Il Sogno di Stephanie

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Era il 24  maggio e Stephanie Foster stava seduta vicino alla finestra fissando il vuoto più assoluto, finché non vide un piccolo animaletto che esaudiva il suo sogno più grande, volare.
Batteva le ali e saliva sempre più in alto verso le nuvole. Aveva il piumaggio marroncino e possedeva delle lunghe zampette. Secondo il libro che aveva sopra la scrivania era un Junco hyemalis, uccello tipico del nord America. Stephanie lo guardava con occhi pieni di meraviglia e pensava che se solo avesse potuto avere delle ali lo avrebbe raggiunto e sarebbe scappata via immediatamente da casa sua e da tutto ciò che la circondava. La sua famiglia non era come quelle standard o perlomeno felici. È di quel tipo che capita 3 volte su 20 con padre alcolizzato e una madre che butta giù pastiglie di droga per alleviare lo stress. Ma alla fine a lei non importava, gli bastavano i libri e i suoi amici a renderla felice perché i suoi genitori erano già una causa persa da quando aveva 7 anni e l'avevano delusa già abbastanza volte. All'incontrario dei suoi coetanei, Stephanie, infatti amava andare a scuola perché era un modo per allontanarsi da casa e passare del tempo con persone che le volevano bene veramente, come ad esempio Aminia la sua migliore amica. Lei aveva origini africane, portava sempre una bandata rossa e aveva conosciuto Stephanie ancora all'asilo. Il loro passatempo preferito era andare insieme al giardino botanico di Soulgreen che distava circa 4 km dal quartiere in cui vivevano. Ci andavano spesso non tanto per osservare la varietà di piante e fiori, ma piuttosto per vedere l'enorme quantità di farfalle presenti. Le farfalle erano l'insetto preferito di Stephanie perché con i loro colori le mettevano allegria e come gli uccelli ovviamente anche loro esaudivano il suo sogno più grande, volare.

Non servono le ali per volare Where stories live. Discover now