Arrivo a New York

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Richie, dopo un lungo e frustrante viaggio, arrivò a New York. 

Si trovava davanti alla porta di "casa" ma non aveva il coraggio di bussare. La camicia che indossava sopra la maglia puzzava perché si era dimenticato il deodorante (come suo solito).

Inoltre aveva tutte le scarpe infangate visto che pochi giorni prima era stato ai Barren con Eddie.

Al solo pensiero gli si strinse lo stomaco. Il profumo di bosco e il rumore dell'acqua che scorre, tutte le piante, i fiori, le pietre...non sapeva se le avrebbe più riviste. Anche se il vero motivo per cui sentiva di disperarsi era Eddie. Ci avrebbe mai più parlato? Non lo sapeva. Però era consapevole di averlo trattato malissimo. Se solo potesse sapere di tutte le lacrime che ha versato durante il viaggio pensando a lui. L'aveva trattato male per il suo bene, o almeno me era convinto. Sapeva che Eddie avrebbe sofferto, ma se iniziava ad odiarlo non avrebbe sentito più la sua mancanza. Richie sperava che Eddie si infuriasse con lui, così non avrebbe provato tristezza. Si può sentire la mancanza di chi si odia? Dopotutto loro si amavano.

Richie in quel momento avrebbe voluto scappare, restare immerso al centro dell'oceano nell'oscurità, o steso dentro un campo di grano. Avrebbe voluto trovarsi sopra le nuvole ma la sua mano si mosse e colpì quattro volte la porta. 

Sentì dei passi e poi il legno davanti  lui si mosse, rivelando un uomo molto semplice, senza qualcosa di particolare.

"Richie, siamo così felici di averti con noi...forza entra."

Gli fece conoscere tutti gli altri. Sua moglie, un ragazzo più grande di nome Sam e una ragazzina di nome Betty.

Fece il giro della casa fino alla sua camera, che condivideva con Sam.

"Ora vi lascio soli." Disse il signore che avrebbe dovuto chiamare papà, non perché voleva ma perché ci teneva lui. Che uomo strano.

"Beh perché quella faccia da fantasma? Vedrai che ti piacerà New York."

"Preferivo Derry."

"Lo dici perché sei abituato, qui è tutto più bello!"

"Vedremo."

"Cavolo ma sei capace a sorridere?"

"Tu chiedi a Boccaccia se è capace a ridere?"

"Boccaccia? Che cazzo è?"

"Il nome di un Dio, non so se mi spiego."

"Non capisco."

"Dovresti, tua madre lo urla sempre quando è a letto con me!"

Richie si diede il cinque da solo, iniziando a ridere.

"Mia madre è pure la tua ora, scemo. Lo sai che sei strano?"

Risero tutti e due.

"Questa sera io esco con amici, vuoi venire?"

"Si dai, almeno inizio a conoscere meglio il posto."

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Ormai era tempo di uscire, Richie doveva solo scegliere tra due camicie.

"Quale metto?"

"Vuoi indossare quella roba? Tu sei fuori, è una merda!"

"Tu sei una merda!"

Sam frugò un po' dentro il suo armadio, finché non tirò fuori una semplice maglia nera.                     La lanciò addosso a Richie dicendogli di indossarla. 

"Ma è un po'....semplice...non so."

"Mettitela, altrimenti non farai mai colpo su una ragazza con le tue camicie!"

"Va bene..." Disse un po' incerto il corvino.

Stavano per uscire dalla porta quando la "mamma" gli fermò. 

"Richie, caro, domani ti ho prenotato il parrucchiere, quei capelli non mi piacciono per niente."

"Ma a me piacciono, e non ho intenzione di tagliarli."

La signora sospirò, scocciata. Così si alzò il "padre".

Richie vedeva Sam nervoso, anche se non capiva il motivo.

"Tua madre ha detto che devi taglietti i capelli, quindi lo farai."

"Non credo proprio." Disse divertito Richie.

Neanche il tempo di accorgersene che si ritrovò a dover incassare un pugno sullo stomaco.

Non capiva quello che stava accadendo ma non gli piaceva.

"Domani gli taglierai."

Richie non rispose, uscì con Sam e tornò abbastanza tardi.

l'amore sussurra\\ REDDIEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora