perfect weather, isn't it?

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Forse il modo migliore per passare la mattina della Vigilia di Natale, non era al cimitero.

Me lo aveva detto anche il fioraio all'ingresso del Campo Santo -in maniera velata, ovviamente- mentre pagavo dei mazzolini di garofani di diversi colori e quattro rose rosse.

"Proprio un tempo perfetto per essere la Vigilia di Natale, non è vero, Caporale?" mi disse l'anziano, facendo un sorriso mentre avvolgeva i gambi dei fiori in alcune pagine di giornale.

"Il freddo c'è, il gelo pure. Manca solo un po' di sana neve." risposi, mettendo dieci di dollari sul bancone.

"Sarebbe proprio come gli anni passati. Sa', è bello vedere la Fifth Avenue imbiancata." riprese, porgendomi i mazzolini e prendendosi i soldi.

"Ci passerò più tardi, nella speranza che sia già nevicato un po'. Grazie mille e lieto Natale."

"Buon Natale, Caporale." replicò il signore, un secondo prima che potessi chiudermi la porta alle spalle.

Sarei dovuta essere in centro a comprare regali per i miei amici e per il mio ragazzo, oppure sarei dovuta andare a fare gli auguri a mia sorella Meg, che non ero riuscita ancora a conoscere personalmente.
Di certo aveva guardato per televisione la conferenza stampa di tre mesi prima, dove dicevo all'urbe e all'orbo che io ero la prima donna Americana a combattere sul fronte e che, sorpresa!, non ero morta in azione.
Tuttavia, sarebbe stato più carino andare a trovarla, poiché avevo il suo indirizzo.

Al cimitero di Evergreens ci ero stata solo un paio di volte, per andare a fare visita ai miei nonni. Quando ero piccola non mi piaceva molto andarci, dicevo che camminare fra le tombe e le cappelle era raccapricciante.
Ora invece mi sembrava quasi un ottimo posto dove riuscire a trovare la pace dei sensi, soprattutto alla Vigilia di Natale, che di gente ce n'era ancor meno dei giorni feriali.

Percorsi quasi tutto il chilometro quadrato di ampiezza del cimitero, prima di riuscire a trovare ciò che cercavo; allineate sulla stessa fila orizzontale, tre lapidi di granito recitavano i nomi dei miei genitori e di mio fratello.

Sorrisi d'istinto, come se avessi rivisto per un attimo i loro volti e avessi ascoltato le loro voci.

Mi presi il tempo di guardare le loro foto e di leggere le loro inscrizioni:

«Soldato George William Wyatt
7th Parachute Regiment Royal Horse Artillery – The Airborne Gunners
1883-1965
Padre di famiglia e veterano della Prima Guerra»

«Barbara Wyatt
1889-1968
Moglie amorevole e madre amata»

«Sergente Maggiore Easton Johnathan Wyatt
101esimo Reggimento della Fanteria
1916-1942
Disperso e caduto con valore nella Seconda Guerra
"His name lives for evermore"»

Feci un altro piccolo sorriso quando lessi l'ultima inscrizione, quella di Easton; non c'era il suo corpo lì sotto, ma la sua anima di certo era nei paraggi.

Sarebbe stato il suo compleanno, oggi. Ecco perché ero andata a trovarlo proprio nella Vigilia.

Disposi il mazzo con i garofani rossi davanti alla tomba di mio padre, sorridendo al ricordo offuscato della sua autorevolezza. Poi sistemai il mazzo di garofani rosa davanti alla lapide di mia madre, sfiorando la sua foto con delicatezza e rimembrando la sua dolcezza innata.

Non ricordavo nient'altro di loro. Così come tutti gli anni della mia infanzia e della mia gioventù, non avevo quasi più nessuna memoria a cui potermi aggrappare.
La cosa mi struggeva, perché mi sembrava quasi di essere un orfana che non aveva mai conosciuto i suoi genitori, quando invece io avevo passato ventiquattro anni della mia vita con loro e li avevo amati così tanto.

𝒕𝒉𝒆 𝒆𝒏𝒅 𝒐𝒇 𝒕𝒉𝒆 𝒍𝒊𝒏𝒆 [✓]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora