Capitolo V

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| Capitolo V

Avevano solo passato la sera abbracciati, tutto qui. Non c'era stato un solo motivo di desiderarlo in altri modi che quello — di parlare tutta la notte di lui, scoprirlo, chiedergli ad ogni sospiro sulle sue labbra chi accidenti fosse e rubargli baci che sapevano di risposte. Mai esaurienti, eppure parevano colmare ogni istante un vuoto dentro che Tony sentiva da una vita. Forse da sempre. Inalò il suo profumo, col naso incastrato nella sua spalla. Peter, disteso sotto di lui, gli accarezzava la testa e gli raccontava di sé. Lo avrebbe ascoltato sorprendentemente per ore e a Tony, degli altri, non era mai importato un granché; mai così tanto. Lo zittì con un bacio sulle labbra, poi gli chiese con gli occhi di andare avanti, di non fermarsi. Gli chiese il permesso di viverlo ogni istante.

«Sicuro che ti interessi davvero, quello che dico?», mormorò l'altro, e Tony alzò gli occhi al cielo. Puntellò un gomito al materasso e gli passò una mano tra i capelli. Peter aveva qualcosa negli occhi che non riusciva ad ignorare. Era qualcosa che sapeva di invalicabile, ma che lui si sentiva di poter raggiungere con un solo, fugace battito di ciglia contro le sue.

«Ogni singola parole», sillabò, arrogante.

Peter sbuffò divertito. «Ed è per questo che continui a zittirmi? O perché ho una parlantina insopportabile?»

«Anche per quello», ammise, prima di scoppiare a ridere di fronte al labbro tremolante di Peter, segno che c'era rimasto male, ma forse non così tanto. Forse nemmeno per davvero. «Sto solo cercando di capire perché non c'è modo che io riesca ad alzarmi da qui e me ne vada. So che sarebbe la cosa più giusta da fare, ma non ci riesco. Sono convinto di essere sotto l'effetto di un maleficio, ma sento che c'è qualcosa di tremendamente affascinante, in tutta questa ordinarietà che ti porti dietro che mi tiene incollato qui.»

«Oh», esordì Peter, con un velo di delusione negli occhi che a Tony causò una breve risata nasale. «Sono noioso, dunque. Non che avessi dubbi, a riguardo, ma detto così...»

«No che non sei noioso! Accidenti Peter, ho forse usato quella parola? Ordinario non vuol dire per forza che tu sia... ordinario», sbottò. Peter lo fissò per un attimo senza alcuna espressione facciale, confuso da quella sua uscita — che comunque pareva assurda anche a lui — poi alzò un sopracciglio e abbozzò un sorriso impacciato.

«Farò finta di aver capito cosa intendi.»

«Ehi, senti, è difficile per me, okay? È già tanto se sono qui senza fingere che non me ne importi niente. Dammi tempo, sono troppo stronzo per lasciarmi andare e dire cose romantiche o, che ne so, ammettere più di così che mi importa», si lamentò, e si sdraiò accanto a lui, infilando un braccio sotto alle sue spalle – che Peter accolse con un guizzo divertito – e ne piegó uno sotto la propria testa. Chiuse gli occhi, anche se non sentiva un granello di sonno addosso, pur avendo passato quella notte in bianco. Guardò l'orologio digitale intorno al polso dell'altro e scoprì con un certo stupore che erano le sei del mattino. Fuori dalla finestra, se ci si faceva caso — ora che era sceso il silenzio, si sentivano già i primi rumori del traffico e qualche uccellino cinguettare. In lontananza percepì il suono di una serranda che si alzava, senza alcuna delicatezza. Rumori nuovi, per lui, da sempre abituato alla calma e pacatezza che circondava villa Stark, eppure non era infastidito da quella novità, piuttosto si andava a sommare alle miriadi di cose affascinanti che la vita ordinaria di Peter si portava dietro.

«Non abbiamo dormito per niente.»

«Già, ed è molto probabile che tra poco me ne andrò. Forse è stato meglio non aver dormito», sospirò, fissando il soffitto.

Rewrite The Stars // Young Starker // Tony x Peter // Soulmate!AUWhere stories live. Discover now