Capitolo 6 - Come un flusso elettrico

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Dopo la convocazione che avevo ricevuto per mezzo di Cédric Landry, Clarisse mi concesse di andare via un po' prima per incontrare César.

Il solo pensiero di trovarmi faccia a faccia con il capobranco mi fece contrarre dolorosamente lo stomaco. Ero portata a pensare che la maggior parte degli adulti non ricordasse neppure il mio nome, e una convocazione ricevuta dal nostro leader era più di quanto potessi sopportare. O almeno così credevo.

In realtà c'era qualcosa che mi metteva le viscere in subbuglio ancora di più: trovarmi davanti a César e a quasi tutto il gruppo degli anziani riunito.

«Vieni avanti, Sophie» mi invitò il capobranco non appena mi affacciai nella stanza, dopo essermi chiesta se entrare a grandi passi o aspettare che qualcuno mi esortasse a farlo. Naturalmente avevo scelto la seconda opzione.

César aveva quarantaquattro anni, ma, come quasi tutti gli adulti, ne dimostrava almeno dieci di meno. O anche quindici. Possedeva tutte le caratteristiche fisiche che un leader avrebbe dovuto avere: era piuttosto alto, più muscoloso della media dei maschi del branco e con un viso dai tratti duri ma gradevoli. Il suo sguardo incuteva un certo timore reverenziale, mentre la piega delle labbra sottili trasudava autorevolezza. A volte autoritarismo.

Aveva, tra i suoi antenati, diversi nativi americani algonchini e in lui, più che in altri, quelle origini si rendevano evidenti grazie alla pelle ambrata e ai capelli nerissimi, raccolti in una coda bassa. Gli occhi erano ugualmente scuri, penetranti, e quando mi scrutarono mentre avanzavo nello studio mi fecero desiderare di essere lontana almeno dieci chilometri.

L'uomo era davanti alla sua grande scrivania in massello, appoggiato in maniera quasi casuale alla superficie lucida, profumata di cera d'api. Alla sua destra e alla sua sinistra gli anziani, che andavano dai sessanta agli ottant'anni, erano in piedi. Ne vidi cinque, ma sapevo che il gruppo contava altri tre membri.

«Allora, vuoi raccontarci cos'è accaduto ieri, durante il tuo turno di vigilanza sulle montagne?»

Un ringhio basso e minaccioso mi salì alla gola, ma ringraziai Dio per aver fatto in modo che gli uomini presenti nella stanza fingessero di non accorgersene.

Trovavo assurdo che quella domanda mi venisse rivolta adesso, quando la decisione di punirmi era stata già presa sulla base delle testimonianze di altre persone e non della mia.

Cercando di mantenere la calma, riferii ciò che era successo tra i boschi del monte Saint Jacques, anche se restai sul vago quando parlai della conversazione avuta con il lupo Grigio. Seguendo l'istinto, omisi del tutto l'aggressione che avevo subito da Cédric, tacendo ovviamente il mio tentativo di prenderlo a calci nelle parti basse dopo che si era trasformato su di me.

Mentre raccontavo, ebbi la sensazione che i presenti non fossero davvero interessati a ciò che stavano ascoltando e che si trovassero lì solo per adempiere quanto le nostre leggi prescrivevano.

Come se la parte interessante del racconto l'avessero già sentita. E non da me.

«Posso...» mi interruppi d'un tratto, quando ero sul punto di riferire della proposta di Cédric di portare Jean dagli anziani, «potrei sapere in che modo è stata risolta con il branco Grigio la questione dello sconfinamento? Quel ragazzo...»

"Quel ragazzo aveva marcato il territorio raspando sugli alberi" erano le parole che avrei voluto dire, ma mi trattenni. Non volevo ricordare ai miei giudici che avevo cercato di far scappare un lupo straniero, uno che aveva provato a rivendicare come propria una parte del nostro territorio.

César mi guardò riducendo gli occhi a due segmenti retti. Fui certa che sapesse già cosa volevo dire, ma scelse di fermarsi alla superficie, senza approfondire il discorso. «Di quel ragazzo si sono occupate le massime autorità dei Grigi» disse. Il suo tono solenne lasciava intendere che seri provvedimenti fossero stati presi per punire Jean.

Wolf Lineage - Stirpe di LupoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora