Dylan's head

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Come un hotel opprimente, buio, tetro, infestato dai suoi fantasmi.

Dylan si aggira dentro il labirinto di questo Hotel orrorifico che è la sua testa, alla ricerca disperata di una via di uscita.

Entra nella prima stanza alla sua destra, viene afferrato da un mostro liquido, tutto nero, che si erge imponente sopra di lui, con dei grossi tentacoli lo afferra e lo stritola , Dylan si dimena nel struggente tentativo di divincolarsi dalla presa, sbatte contro la porta, un tentacolo del mostro sbatte a fianco a lui, contro la porta, per tenergliela chiusa, cosicché lui non possa uscirne.

Dylan pone tutta la sua forza e apre la porta, finalmente si butta fuori chiudendosela alle spalle, con al suo interno il mostro.

Spaventato continua incerto sui suoi passi. Ombre nere e voci si susseguono sulle pareti. Il corridoio sembra muoversi, tutto attorno a se l'ambiente sembra stringersi e allargarsi, sdoppiarsi e girare vorticosamente .

Un altro essere inquietante appare dietro di lui, lo afferra per le gambe e lo trascina in una stanza, ma questa volta Dylan trova in suo aiuto una mazza spinata , poggiata su una poltrona nella stanza lugubre. Prima che la creatura possa tirarlo tra le sue fauci, Dylan colpisce con tutta la forza possibile il mostro, con la mazza. Lo colpisce sempre più forte ripetutamente,

Per sbaglio colpisce uno specchio davanti a lui, che crea dei frammenti del suo volto, che però mostrano un'altra parte di lui, con un ghigno malefico e gli occhi spiritati.

Dylan terrorizzato e sgomento, colpisce il suo riflesso maligno e corre fuori dalla stanza .

Inizia a colargli del sangue dalla fronte, come se avesse realmente colpito se stesso, e non il suo riflesso.

Le voci si fanno sempre più forti,

Le ombre più vicine.

Nonostante cammini in avanti, verso ciò che è di fronte a lui, si ritrova proiettato indietro e viene scaraventato nella tromba delle scale, sui cui muri sono appesi dei quadri..

finalmente riesce ad identificare alcuni soggetti...

Fiori delicati, gigli, uccelli dal piumaggio blu, un enorme quadro con il volto delicato di una ragazza dai capelli turchesi.

Di fronte c'è una porta, blu.

Ci si butta dentro.

Ció che trova all'interno è L'Eden. Un giardino incantato si distende davanti a lui. Fiori di campo , uccellini cinguettanti, farfalle che svolazzano. E luce.

Tutto sembra così reale.. da far paura .

Delle ombre scure come nuvole in un giorno di tempesta si diffondono a macchia d'olio quasi a coprire tutta quella scena così idilliaca.

Il presagio di distruzione e terrore sopra di lui, sopra tutto quel posto così magico e serafico.

Fugge di nuovo. Corre fuori dalla porta, cercando nuovamente di fuggire.

Ma tutto si sta facendo sempre più intenso, più feroce e lui cerca solo un modo migliore di scappare.

Con l'affanno, i polmoni doloranti ad ogni respiro, la gola stretta e arrancando, con la mazza stretta in una mano, e l'altra poggiata al muro per orientarsi nel buio, il ragazzo si trova sempre più spaesato.

Le voci si fanno sempre più forti, acute e graffianti, ultrasuoni. Infine il silenzio più totale, quasi irreale.

Dylan cerca di urlare ma non riesce a sentire nemmeno il suono della sua voce.

La rabbia e la frustrazione lo assalgono, e come un folle fuori controllo brandisce la mazza e la sbatte contro qualunque cosa sia attorno. La mazza porta alla realtà oggetti che credeva assenti, per via del buio. Li vede rompersi di fronte a se, senza nemmeno bene distinguerli, brandelli e cocci andare in frantumi.

In tutto questo caos e questo impeto funesto di rabbia incontrollata, in cui la mazza quasi si muoveva per lui , improvvisamente colpì qualcosa di fragile, di delicato , e la mazza spinata si conficcó dentro.. e si sentì crack e un gemito strozzato.

Dylan si bloccò di colpo e si avvicinó pian piano a quell'essere, quella creatura, che nella penombra non risultava essere nulla di malvagio o ultraterreno.. era anzi piccola, innocua e indifesa.. così candida.

Dylan si sentì soffocare. Quando realizzó chi fosse.

La luce fioca che proveniva da un punto impreciso di quel luogo infernale illuminava debolmente una ciocca di capelli blu. Lilithy.

Si piegò su se stessa, cadendo in ginocchio per il dolore del colpo. Iniziò a perdere sangue, Rivoli di sangue le sgorgavano dal petto.

Dylan distrutto dal dolore e incredulo per ció che era appena successo la prese tra le sue braccia, cullandola come per rassicurarla, e in parte rassicurare se stesso.

Iniziò a piangere, un pianto disperato di dolore che somigliava più al latrato di un cane.

Non riusciva a credere a ciò che aveva appena fatto. Era un mostro. Il mostro da cui aveva sempre cercato di scappare era lui.

Strinse a se la fragile ragazza, così inerme e innocente, le accarezzò il volto rigato dalle lacrime.

La bació delicatamente, le accarezzò il volto e la abbracció per l'ultima volta prima che un mostro orrendo di fumo e cavi neri non lo agguantó da dietro per portarlo a se.

Dylan, ormai stanco di tutto, irrimediabilmente devastato per l'atto osceno che aveva appena compiuto, per essere diventato tutto ciò contro cui aveva sempre lottato, si lasciò prendere dalla creatura, ormai conscio dell'ineluttabile destino che lo aspettava e meritava.

Sentì la bestia che lo stritolava come un boa e pian piano ogni organo collassava al suo interno, ogni osso scricchiolava fino a rompersi e il suo corpo si trasformava in quello mollo di un burattino.

Si lasciò andare al sapore agrodolce del dolore, ai brividi lungo alla schiena che il dolore e la vergogna soli sapevano dargli.

E infine, si abbandonò alla morte.

Il mostro trascinò via Dylan, nei meandri di quell'orrendo posto grottesco, lasciando la candida ragazza, l'unico punto di luce bianca in quello scempio, giacere a terra, inerme sul pavimento, da sola. 

Diario di pensieri senza fondoWhere stories live. Discover now