Forever

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Ehi, questa è la prima la mia prima oneshot del contest di maria_lamantra , spero ti piaccia e vada bene.

Parole (della oneshot) 3001
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Il sole picchiava forte, ed il tempo sembrava non passare mai. La sala d'attesa era piccola e stretta, c'erano pochi posti a sedere, e solitamente venivano lasciati ai più anziani.

Erano in 21 lì dentro, Rochelle si era divertita a contarli per distrarsi dalla terribile afa di luglio inoltrato.

21 corpi ammassati nel vano tentativo di riuscire a giovare almeno un minimo dell'aria condizionata. Nemmeno troppi alla fine dei conti, considerando che nel cortile adiacente ce ne saranno stati il triplo.

Roma d'estate è un Inferno, ma nulla al mondo avrebbe potuto fermare quella piccola roscietta testarda dalla sua visita settimanale alla casa di riposo.

I suoi amici erano al mare, a godersi quelle vacanze che tanto avevano sognato, ma lei non si era lasciata tentare, ed aveva persino declinato la proposta di Kevin, il suo ragazzo, di prendere un volo last minute per Berlino.

Il mercoledì era il giorno della nonna, era sempre stato così.

L'odore di sudore era nauseabondo, e sembrava quasi che quella gente non conoscesse l'utilizzo del deodorante. Impensabile per una malata del pulito come Rochelle, che finiva per farsi anche 4 docce al giorno.

I pantaloncini di jeans le sembravano una tortura, erano troppo corti, nell'ultimo anno aveva preso un paio di kg, e le cosce strusciavano tra loro, provocandole un bruciore intenso.

Le prudeva il collo, una zanzara l'aveva punta proprio dove poggiava la collanina d'oro che le aveva regalato suo papà da piccola, e con tutta se stessa avrebbe voluto tirarla via per il ciondolo, e lanciarla così forte da farla arrivare su Marte.

Le sembrò un miraggio quando finalmente un infermiere aprì le porte. Era sopravvissuta anche quel giorno, ma per sua nonna lo avrebbe fatto altri miliardi di volte.

La madre di Rochelle era un'attrice di successo, e per quanto provasse a conciliare i suoi orari di lavoro con quelli di sua figlia, la bambina finiva quasi sempre dalla nonna Sylvie.

Non che Rochelle gliene facesse una colpa, era felice che sua mamma si sentisse realizzata, e quei rari momenti passati insieme a lei erano indimenticabili.

Si diresse verso destra, la camera della nonna era al terzo piano, e con quella temperatura infernale era impensabile prendere le scale.

Sui muri che portavano all'ascensore vi erano vari quadri riquadranti la casa di riposo. Era chiaro che le pareti fossero state ritinteggiate recentemente, il bianco era brillante, e rendeva l'idea di pulizia ed ordine.

Ci avevano messo molto a scegliere un luogo adatto alla classe francese di Sylvie, e settimana dopo settimana Rochelle era sempre più sicura che ci fossero riusciti.

Erano passati già due anni da allora, ma Rochelle ricordava piuttosto bene le sue prime visite in quel posto, e tutte quelle volte in cui era finita nella stanza sbagliata.

La porta numero 47 era davanti a lei, pochi metri la separavano da quella vecchietta simpatica che tanto amava, e sperava con tutta se stessa di poter continuare con quegli incontri settimanali per molto tempo ancora.

Bussò piano prima di entrare senza aspettare risposta. Sylvie era seduta sulla poltrona vicino la finestra, la sua testa era china a leggere l'ultima edizione di Vogue Italia.

La camera era ben arredata, Rochelle e suo padre si erano impegnati a renderla il più famigliare possibile, così da non far mai sentire sola l'adorata nonna.

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