Capitolo 9

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Mi trovo a camminare per le strade della città senza una meta e con il cuore distrutto. 

Il fatto che suo padre lo abbia costretto a lasciarmi, non cambia nulla. Sono un disastro, la mia vita lo è. Cosa potrei mai offrirgli in questo momento? 

Sono un automa distrutto che non prova nessun sentimento se non il dolore. Finirei per rovinare anche la sua vita e lui non se lo merita. Voglio che lui sia felice. Voglio che lui riesca ad avere successo. Voglio che sul suo viso non ci siano più segni di preoccupazione o tristezza. 

Suo padre ha ragione, l'ha sempre avuta. E' meglio per lui se mi sta lontano. Amarmi è uno sbaglio. 

Mi dispiace Isaac. Lascia che sia solo io a soffrire per questa vita. Sono io quello con la vita rovinata, non lui. Lui è ancora in tempo. 

Mi riscuoto dai pensieri solo quando sento il telefono suonare. 

"P-Pronto?" 

Tento di mascherare i singhiozzi che non mi hanno lasciato da quando ho lasciato Isaac. Spero che non sia rimasto sotto la pioggia e che abbia deciso di tornare a casa sua al riparo. 

"Ehi Justin? Tutto bene? Non sei venuto per il turno al cafè."

"Oh Gesù scusami Jackson! Arrivo subito!"

Non gli do nemmeno il tempo di rispondere che ho già chiuso la chiamata. 

Ma da quanto tempo sto camminando sotto la pioggia? Non mi ero reso conto che fosse così tardi. Che stupido che sono. 

Inizio a correre e arrivo al cafè completamente zuppo. 

"Santo cielo Justin! Hanno inventato gli ombrelli. Corri a cambiarti ed asciugarti" 

Non sono nelle condizioni di controbattere a ciò che mi dice Jackson, almeno non oggi, quindi faccio quello che mi dice. 

Vado nel retro e mi cambio, asciugandomi poi i capelli e sperando che non mi venga l'influenza, perchè ho bisogno di lavorare. 

"Ehi Justin hai finit-" sento la porta aprirsi e Jackson che parla. 

"J-Justin.. quei lividi sulle braccia.." 

"Oh questi? Me li faccio a lavoro"

"Che lavoro? A quanto ne so, oltre ai turni qui, lavori in un minimarket e come guardia notturna. Non c'è alcuna possibilità che tu te li sia fatti in uno di questi posti."

"Ho trovato un quarto lavoro, come muratore." 

"Justin.. così crollerai."

Il suo viso ha assunto uno sguardo severo, come se mi stesse rimproverando. Non lo sopporto. Non sopporto che sia così simile a lui. 

"E' la mia vita Jackson. Posso gestirmela da solo." 

Ho lo guardo furioso e ho sbattuto anche l'armadietto mentre parlavo. Non ne avevo intenzione e non sono davvero furioso.. più che altro sento dolore al cuore.  

Vederlo così simile a lui, fa male e tanto. Non sono pronto. Quindi cerco di allontanare Jackson per questo. E' come se la sua presenza, il suo preoccuparsi, le sue ramanzine, gettassero sale su delle ferite che ancora sanguinano e che so non riuscirò mai a cicatrizzare. 

"Mi dispiace, non vol-" 

"Il mio turno è iniziato. Vado."

Scusami tu Jackson, so che sei una brava persona e che non meriti tutto questo, ma non ce la faccio. E poi è meglio se anche tu non rimani coinvolto nella mia vita. 

... 

Oggi è stato abbastanza affollato e questo mi ha dato modo di non pensare ad Isaac. Solo che ho paura che con il turno di notte, in un modo o nell'altro finirò per farlo e per soffrire. 

Se avessi saputo come si sarebbero complicate le cose per lui e per me non lo avrei  mai approcciato quel giorno di pioggia. È iniziato tutto così..

Non lo avevo mai visto, poi un giorno dei miei amici mi hanno portato a vedere una partita di basket della squadra della nostra scuola. Non sono mai stato un amante degli sport quindi non ero molto convinto di questa uscita, almeno fino a quando non l'ho visto. Era come se in campo volasse verso il canestro ed era bellissimo. Quei capelli castani ondulati e bagnati che gli ricadevano sul viso mentre giocava.. quegli occhi azzurri che non toglievano lo sguardo dalla palla.. quelle mani così grandi che erano saldate alla palla.. i muscoli delle braccia.. gli addominali scolpiti che ha messo in mostra per asciugarsi il sudore con la divisa.. quel sorriso. 

Posso dire che per me sia stato amore a prima vista e da quel momento cercavo sempre un motivo per incontrarlo anche di sfuggita per i corridoi, solo per guardarlo. Mi bastava questo, anche perchè era sempre circondato da ragazze quindi non mi sono mai fatto false speranze. 

Poi il giorno del nostro primo incontro, avevo fatto tardi per parlare con dei professori e non mi aspettavo che ci fosse ancora qualcuno a scuola. Ero impegnato a tirare fuori l'ombrello dalla tracolla che nemmeno mi accorsi della sua presenza. Quando alzai lo sguardo, anche se lui era di spalle, lo riconobbi subito. Come avrei fatto a non riconoscerlo? Era il protagonista dei miei sogni. 

Mi persi qualche minuto a fissarlo e lo vidi alzare lo sguardo al cielo. Anche se non potevo vederlo, dentro di me sapevo che era bellissimo anche mentre contemplava la pioggia. Non gli avevo visto nessun ombrello in mano quindi pensai che fosse senza. 

Non ci pensai molto sinceramente, non lo feci per attirare la sua attenzione o altro, lo avrei fatto per qualsiasi persona, però non mi aspettavo che una mia semplice premura, ci avrebbe portato a tutto questo. 

Non mi pento di averlo amato o averlo conosciuto. Mi pento solamente di essere stato colui che gli ha messo le lacrime agli occhi. Mi pento di non essere stato in grado di portare felicità nella sua vita. Mi pento di avergli tolto molte volte la possibilità di sorridere. 

Il suo sorriso è bellissimo e merita di essere mostrato al mondo, lui merita di essere felice e purtroppo per noi, non posso essere io la sua felicità, perchè con me affianco avrà sempre dei problemi. Non potrà mai condurre una vita tranquilla. 

Quindi è meglio riportare tutto a prima di quell'incontro. Lui felice e io che lo guardo da lontano, complimentandomi per i suoi successi, lietandomi dei suoi sorrisi e grato per la sua tranquillità. Tutto questo nel mio cuore, senza che lui sappia più nulla della mia esistenza. 

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