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[Veronica]

La sveglia suona ed io mi sporgo per spegnerla e mi rimetto sotto le coperte al caldo.
Non ho voglia di alzarmi ma devo andare a scuola.
Vado in bagno e mi lavo per poi tornare in camera e mettermi la divisa scolastica.
Scendo in cucina e bevo un bicchiere di succo per poi prendere lo zaino ed uscire.
Mi incammino verso la scuola ed in cinque minuti sono già davanti al cancello.
Entro e mi dirigo verso la mia aula, dove la professoressa già attende gli alunni, mi siedo aspettando che la classe si riempia e possa iniziare questo benedetto test di algebra.

Finalmente è la pausa pranzo.
Mi alzo, prendo tutte le mie cose e mi incammino verso la mensa.
Quando passo di fianco ad un'aula non utilizzata, sento un urlo strozzato.
Qualcuno starà venendo picchiato ma non voglio sapere chi, non voglio finire nei casini con i bulli.
-Basta, per favore.- un altro urlo strozzato, quella voce che mi sembra così famigliare.
-Irwin di merda, stai zitto che qualcuno potrebbe sentirti, dammi quei cazzo di soldi per il pranzo.- dice qualcuno con voce piena di rabbia.
Non può essere Ashton, oddio, devo nascondermi.
-Non li ho, davvero.- dice con voce strozzata.
-Per questa volta passi Irwin, la prossima volta non la passerai liscia di nuovo.- dice qualcuno ed esce dall'aula.
Mi nascondo dietro un armadio finché i passi nel corridoio smettono.
Esco dal mio nascondiglio ed entro nell'aula e vedo Ashton per terra che fa fatica a respirare.
-Ashton.- dico con voce tremante.
I suoi occhi sono subito nei miei, c'è paura in essi.
Si tira giù il maglione della divisa fino quasi a coprire anche le dita, e cerca di alzarsi ma ricade per terra. Mi avvicino e lo aiuto, lo faccio sedere su un banco e -Perchè non lo dici a qualcuno Ashton?- dico con un filo di voce.
-Mi.- tossisce così forte che ho paura che gli manchi il respiro -Mi ucciderebbero se lo dicessi a qualcuno.- dice e posso sentire il dolore dentro la sua voce.
-Perchè ora che stanno facendo?- gli chiedo alzando la voce.
-Me lo sono meritato, non gli ho portato i soldi del pranzo.- dice con voce tremante.
-Davvero Ashton? Davvero? Ma ti senti?- quasi urlo, prendo un respiro profondo. -Non dovresti nemmeno pensarle certe cose.-
Lo guardo ha il labbro spaccato e sarà sicuramente pieno di lividi in tutto il corpo.
-Dobbiamo andare in infermeria, devi farti medicare.- gli dico.
-No, ti prego, mi farebbero delle domande e non saprei assolutamente che rispondere.- dice con voce tremante.
-La verità?- dico con tono duro.
-No, poi mi picchierebbero ancora. Portami a casa, ti prego.- mi dice con occhi pieni di paure e speranze.
Esco fuori e guardo se c'è qualcuno in corridoio ma è deserto, è l'ora di pranzo anche per i professori.
Ritorno da Ashton e lo aiuto ad alzarsi e a camminare, meno male che casa nostra è vicina.
Usciamo dal retro della scuola e per fortuna nessuno ci nota.
Lentamente e con molta calma siamo arrivati a casa. -Ci sono i tuoi genitori?- mi chiede.
-No, sono a trovare dei parenti in questo periodo, perché?- dico.
-Ti prego, portami da te, non posso tornare a casa in queste condizioni, i miei si preoccuperebbero troppo. Le altre volte riuscivo a mentire ma ora no, non mi reggo nemmeno in piedi.- la sua voce è bassa e strozzata e penso che stia per mettersi a piangere.
-Certo Ash.- gli dico.
Prendo le chiavi dallo zaino e apro la porta. Lo aiuto ad entrare e lo faccio sedere sul divano.
-Coricati, io vado a prendere la scatola del pronto soccorso.- gli dico con voce calma. -Vuoi un bicchiere d'acqua?- gli chiedo.
-Si, per favore.- mi dice con voce ancora tremante.
Vado in cucina e prendo un bicchiere e lo riempo d'acqua fresca e glielo porto. Salgo le scale e vado in bagno per prendere la scatola del pronto soccorso e poi torno da Ashton.
Ha bevuto ed ora è seduto che si tocca il labbro, le sue mani tremano.
-Ash non toccarlo.- gli dico con gentilezza. Tiro fuori il cotone e lo imbevo con del disinfettante -Potrebbe bruciare un pochino.- gli dico.
-Brucia.- dice ed io ancora non l'ho toccato, un sorriso spunta sul mio viso, sembra così piccolo e indifeso. -Non ti ho ancora toccato Ash.- dico sorridendo. -Non farà male vedrai.- lo rassicuro.
Gli disinfetto il labbro, cercando di non fargli male anche se alle volte il suo viso si contrare per il dolore.
-Ho finito, ha fatto male?- gli sorrido -No- scuote la testa e un piccolo sorriso di forma sul suo viso.
-Ti hanno colpito anche da altre parti?- gli chiedo. -Si.- dice poi però scuote la testa -Nono.- si corregge.
-Ashton fammi vedere dove ti hanno colpito, devo metterti la pomata se no i lividi non andranno mai via.- gli dico con gentilezza.
-Non importa, andranno via col tempo, lo fanno sempre.- dice con voce tremante.
-Ashton fammi vedere quei cavolo di lividi.- gli dico con tono duro.
Annuisce piano. Si toglie il maglione piano, come se dovesse far attenzione a qualcosa. Si toglie anche la camicia e i suoi polsi sono ricoperti da braccialetti che lui osserva come se nascondessero un enorme segreto.
Spalanco la bocca, il suo petto è pieno di lividi, viola e gialli, vuol dire che non li ha mai curati.
Comincio a spalmare la crema su tutto il suo petto e il suo viso si contrare sempre più spesso per il dolore. Chiunque gli abbia fatto ciò non può passarla liscia. Per sbaglio gli tocco i bracciali e lui ritira subito il braccio e sul suo volto posso vedere del dolore.
Nei suoi occhi c'è prima stupore e poi paura. -No.- dice con voce tremante. I suoi occhi si riempono di lacrime.
-Non ho fatto nulla, scusami.- gli dico in modo dolce. -Non voglio farti del male, voglio aiutarti a star bene.- lo rassicuro. -Vuoi dormire un po'?- gli chiedo.
Annuisce -Si, se posso, per favore.- dice.
-Certo, vieni in camera mia.- gli dico. Si alza e -Riesci a camminare?- gli chiedo -Sisi, ora sto meglio, grazie.- un piccolo sorriso spunta e le fossette nascono ai lati del suo viso.
Sorrido, è così dolce, come possono quei ragazzi picchiarlo o le ragazze prenderlo in giro, non capisco. Forse perchè è il mio vicino di casa da una vita e per questo lo vedo sotto questa luce così diversa da tutti, ma penso che se anche non lo fosse lo penserei lo stesso, ne sono sicura.
-Eccoci, stenditi pure.- gli sorrido.
Tiro giù le tapparrelle per fare buio e lui si corica ma quando sto per uscire mi richiama -Veronica?-
Mi giro verso di lui -Si?- gli domando.
-Rimani con me, per favore?- mi chiede con un filo di voce.
-Si.- gli sorrido anche se so che non può vedermi e mi infilo nel letto vicino a lui, nascondo la testa nel suo petto così che lui possa abbracciarmi e quando lo fa mi sento così bene e al sicuro.

My Neighbour ➳ irwin.au [on hold]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora