Capitolo 13- Somebody told me

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Jack e Lilith erano seduti sul divano del soggiorno, con un paio di joystick in mano e una vasca di popcorn poggiata lì vicino.

Jack era rimasto tutto il giorno a casa di Lilith, sotto le cure attente di sua madre che, ogni volta che se ne ricordava, gli cambiava le fasciature della ferita. Era strano il comportamento che la donna adottava nei suoi confronti: Era una maternità fredda, sembrava più un'infermiera, una sconosciuta, che la donna che lo aveva legato al letto della propria figlia. Probabilmente aveva paura del killer, e se ne sarebbe sbarazzata volentieri se non fosse stato che Lilith era sul ciglio di cadere di nuovo in depressione dopo l'atto di bullismo subito, e che l'unica cosa in grado di convincerla a mangiare era la presenza di Jack.

La donna era rimasta di stucco quando aveva visto che i capelli della figlia erano ricresciuti, ma Lilith non le aveva parlato delle abilità magiche di Jack; sarebbe stato troppo duro da sopportare, e i pianti continui del bambino le avevano dato alla testa già abbastanza.

In compenso, Jack cominciava a provare una quasi-simpatia per Helena. Aveva i capelli biondi e le guanciotte morbide, ma apparte questi difetti, era una bambina timida e silenziosa, che aveva tanta paura di lui, e questo la rendeva "okay".

Ah, e poi c'era Mordred, il maine coon di Lilith. Non era possibile descrivere l'amore che Jack nutriva nei confronti di quel gatto che, di rimando, odiava da morire il clown.

Ma quella sera, dopo cena, qualcuno bussò alla porta di Lilith...

Jack si nascose in cucina come richiesto, mentre la ragazza andava ad aprire. Il clown sentì solo dei rumori all'inizio, ma aguzzò l'udito per cogliere ogni particolare:

-Sean!? Cosa ci fai qui?-

La voce di Lilith giunse cristallina dall'uscio, mentre il ragazzo cominciava a parlare:

-Lilith, io... So quello che è successo, e sono venuto a scusarmi al posto di Natalie.-

Il tono di Lilith si fece furioso:

-Ah! L'oca non sa neanche venire a scusarsi da sola? Eppure sembrava tanto brava a muoversi il culo!-

Jack ascoltò con attenzione la conversazione, finalmente scoprendo il nome di chi aveva picchiato Lilith. Cercò di raccogliere più informazioni possibili riguardo "Natalie", per poi poterle fare una visitina notturna...

-Ma ora puoi tornare all'istituto! Natalie si è ritirata dal corso di danza, non devi più temerla!-

Aggiunse in fretta e furia il ragazzo, spaventato dalla rabbia di Lilith.

-Mia madre sta cercando un nuovo insegnante, troppo tardi... E poi perché si sarebbe ritirata?-

La voce della ragazza era così bassa che Jack quasi non la sentì, e dovette sporgersi per sentire.

-Dice che non poteva più pagarsi il corso. Adesso fa la cameriera al Chased Walrus.-

Jack trattenne una risatina: Il Chased Walrus era un ristorante a dir poco merdoso che, conoscendo l'alta moralità inglese, la notte veniva adibito a stripclub. Quale grandissima sfigata sarebbe mai andata a lavorare lì? Qualunque faccia avesse quest'oca di "Natalie", Jack l'avrebbe aiutata a trovare una sistemazione migliore... Magari tre metri sottoterra.

Presto Sean se ne andò, ma Jack era troppo impegnato ad architettare un omicidio per prestare ulteriore attenzione alla conversazione...

Jack camminò fra la fitta e fredda nebbia che ricopriva le strade. Non riusciva a vedere i suoi stessi piedi da oltre quel manto bianco e lugubre, e ogni tanto calpestava qualche pozzanghera, incapace di vedere dove metteva i piedi.

Ed eccola lì: La sgargiante insegna a neon del Chased Walrus.

Era scappato da casa di Lilith durante la notte per poter vedere quello schifo, e sperava con tutto il cuore che ne sarebbe valsa la pena.

La musica e le risa erano udibili sin da fuori il locale, e quando Jack entrò, il volume delle casse lo assordò per alcuni secondi.

Sopra i tavoli, sedute accanto ai drink, delle ragazze in minigonna fumavano sigari, offerti probabilmente dagli uomini che massaggiavano loro le cosce con poca discrezione.

Ogni cameriere aveva una targhetta al lato sinistro del petto, e portava qualche vassoio pieno di drink e cocktail.

Jack sapeva che il suo travestimento lo avrebbe reso irriconoscibile, ma cercò comunque di non dare nell'occhio, nascondendosi ad un angolo del locale. Mente combatteva contro se stesso per non guardare le cosce nude di una signora sulla quarantina, che non erano per niente attraenti, visto che la signora era grassa e rugosa, una figura attraversò il locale: Capelli scuri rasati da un lato, occhi verdi, e una fila di bracciali ai polsi. Jack ebbe un tonfo al cuore nel riconoscere la ragazza di Whitechapel, e per pochi attimi la sua ferita tornò a bruciare.

La ragazza lo guardò negli occhi per pochi istanti. Era carina quando non era ubriaca, e il suo fisico era molto simile a quello di Lilith.

-Esther!-

Qualcuno gridò dall'altro lato del pub, e subito la ragazza accorse verso il bancone. Il clown continuò a seguirla con lo sguardo, memorizzando ogni suo movimento mentre lei sciacquava i bicchieri. Era l'unica cameriera del pub, o almeno era l'unica in turno quella sera.

Jack si accorse che se avesse voluto parlarle, sarebbe stato meglio farlo quando lei era dietro al bancone, così andò da lei senza pensarci, attraverso lo squallore dei tavoli rovesciati per terra.

-Ciao!-

Fu il suo saluto, accompagnato da un sorriso che la ragazza non riuscì a cogliere da oltre la sciarpa di Jack.

-Vuoi da bere?-

Disse secca lei, sistemando una fila di bicchieri. I suoi occhi verdi si erano spostati sugli oggetti in vetro, e le palpebre le si erano chiuse per pochi istanti, spinte dal sonno.

-Volevo un'informazione.-

Rispose Jack. La cameriera alzò di nuovo lo sguardo, incuriosita

-Che tipo di informazione?-

-Qui lavora una ragazza di nome Natalie?-

La fronte della ragazza si corrucciò, e per un attimo lei si distrasse dal proprio lavoro.

-Senti, ciccio: Sono l'unica ragazza che lavora qui, mi hanno assunto ieri, e mi chiamo Esther. Se questa "Natalie" lavorava qui, di certo se n'è già andata.-

Jack imprecò mentalmente, ma non diede a vedere il suo disagio. Esther sembrò sul punto di dire qualcosa, ma un rumore di vetri rotti la costrinse a chinarsi: Aveva fatto cadere un bicchiere, e questo si era rotto.

Per galanteria Jack passò dall'altro lato del bancone ad aiutarla, e con i suoi guanti raccolse le schegge di vetro più piccole. Stava per consegnare I frammenti a Esther, quando i suoi occhi scorsero qualcosa oltre il legno impolverato.

L'avrebbe riconosciuta ovunque: Eroina.

-Mettile qui, grazie.-

Esther le indicò il bancone, e Jack poggiò i vetri dove richiesto. Per un attimo la guardò con sguardo compassionevole, e in cuor suo sperò che la droga non fosse sua... Ma che poteva aspettarsi? Quella di Esther era una di quelle gioventù bruciate fra l'alcol, il sesso e la droga. La cosa che lo inquietava era che la ragazza fosse così simile a Lilith. C'era qualcosa che le accumunava, ma ancora Jack non capiva... Cosa!

Quando uscì dal pub e il freddo della notte lo investì, fece una promessa a se stesso: Avrebbe impedito a Lilith di autodistruggersi. Sempre.

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