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Quel pomeriggio, tornando da scuola, non vi trovò nuovi biglietti. Si aspettava un invito a rivedersi, ma nemmeno un accenno a un possibile appuntamento futuro. Chinò il capo e tristemente trascinò i piedi fino a casa. Era stato troppo bello per essere vero, lui non aveva potuto crederci al fatto di aver incontrato un suo coetaneo così intrigante, ma forse non avrebbe dovuto illudersi così presto che potesse significare qualcosa.

Decise che quella sera doveva svagarsi, uscire con il suo amico Connie e così lo contattò e si organizzò per andare in un qualsiasi locale a mandare giù una birra e qualche salatino. Si recò come al solito alla fermata dell'autobus, si soffermò con la schiena rivolta al muro delle confessioni, ma non resistette, si girò facendo finta di aver sentito un rumore, come se stesse mentendo addirittura a se stesso, e lo notò, un piccolo, quasi impercettibile, foglietto bianco con calligrafia perfetta.

Si avvicinò con passo svelto e lesse ciò che quel biglietto aveva da dirgli.

Il cercatore di emozioni viaggia tra un sentimento e l'altro, ma si ferma mai ad assaporarne l'essenza?

Inclinò la testa mentre le pupille si allargavano rubando un po' del verde smeraldo che caratterizzava lo sguardo del moro. Ci pensò su qualche minuto e poi trovò una risposta adatta a quella nota. Un po' era rimasto deluso, lui continuava a desiderare un invito a rivedersi, ma non ne riceveva e così si convinse che quel biondo dalla calligrafia invitante non aveva intenzione di rivederlo e, non conoscendone il nome, non aveva idea di come rintracciarlo oltre che tramite il muro.

Prese un foglietto bianco dalla tasca, perché per sicurezza si era preparato ad un eventuale risposta a un qualsiasi messaggio, e scrisse una singola riga.

Colui che cerca emozioni non si accontenta finché non trova quella in cui tuffarsi

Era intenzionale quella punta di provocazione e di stizza, come se avesse voluto riferire, tra le righe, che il biondo non aveva dato vita a un'emozione nella quale nuotare. Non voleva essere critico o scontroso, tutt'altro, lui voleva dare un motivo ad Armin per rivederlo. Sperava che quel biondo prendesse quella risposta come una sfida e che quindi potesse ritenere necessario rivederlo.

Cambiò idea dopo appena una birra. Si rese conto che un ragionamento del genere solamente lui lo poteva fare, che probabilmente il biondo si sarebbe offeso e non avrebbe mai più scritto nulla. Tornò a casa più stanco del dovuto e anche abbastanza abbattuto, ma non tolse il biglietto dal muro, non funzionava in quel modo quel loro gioco.

La mattina dopo si alzò mal volentieri, quasi non andò a scuola, ma per fortuna trovò le energie per vestirsi e recarsi alla fermata dell'autobus. Senza pensarci lanciò un'occhiata al muro delle confessioni e notò un biglietto che spiccava su gli altri. Si avvicinò furtivamente, come se la sua impazienza avrebbe potuto far sparire quel messaggio.

Lesse rapidamente e quasi saltò dalla gioia, o forse lo fece sul serio, perché sentì la pianta dei piedi sbattere contro l'asfalto del marciapiede e risvegliarlo da un momento pieno di euforia.

L'atto finale del sole non può rimanere privo di spettatori, l'amante incompreso si lascerà accarezzare ancora una volta dai raggi caldi della stella più vicina mentre quella si nasconderà dietro i palazzi

Eren comprese subito che quello era un invito a raggiungerlo in piena regola. Era talmente contento che non si rese conto che l'autobus stava ripartendo dalla fermata, così gli toccò farsi la strada a piedi e arrivare in ritardo alla prima lezione.

Quel pomeriggio tardo, Eren si recò di nuovo al muro, vide da lontano la chioma bionda inconfondibile del suo amico sconosciuto e decise di accelerare il passo. Arrivò alle spalle di Armin e, riducendo il più possibile i rumori, gli coprì gli occhi con i palmi caldi. Lo vide sussultare e poi rilassarsi, tutto nel giro di un decimo di secondo.

Attraverso la tua letteraWhere stories live. Discover now