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"penso che tutto sia iniziato durante la relazione col mio ex:lui mi insultava o picchiava, io non reagivo e cercavo disperatamente un modo di sfogarmi. Ho iniziato a sfogarmi con me stesso, a farmi del male" iniziò sospirando, aveva lo sguardo basso. Per la prima volta mi stava raccontando tutta la sua storia. Stavolta era lucido e sincero. Si stava aprendo del tutto con me. E ne ero contento. Si fidava di me a tal punto. Che fosse solo un consiglio della psicologa?

"un giorno litigammo pesantemente:aveva scoperto che non mangiavo più e a quanto pare era preoccupato. Gli dissi che non era vero, ero davvero convinto che fosse normale e che ero in forma. Iniziò ad insultarmi anche per questo per poi colpirmi alla testa. Quando se ne andò sbattendomi in faccia la porta mi venne un attacco di panico e il giorno dopo lo lasciai. Non disse nulla, probabilmente non voleva avere a che fare con una persona non stabile"  quanto poteva essere incoerente il suo ex? Arrabbiarsi per il disturbo di Armin che lui stesso gli aveva causato.

"i giorni passavano lenti. Iniziai a sentirmi solo, ero senza amici. Iniziai a sentirmi insoddisfatto della mia vita. Mi chiesi cosa avessi di sbagliato. L'unica cosa che mi faceva sentire meglio era quel modo malato di sfogarmi. Ma era solo un loop infinito di dolore, non me ne rendevo conto"  deglutì fermandosi. Pensai che non volesse più continuare. Invece fece un respiro profondo e tornò a parlare con lucidità.

"allo specchio vedevo un'altra figura di me:una che dava corda agli insulti del mio ex. Così continuai a non mangiare. A volte per non destare sospetti mi abbuffavo, ma mi sentivo subito in colpa e andavo in bagno:mi ficcavo due dita in gola e vomitavo tutto"  trovai risposte al perché Armin si chiudeva in bagno appena mangiava qualcosa. Avevo gli occhi lucidi al suo racconto, pensando a quanto fosse forte Armin.

"quella situazione a volte mi mandava in crisi. Ero stanco, solo e insoddisfatto. Avevo addirittura paura di non provare più sentimenti, se non questi. Quindi sì, ho pensato che fosse meglio morire che vivere così" confermò la mia ipotesi. Annuii capendo. Mi morsi la guancia imponendo a me stesso di non piangere.

"ma ora è diverso:sono a conoscenza del mio disturbo, sono seguito e aiutato da dei professionisti e poi ho te" disse sorridendo e prendendo la mia mano, cercò di tranquillizzarmi. Io incrociai il suo sguardo specchiandomi nei suoi occhi che sembravano brillare di una luce nuova.

"ora voglio vivere, voglio tornare a vivere. Mi sono reso conto di avere dei sogni da realizzare, di avere una famiglia, degli amici e te. Non voglio buttare tutto all'aria, non voglio morire. Sono felice Eren, ed è merito tuo" disse sincero continuando a sorridere tranquillo. Sorrisi anche io, scivolò una lacrima sulla mia guancia. Cercai di fermare anche le altre, ma non riuscivo più a controllarle.

Era come se mi avesse tolto un peso dal cuore, ero felice che finalmente stesse bene. Che stesse andando tutto bene. Che volesse vivere e essere felice.

"se vuoi puoi piangere" disse lasciando la libertà alle mie lacrime, che avevo trattenuto fino a quel momento, di uscire.

Mi abbracciò delicatamente, poggiando il mento sulla mia spalla. Lo strinsi un po' di più e continuai a piangere.

Era felice. Ero felice.

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