Capitolo 3 ~ Better than I imagined

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Sentì i raggi di sole caldi sulla mia pelle e qualcosa mi toccò le cosce. Aprì gli occhi e vidi la faccia di Ed che mi sorrise. "Buongiorno bellissima" - mi sussurrò. Ricambiai il dolce sorriso. "...Ed" - sussurrai ancora assonnata. Lui salì con le dita dalle mie cosce, verso l'addome - la pancia - il seno - il collo e infine si fermò accarezzandomi la guancia. Restammo così per un po', prima che Ed interruppe il silenzio - "Grazie" - disse con un ampio sorriso sulle labbra. "Per cosa?" - chiesi alzando le sopracciglia. Il ragazzo mi spostò una ciocca di capelli dal viso, poi chinò il capo e mi lascio un bacio leggero sulla fronte. "...per rendere la mia prima volta, la migliore che potevo immaginare..." - disse con voce intimidita e vidi come le sue guance diventarono rosse. Gli sorrisi. "Era un piacere."
***
"Dove sei stata?" - sentì la voce di mia madre, che apparse dietro di me. Sussultai dallo spavento e mi voltai per guardarla. "Mamma! Mi è venuto un colpo!" - squittì ancora spaventata.
Lei rise. Roteai con gli occhi e dissi - "Vado in camera, sono stanca..." Alissa inarcò le sopracciglia - "Sono le nove del mattino, come fai ad essere stanca" - chiese sospettosa - "...e poi non mi hai ancora detto dove sei stata tutta la notte." Scrollai le spalle è presi la mia borsa dalla poltrona, poi rialzai lo sguardo verso mia madre - "Senti mamma, ho 18 anni, sono maggiorenne e posso fare ciò che voglio. Te l'avevo già detto che sarei uscita la sera, c'era un ballo. Te lo sei già dimenticata?!" - chiese con un tono leggermente nervoso. Alissa sgranò gli occhi - "Ripeti, mi sa che ho capito male" - disse puntandomi il dito. Sospirai - amavo mia madre, assolutamente, ma ogni tanto (spesso nei momenti meno convenienti) mi faceva girare quelli che non ho. Riappoggiai la borsa sulla poltrona di seta bordeaux e le misi una mano sulla spalla accarezzandola. Abbassai lo sguardo e sussurrai - "Scusami... É stata una lunga serata, ho dormito poco e sono molto stanca... Dopo la festa sono stata da Camila" - mentii e rialzai lo sguardo. I suoi lineamenti si erano sciolti e mi guardò con più tenerezza. Alzò una mano e mi passò con le dita tra i capelli. "Vai..." - disse e fece un cenno con il capo indicando le scale che portarono in camera mia. L'abbracciai, per poi riprendermi la borsa e salire in camera mia. Feci cadere la borsa nera sul parquette e sfaticata mi buttai sul mio letto. Sinceramente non sapevo nemmeno io perché fossi così stanca, ma in quel momento non m'interessava un gran che. Chiusi gli occhi e poco dopo m'addormentai.
-
Dunque ragazzi, ecco un breve capitolo di passaggio. Spero vi piaccia fin'ora. Lo so di non essere una bravissima scrittrice, ma io scrivo perché mi diverto, poi se vi piace - ancora meglio.
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