirare l'ultimo rigore della finale dei mondiali di calcio.
Sento gli occhi dei quattro addosso a me, se prima l'uomo baffuto non osava scrutarmi, adesso ho ottenuto la sua attenzione senza il benché minimo sforzo.
-Belle, è un piacere mio, bellezza. Io sono Begbie, sempre a tua disposizione.
Con un gesto veloce la mia mano si ritrova sotto le sue labbra, che non osano sfiorare il dorso: si limitano ad imitare un bacio cortese ed educato.
In tutta risposta decido di regalargli un sorriso cortese e smagliante, forse per convincere più me che lui del fatto che quel gesto non mi abbia messo in imbarazzo.
Di fianco a Begbie, un ragazzo dai capelli rossi e con la pelle scavata da cicatrici probabilmente causate dall'acne, che sta quasi stravaccato sul ragazzo dai capelli platinati che non smette di sorridermi in modo ammiccante.
Devono essere Renton e Sick Boy.
Rabbrividisco nel momento in cui realizzo l'estrema somiglianza tra Renton e Nina: stessi occhi e stesso naso. Oserei anche dire stesso sguardo languido che osa trascinare con sé storie completamente diverse tra loro: Nina è una forte, se non sbaglio frequenta l'università a Londra! Di Renton si sa solo che ha avuto qualche problema con qualche droga di cui però francamente so ben poco.
Sento il mio intero apparato scheletrico bloccarsi: non dispongo più della capacità di presentarmi agli ultimi due "scappati di casa" che mia cugina definisce "la parte integrante delle sue sbronze".
Lo stato di trance non sembra durare molto, e tutto questo grazie all'intervento azzeccato e puntuale di Tommy.
-Ragazzi, vedo che avete già fatto la conoscenza di Ishbel. Vieni, siediti qui.
Mi sorride indicando le due sedie mancanti su cui io e mia cugina ci dovremmo sedere.
Sento una presa calda sulla mia mano: alzo lo sguardo ed intravedo gli occhi verdi del ragazzo dai capelli biondi, della tonalità che assumono solitamente i batuffoli di cotone leggermente inumiditi da the alle erbe, che mi scrutano e causano un brivido lungo la mia schiena semiscoperta.
-Perché non ti siedi vicino a noi? Potremmo parlare di tante cose, delle tue bellissime lentiggini, ad esempio.
Il fiato si fa corto non appena le sue dita si posano sul mio volto ricoperto da efelidi.
Il suo sguardo resta incatenato al mio, ma posso giurare di aver visto quegli occhi verdi spostarsi momentaneamente sulle mie labbra secche a causa dell'imbarazzo e del caldo torrido presente nel locale.
Da questo stato di trance penso che non ci sarà nessun Tommy pronto a tirarmene fuori.


Nota Autrice:
Salve carissime/i! Come state? Ecco il quarto capitolo della storia che sancisce l'incontro tra Ishbel e i nostri protagonisti preferiti.
Vi ringrazio come sempre per il supporto! Sentitevi liberi di farmi sapere cosa ne pensate.
Vi mando un abbraccio virtuale,
La Collina dei Ciliegi.

Cloudspotting. (Italian)Where stories live. Discover now