Una nuova goccia all'interno del lago

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Finita la doccia Taehyung passò una mano sullo specchio e guardò il proprio riflesso. Non era più il giovane rubacuori delle superiori e nemmeno temerario o semplicemente pieno di speranza come un tempo. Si sentiva stanco, quasi fosse arrivato sulla cima del Seorak e sentisse tutta la pressione deporsi addosso. Aveva uno sguardo talmente cupo da eccellere solo per la luminosità dei propri occhi, li stessi che rimasero ancora per miracolo curiosi ed avventati. Se fosse stato obbligato a darsi un'età, Taehyung si sarebbe descritto cinquantenne solo per come gli funzionavano le articolazioni e per il desiderio di saltare dal ponte e cambiare fiume. Se non si fosse trasferito in quella maledetta città, quel primo giorno di superiori non si sarebbe seduto affianco a Jungkook e non lo avrebbe bramato così tanto poiché infondo, il suo migliore amico era l'unico in grado di farlo arrivare su quel monte senza sentire l'affanno dello sforzo.

«Tae... forse mi sono dimenticato l'asciugacapelli...» il maggiore sbattè le palpebre e ricompose i pensieri prima di riconoscere quella voce. Si sorprese a tal punto da credere di star dormendo ancora sotto al temporale e si diede un pizzicotto, tanto forte da fargli restare il segno. Non si trovava in un altro regno, aveva veramente finito la doccia a casa di Jungkook. Scosse il capo e regalò un sorriso allo specchio. «Controllo Kook» disse e si massaggiò il capo con un asciugamano e la guancia stretta prima da due dita per poi aprire un cassetto con il palmo libero. «Mh... qui non c'è» si abbassò di poco, giusto per arrivarci meglio e Jungkook si strinse un labbro proprio dietro a quella porta, spinto dalla voglia di sbirciare nella serratura. «Guarda nell'ultimo» riferì il minore e l'altro si tolse il telo dai capelli per non farlo cadere a terra abbassandosi. Allungò una mano ma non toccò nulla ed il proprietario dell'appartamento si massaggiò il retro del collo e per la tensione tremò un po' con il piede destro sul pavimento.

Desiderava così tanto mettersi in bilico sulle gambe ed avvicinare l'occhio alla serratura per godersi del più bel fisico mai visto in vita sua. In quel momento bramava più che mai la capacità d'essere invisibile ed oltrepassare quella porta quasi fosse un fantasma od uno spiffero d'aria. Era nervoso e tanto ricco d'adrenalina da non far arrivare il sangue al cervello o di costringere il cuore ad aumentare il ritmo. «Non c'è nemmeno qui Kook» rispose l'ospite ed il ragazzo si passò una mano fra i capelli; disperato in modo tale da stringersi gli occhi. «Vado a prendertelo» disse e corse nell'altro bagno, troppo piccolo e rovinato per Taehyung, il quale si meritava tutt'altro. In realtà il maggiore non era abituato a tanto sfarzo: casa sua comprendeva tre stanze ed un piccolo giardinetto. Sospirò appoggiandosi alla vasca e si guardò attorno, notando fuori dalla finestra il prato pieno di tulipani. Sapeva che Jungkook amasse particolarmente quei fiori e sorrise vedendoli fioriti, quasi troppo deboli per il sole o per nascere sempre nello stesso periodo dell'anno, curiosi di sapere come sarebbe vedere la neve dall'alto.

Abbassò il capo e guardò il comodino e come stessero in bilico i vestiti che gli aveva prestato il suo migliore amico. Non riuscì ad aggiungere altro od a lasciar lavorare il cervello poiché sentí bussare e subito dopo la voce di Jungkook. «Tae... p-posso?» tremò il minore e Taehyung si apprestò a mettersi i boxer solo per non restare in accappatoio. «Arrivo» disse ed aprí subito dopo la porta, corrugando il volto nell'accorgersi di aver fatto incombere il suo amico nell'imbarazzo. In effetti il minore analizzò le proprie scarpe ed allungò l'asciugacapelli con una mano, come se fosse troppo piccolo e quel film fosse esclusivamente per un pubblico adulto. «Puoi guardare Kook, non mi dispiace affatto se sei tu» fece Taehyung e non si accorse nemmeno di aver solamente aumentato la tonalità di rosso sulle guance di Jungkook, lo stesso ragazzo che si morse un labbro e prese un bel respiro. Sentí i battiti del cuore accelerare e la pressione abbassarsi. Provava un mal di testa simile da tenere stretta l'anima con il mignolo per non farla volare via appena incrociò con gli occhi il corpo a forma d'arte del suo migliore amico con addosso solo l'intimo ed il suo solito sorriso quadrato. Stava per svenire. Ne era certo.

Quel fiume in campagna Where stories live. Discover now