- Rivincita -

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Spoiler: Le sfide di Apollo - La tomba del tiranno.
Ps: mi dispiace :,)

•••

- Guardate! - urló Hazel, con la voce di un'ottava più alta del solito.
Arion stava risalendo al trotto la collina, con una corpulenta sagoma umana sulla groppa.
Per mia grande sorpresa (e gioia) vidi che Frank Zhang era vivo, integro e cosciente.
Solo un po' bruciacchiato, ma vivo.
Come era possibile?
Non ne avevo idea.
- Ehy, gente - esclamó il pretore, scendendo abilmente dal cavallo.
Sentivo che qualcosa sarebbe andato storto.
- Oh santi numi - mi voltai verso Meg McCaffrey che, se possibile, era quasi più sorpresa di me - Frank aveva la benedizione. Non Hazel - le bisbigliai.
Non ci tenevo a far sapere agli altri che qualcuno, quella sera, sarebbe morto.
A questo punto credo di dovervi qualche spiegazione, cari lettori.
Facciamo un passo indietro.
Qualche giorno prima Ella l'arpia ci aveva rivelato che nella grande battaglia, o Frank o Hazel sarebbe morto/a in battaglia.
Chi dei due? Non lo sapevamo, ma era proprio questo il bello delle profezie: non fornivano mai niente di chiaro!
E indovinate un po' chi era il dio della profezia? Io!
Uno dei due avrebbe ottenuto una specie di benedizione (o "scudo ultra protettivo", come lo aveva chiamato Meg) che l'avrebbe salvato. Quando ho visto saltare in aria il Caldecott Tunnel, e con esso Frank, ho capito che la benedizione era stata concessa ad Hazel. Ma adesso ne uscivo con un paio di domande.
Frank Zhang era vivo.
Si, insomma, un bel grattacapo.
- Lo vedo, Apollo - rispose brusca Meg, facendo scattare le lame gemelle - C'è qualcosa che non mi torna. Uno dei due sarebbe dovuto morire. Se non è Frank allora... -
Apprezzavo davvero molto il modo in cui Meg sapeva creare la suspense.
E portava davvero sfortuna.
Una volta tornato dio avrei dovuto farle purificare l'anima.
Prima che Hazel potesse anche solo fare un passo verso il suo ragazzo, una freccia, di cui non sapevo minimamente l'esistenza, sfrecciò davanti al mio viso, ma non colpì me.
Hazel gridó.
- NO! - prima che potesse cadere e sbattere la testa a terra, l'afferai al volo. Meg chiuse le spade e si precipitó al mio fianco (e se Meg rifiutava l'opportunità di combattere, allora eravamo in una situazione critica)
-Hazel! - Frank provó ad avvicinarsi, ma dei soldati zombie non morti si avventarono su di lui. Da ogni buco salutarono fuori gli ultimi scheletri di Tarquinio. Talia, Frank, Lavinia e le Cacciatrici di Artemide ingaggiarono una lotta per toglierli di mezzo.
Cercai di concentrarmi su Hazel.
Almeno la profezia si era avverata: uno dei due stava morendo.
Sapete una cosa? Avrei dovuto chiedere a Meg di tirarmi un pugno nell'occhio. Io ero vivo e Hazel stava morendo. Che cosa crudele!
Come aveva fatto la freccia a passare attraverso l'armatura di Hazel?
Appena lo scoprì, maledissi la mira perfetta di quei non - morti.
C'era un punto sul fianco dove la lastra di bronzo non arrivava ed era da lì che era passata la freccia.
Maledetto Tarquinio!
- Meg - dissi - Prendi il mio posto -
Mi scansai e la mia giovane amica si sistemó in ginocchio, sorreggendo la testa della figlia di Plutone.
Le scanciai l'armatura e la gettai di lato. Potevo già intuire, dalla macchia rossa sulla sua maglietta viola, che era una brutta ferita.
Dalla faccia di Meg, capì che pensava la stessa cosa.
Sollevai leggermente la maglietta di Hazel e per poco non vomitai.
La freccia era conficcata per metà nel suo stomaco. Rabbrividì.
- Apollo, aiutala! - gridó Meg. E non era un ordine ma se non mi sbrigavo lo sarebbe diventato.
- Sai, ci stavo provando! -
- allora provaci meglio! -
Perfino durante una situazione estremamente delicata come quella, Meg riusciva a farmi saltare i nervi.
La freccia andava tolta o avrebbe provocato un'infezione e a quel punto non ci sarebbe più stato nulla da fare.
Esaminai la faccia di Hazel: era improvvisamente più pallida e in uno stato tra il "voglio chiudere gli occhi e lasciarmi morire" e il "no, non posso farlo".
Era a malapena cosciente.
Non era un buon segno.
Gli altri si stavano ancora liberando degli ultimi zombie non - morti, e Hazel rischiava di morire se non toglievo subito la freccia.
Afferrai l'asticella con entrambe le mani tremanti e non iniziai neanche a tirare che Hazel gridó di dolore, trattendomi le mani.
- Le fai male! - mi avvertì Meg McCaffrey. Dovevo ricordarmi di non cercare di salvare la vita delle persone quando Meg era nei paraggi.
- Santo me stesso, certo che le fa male! Ha una freccia piantata nello stomaco! -
Sapevo che in realtà non era intenzione di Meg criticarmi, era solo preoccupata di perdere Hazel.
Aveva già visto morire Jason e non si sarebbe mai perdonata se fosse accaduto qualcosa anche a lei.
E neanche io, badate bene. Da quando ero diventato mortale avevo iniziato ad apprezzare la vita delle persone. Prima non mi interessava. La morte faceva parte del fato e non si poteva combattere. Ma veder morire Jason Grace aveva stimolato un lato di me che credevo inesistente.
Sbaglio, o Meg aveva gli occhi lucidi?
Ma era difficile dirlo, riusciva a nascondere parecchie cose dietro le lenti dei suoi occhiali con gli strass luccicanti.
- Hazel, se non rimuovo subito la freccia, rischi di morire dissanguata - dirle la verità fu come ricevere un pugno di faccia.
Ah, maledette emozioni umane! Perché dovevano essere così complicate?
Ma Hazel continuava a fare resistenza, come se il pensiero di morire non le facesse minimamente paura.
Ma, sotto sotto, sapevo che era terrorizzata. Ma il dolore che provava riusciva a coprire perfino la paura.
Nel frattempo stava fuoriuscendo una inderminata quantità di sangue che rischiava di ucciderla.
- Non esiste, che ne so, un qualcosa per non farla soffrire? - chiese Meg.
Quel qualcosa avrebbe potuto essere l'anestesia ma non avremmo mai fatto in tempo a raggiungere la tenda dei medici, per cui era un'idea da scartare.
- Come faccio a saperlo? -
- Sei il dio della medicina! -
ERO il dio della medicina! Perché continuava a rinfacciarmelo?
Okay, le opzioni erano due: o tiravo fuori quella freccia dallo stomaco di Hazel e provavo a salvarla, o moriva dissanguata.
Scelsi di prendere in considerazione la prima.
Nel frattempo i non - morti di Tarquinio erano (finalmente!) finiti, per cui avevamo un problema in meno.
Accanto a me scivoló Frank Zhang.
Mi guardó della serie "perché non hai ancora risolto questo pasticcio?!"
E io risposi con un muto "chiedilo pure alla tua fidanzata!"
Frank sembró capire quale fosse il problema.
Zoppicando, si avvicinó a noi anche Reyna - stanno arrivando i medici - anche se probabilmente la sua era più una frase diretta a me. La sua faccia stava dicendo "Salvala!".
Certo che voi mortali siete proprio complicati.
A salvarmi da quella situazione arrivò Frank. Prese una mano della figlia di Plutone stringendola nella sua
- Hazel, guardami -
Lei lo ignoró. Frank ritentó una seconda volta, più deciso - Hazel -
Questa volta, la ragazza socchiuse gli occhi quel poco sufficiente da poterlo vedere.
- Andrà tutto bene, okay? Non morirai oggi. Ma devi fidarti di Apollo -
Sospettavo che fossero poche le persone che ancora si fidavano di me, ma decisi di non dirlo ad alta voce.
Oh, numi del cielo.
Mi commuovevo sempre davanti a quelle scese!
Una sera io e Venere ci siamo fatti una maratona di film romantici anni Sessanta.
Vi dico solo questo: non ho dormito per decenni e ancora oggi ho gli incubi. Maledetto Titanic!
Finalmente la presa di Hazel si smorzó e lasció completamente andare le mie mani. Iniziai a tirare la freccia pianissimo con il grido straziante della ragazza che mi faceva solo sentire peggio. Essendo conficcata così a fondo, per un attimo temetti che la punta di bronzo restasse incastrata dentro e a quel punto sarebbe servita una completa anestesia per riuscire a tirarla fuori.
- Ci sono... quasi - poi con uno strattone molto poco delicato, tirai definitivamente fuori la freccia dallo stomaco di Hazel Levesque - Si! - esultai e mi diedi mentalmente una pacca sulla spalla.
La punta non era rimasta incastrata dentro e mi complimentai da solo per la mia bravura.
Gettai la freccia di lato e decisi di non fare caso a tutto quel impiastro di sangue che avevo sulle mani.
Adesso andava disinfettata la ferita.
Per fortuna Meg si portava sempre dietro un kit di pronto soccorso nella cintura da giardinaggio (una volta tornato dio avrei favorito la produzione di quegli affari).
Dopo averla ripulita ai lati, bagnai un panno (sempre offerto da Meg) con dell'acqua ossigenata.
Adesso arrivava il vero divertimento.
- Okay, Hazel, questo potrebbe farti male - le mie parole non la rassicurarono e non rassicurarono nemmeno me.
Appena sfiorai il panno al suo stomaco, cacció un urlo. Se faceva male disinfettare i taglietti sulle braccia, potevo solo immaginare quanto dolore si potesse provare nel disinfettare una ferita grande quanto un burrone.
Non ci tenevo molto a scoprirlo.
Guardai Meg, nel tentativo che mi supportasse in quella operazione improvvisata, ma la sua faccia non diceva nulla.
Okay, avrei dovuto cavarmela da solo.
Sempre ignorando i vari sussulti di Hazel, premetti il panno sul suo stomaco. La sua faccia contratta mi confermó che stava cercando di trattenere il gemiti o forse stava solo pregando tutti gli dei dell'olimpo.
Adesso andava ricucita.
Ma qui non potevo, mi servivano appositi strumenti e dubitavo che Meg tenesse un'ago da cucito chirurgico nella cintura da giardinaggio.
Dovevamo solo aspettare l'arrivo dei rinforzi. Ma la figlia di Plutone avrebbe retto così a lungo? Reyna aveva detto che stavano arrivando ma non credo sapesse dove si trovavano di preciso.
Tutto quel sangue, devo dire, che era abbastanza disgustoso ma la perdita di un'amica lo sarebbe stato molto di più. Non ero riuscito a salvare Jason Grace, non avrei perso anche Hazel Levesque.
In quel preciso istante, arrivarono i medici (tutti figli miei, signori).
All'improvviso tutte le miei priorità cambiarono. Persi di vista Reyna, Talia, Lavinia e perfino Meg.
Non sembrava più importante che avessimo vinto una grande battaglia o che non mi fossi trasformato in un mangia cervelli non - morto.
Mi ritrovai a sbraitare ordini ai legionari
- Grattugiatemi altro avorio di unicorno! Procuratemi del nettare, presto! Correre, correre, correre! Portate Hazel Levesque alla tenda dei medici! -
Quando entrarono in quella specie di sala operatoria, io esitai sulla soglia.
Mi voltai di scatto e fermai Frank Zhang - Non puoi entrare -
Lui era più disposto ad entrare di quanto lo fossi io a impedirgli di farlo.
Avevo visto Frank arrabbiato, ma mai come in quel momento. Ma che dico? Non era arrabbiato. Era letteralmente terrorizzato dall'idea di perdere Hazel
- cosa? -
Ero sicuro che se glielo avessi ripetuto una seconda volta, si sarebbe trasformato in un drago e mi avrebbe staccato la testa a morsi.
Cosa non si farebbe per gli amici - Devi restare fuori - ripetei fermamente
Reyna e Meg lo fermarono prima che potesse ribattere.
- Ti prometto che farò tutto il possibile per salvarla - e quella era una promessa che potevo mantenere.
Fu tutto un cucire (e per fortuna avevo partecipato ai corsi di cucito i primi secoli del mio incarico di dio della medicina) ma devo dire che rimasi soddisfatto del lavoro.
Hazel era stabile e fuori pericolo, anche se ci era mancato poco.
L'unico segno della battaglia sarebbe stata una cicatrice sullo stomaco.
Era incosciente ma respirava normalmente e tra non molto si sarebbe svegliata. Restai al suo capezzale per molto tempo, avevo bisogno di recuperare le energie e qualche quintale di ossigeno.
(Devo ricordarvi che ero un mortale? Se fossi stato un dio non avrei di certo avuto questo problema... Vero, Zeus?)
Poi mi ricordai che Frank e il resto dei miei amici aspettava ancora una risposta, così dovetti alzarmi e uscire fuori dalla tenda.
Frank era più agitato di quanto avessi immaginato e continuava a camminare su e giù nello scarso tentativo di calmarsi;
Reyna stava cercando di farlo ragionare; Meg e Lavinia erano sedute insieme sul marciapiede che masticavano inquiete la gomma rosa;
Talia e le Cacciatrici erano in un'angolo in disparte. Quando mi videro, smisero tutti di fare quello che stavano facendo e si avvicinarono come una madria di vacche imbufalita.
- Come sta? - chiese subito Frank, anticipando le mosse della sua collega.
Un tempo avrei riposto "Io sto benissimo, grazie mille per l'interessamento" ma in quel momento capivo che le loro priorità erano altre. Così mi aggrappai a uno stipite della tenda - Hazel sta bene. Si riprenderà -
Ci fu un sospiro di sollievo generale. Nessuno si preoccupó di chiedermi
"Ehy, Apollo, tu stai bene?" ma non me la presi.
Feci un cenno a Frank e lo condussi all'interno.
Hazel aveva un'espressione tranquilla mentre dormiva, e pensare che fino a poco più di un'ora fa stava lentamente morendo. Ci sedemmo ai lati del suo capezzale e Frank le strinse delicatamente una mano, stringendola piano per paura che potesse spezzarsi - Non sai che paura mi è preso -
"A chi lo dici!" avrei voluto aggiungere, ma non ci diedi peso.
- Per fortuna non ha fatto infezione -
- Quindi è finita? - si preoccupó il figlio di Marte - la profezia si è conclusa? -
Sinceramente non sapevo cosa rispondere. Avevamo sconfitto due imperatori su tre e Tarquinio era morto (adesso per davvero), quindi ci tenevo a credere che fosse tutto finito.
- Comunque, grazie per prima Apollo - disse Frank - intendo quando le hai tolto quell'affare dallo stomaco -
Finalmente qualcuno che mi ringraziava per il mio immenso coraggio! Mi strinsi nelle spalle - È questo che fanno gli amici - la risposta sembró soddisfarlo.
Hazel borbottó qualcosa e sbatté a più riprese le palpebre. Poi aprì gli occhi.
- Oh - Frank la stritoló in un'abbraccio. Non era il trattamento medico più azzeccato per qualcuno che aveva appena ripreso conoscenza, ma lasciai correre.
Hazel riuscì a dargli delle lievi pacche sulla schiena - Non respiro.... - gracchió.
- Oh, scusa - Frank si scostó - come ti senti? -
- Dolorante - rispose Hazel - ma ancora viva. Allora... siamo a posto? -
Frank le sorrise - Si. si, siamo a posto. Il campo è salvo e nessuno dei due è morto -
- È stato un piacere - replicó debolmente lei.
- Mi hai fatto prendere uno spavento, Hazel Levesque - disse Frank - per un'attimo ho creduto che.... -
- Mi dispiace, Frank. Ma sono contenta di dire che la benedizione è stata più utile a te. Io me la sarei cavata in qualche modo -
- ricordi qualcosa? - le chiesi.
- Non so. Ricordo che ho visto Arion. Poi che quella freccia mi ha colpito e sono quasi morta. E adesso sono qui -
Per fortuna non ricordava il dolore straziante che aveva provato nel mezzo.
- Ne sono felice - Frank la bació sulla fronte, con tenerezza - Ma ti ammazzo comunque dopo per avermi fatto prendere uno spavento del genere -
Hazel sorrise - Giusto. Potrei avere un'altro...? - smisi di ascoltare e mi trascinai fuori dalla tenda. Dovevo lasciare a quei due un po' di privicy.
Quando uscì, trovai Meg McCaffrey ad aspettarmi a braccia conserte.
Mi fece sedere sul bordo del marciapiede insieme a lei.
- Sei stato bravo - mi disse - Hai salvato Hazel -
Ed era stato stancante.
- Allora, alla fine, non sono proprio del tutto inutile -
Meg mi porse un quadratino di ambrosia, preso dal sacchettino che aveva riposto nella cintura
- Mangia questo. Sembri un fantasma-
Io lo addentai - Te l'ho mai detto quanto sei simpatica? -
La figlia di Demetra si strinse nelle spalle, ma notai che stava sorridendo - tanto lo so che ci tieni a me, Lester -
E per una volta, aveva ragione.

𝐄𝐫𝐨𝐢 𝐝𝐞𝐥𝐥'𝐎𝐥𝐢𝐦𝐩𝐨 ᵒⁿᵉ ˢʰᵒᵗDove le storie prendono vita. Scoprilo ora