{ We Have To Go Away, Again. }

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MAIA'S POV
Mi svegliai ancora distesa sul divano, la prima cosa che notai fu il disegno sul mio braccio, sembrava quasi pizzo, bianco e delicato , che formava un sinuoso disegno .
Mi misi a sedere e mi sfiorai la spalla, dove la mia amata maglietta azzurra era stracciata. La ferita era scomparsa quasi del tutto, rimaneva solo un piccolo taglietto , praticamente invisibile . Mi diressi verso la cucina perché avevo un certo appetito, ma lì trovai Amelie e Alex che discutevano animatamente , feci in tempo a nascondermi dietro la porta prima che loro si accorgessero della mia presenza .
< Amelie, devo portarla dove mi ha detto la mamma.>
Diceva mio fratello preoccupato.
< non puoi Alex, è troppo lontano da qui. È troppo pericoloso, dovreste attraversare quasi tutto il paese!>
Sbraitò l'altra , sbattendo rumorosamente la mano sul tavolo di mogano .
< non abbiamo scelta >
Alex uscì dalla stanza e andò sopra in camera nostra , probabilmente a fare le valigie , non sapevo né per dove né perché.
Salì anche io per cercare di ricavare qualche altra informazione sull'imminente partenza .
Come pensavo Alex stava riempendo due trolley, gettandoci dentro vestiti a caso.
< che diamine succede? >
Gli chiesi entrando nella stanza e piazzandomi davanti a lui .
< ce ne andiamo>
Disse lui senza smettere di impilare magliette nella sua valigia e jeans nella mia.
< e perché? >
Mi stavo arrabbiando davvero, non potevamo andare via, non adesso che avevo finalmente delle amiche che mi volevano bene.
< non fare domande inutili e dammi una mano, domani mattina prendiamo il primo autobus per New York, l'importante è che ci allontaniamo da qui >
Mi scoccò uno sguardo di ghiaccio che mi fece gelare le ossa , non l'avevo mai visto così freddo e cupo.
Alla fine mi convinse a dargli una mano , presi qualche completo e la maggior parte dei miei libri . Tirai fuori da sotto la scrivania il mio zainetto di jeans , tutto rattoppato con rimasugli di stoffa colorata che gli davano un aria vintage . Ci misi dentro il portafoglio con tutti i miei risparmi , il telefonino e un coltellino svizzero, in caso fosse capitato qualcosa di brutto . Anche lui fece lo stesso , aggiungendo anche un sacchetto di velluto argenteo, che non avevo mai visto prima, prese anche il suo libro e poi chiuse la zip.
< vai a dormire , domani ti vengo a svegliare presto >
Mi diede un bacio sulla fronte e poi tornò nel suo letto , si infilò le cuffiette nelle orecchie e ascoltò un po' di musica prima di prendere sonno , come sempre.
Ero agitata , non riuscivo a dormire , quindi decisi di disegnare un po'. Coltivavo la passione dell'arte da quando ero piccolina , Amelie era una pittrice e mi aveva insegnato a dipingere , anche se personalmente preferivo il disegno a matita.
Presi il mio blocco a disegno nuovo e lo aprì . Iniziai a scarabocchiare il rimasuglio del disegno che avevo sul braccio cercando di comprenderne meglio il significato , tutto quel riflettere mi fece venire sonno e il mattino seguente venni svegliata da Alex che tentava di farmi uscire fuori dalle calde coperte del mio letto .
< su Maia! Non abbiamo molto tempo prima che Amelie si svegli >
Mi tirò per un braccio e mi costrinse ad alzarmi. Andai a vestirmi e indossai un paio di jeans strappati sulle ginocchia e una delle felpe di Alex, di almeno tre taglie più grande delle mie , infilai le miei converse ai piedi e strinsi i lacci. Mi feci una coda di cavallo e mi guardai allo specchio, sembravo più grande della mia età e la cosa mi piaceva parecchio, odiavo essere così piccola . Mio fratello mi aspettava sulla soglia della porta con lo zaino in spalla , seduto sopra il suo trolley nero. Portai giù la mia piccola valigia azzurra a fatica , sarà stata anche piccola ma era davvero pesante . Mi prese per mano e ci avviammo verso la stazione degli autobus più vicina a casa nostra.
Gettai un ultimo sguardo al luogo che fino a qualche attimo prima avevo chiamato casa e ripensai al momento in cui ero arrivata, quando la casa era mezza sepolta dalla coltre nevosa . Scossi la testa per allontanare quei pensieri e dopo qualche minuto fummo alla stazione. Prendemmo l'autobus numero 147, direzione New York, non ci ero mai stata ma avevo sempre desiderato andarci per vedere quegli enormi palazzi sfiorare il cielo con le loro punte , volevo immortalare tutto , usare i miei occhi come una macchina fotografica per ricordarmi di ogni attimo.
Salimmo sull'autobus e ci posizionammo su due sedili più o meno al centro, mi sedetti vicino al finestrino e per quasi tutto il viaggio guardai il paesaggio che ritenevo casa mia trasformarsi in un ambiente sempre meno familiare ai miei occhi. Alex si addormentò dopo un paio d'ore di viaggio mentre io continuavo a guardare fuori dal finestrino annoiata e preoccupata allo stesso tempo, una strana sensazione mi opprimeva e mi impediva di riposare, avevo paura che ci succedesse qualcosa. Stavamo per andare in una delle metropoli più grandi al mondo da soli, due ragazzini indifesi in una grande città , due puntini in mezzo al nulla , invisibili da lontano.
Alla fine il sonno ebbe la meglio sulla paura e con la testa appoggiata alla superficie fredda del finestrino mi addormentai . Arrivammo la mattina dopo, il viaggio era stato estenuante ma grazie ad un amico di Alex , che frequentava il college a New York, eravamo riusciti ad ottenere un piccolo monolocale spoglio, ma almeno avevamo dove dormire, meglio di niente. Mi iscrissi alla scuola più vicina a casa, un istituto pubblico specializzato in "ragazzi difficili " , bella definizione. Molto azzeccata direi, mi calzava a pennello.


Daughter Of PoseidonWhere stories live. Discover now