Buon Natale Emanuele.

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l'ultima notte in questa casa, l'ultimo abbraccio e l'ultima festa prima del grande giorno.
Mi sento emozionato? per nulla.
Ho l'umore sotto i piedi e una voglia estrema di Emanuele vicino.
Si sdraia accanto a me sospirante e mi guarda nonostante io stessi fissando il soffitto.
Sento la sua mano intrufolarsi tra le coperte e toccare la mia fino a stringerla. Un altra morsa al petto.
<<A che pensi?>> sussurra quasi potesse esserci qualcun'altro a sentirci.
<<Penso troppo in effetti.>> sospiro voltandomi verso di lui. Lascio che le mie mani accarezzino la sua, la stringono, la sfiorano, la trattano come un fiore prezioso, le labbra la baciano lasciandomi però quel senso di amarezza.
Il viso di Emanuele si fa confuso e scuro quasi sapesse a cosa stesse andando incontro.
<<Mi sto spaventando Tancredi, che sta succedendo?>> posso sentire, se chiudo gli occhi il suo cuore accelerare vista la quiete di questa notte di gelido inverno.
<<non lo so, ho le idee confuse su di me, su chi sono e su che cosa voglio, mi è capitato spesso di non trovarmi, di sentirmi a disagio con me stesso più del dovuto e mi è capitato ancora più spesso di non essere adatto a te.>> butto fuori il rospo che ho da troppo tempo sullo stomaco.
<<Ne abbiamo già parlato e sai cosa ne penso..non voglio dirti che sei perfetto o il migliore del mondo perchè hai fatto anche tu le tue stronzate però insomma non sei cosi male>> cerca di sdrammatizzare dandomi un colpetto sulla spalla, ridacchiando nervosamente.
I miei occhi incontrano i suoi e gela ancora l'atmosfera.
Silenzio.
<<Domani parto, mi traferisco in una casa a Roma per qualche tempo, voglio andare in cura per scoprirmi e cercare di non farmi cosi schifo, ho già contattato il miglior psicologo della città, devo stare da solo e pensare da solo>> ecco la bomba.
Non avrei mai potuto prevedere la reazione e non sapevo nemmeno cosa aspettarmi.
La sua mano scivola dalla mia e lo vedo corrucciarsi senza peró parlare.
<<Non volevo dirtelo cosi ma è inutile fare troppe cerimonie.>> mi rabbuio per un attimo.
Lo vedo sospirare e chiudere gli occhi <<Vorrei tanto arrabbiarmi con te, essere furioso perchè lo so, so che mi stai lasciando come avevi promesso di non fare, vorrei urlare e magari lanciarti qualcosa per farti provare un minimo di ció che provo io ma so>> alza gli occhi lucidi nei miei, la voce rotta mi provoca dei brividi lungo la schiena.
<<che questo adesso non é il tuo posto, non vicino a me. È da un po di tempo che ti vedo strano, stai sempre per le tue, continui incubi senza mai un fiato, ti svegli e vai in cucina lasciandomi da solo. Hai solo bisogno di te, lo so.>> ormai le lacrime gli stavano rigando le guance e non riusciva piú nemmeno a parlare. Emanuele era speciale, lo avevo sempre saputo.
Mi avvicinai a lui attirandolo a me e stringendolo cosi forte da imprimerlo quasi sulla mia pelle.
Non lo stavo lasciando e mai lo avrei fatto, avrei solo voluto essere una persona migliore per me e per lui.
Per dargli l'amore che si meritava e che io ultimamente non riuscivo piú a dargli.
Aveva bisogno di quell'amore pieno di coccole e baci, piccoli gesti e mai niente di eccessivo.
Non aveva pretese ma se esageravi si sentiva in dovere di ricambiare con qualcosa di ancora piú grande e lí ti saresti sentito uno stupido stronzo.
Aveva bisogno di chi gli riscaldasse i piedi sotto le coperte, lo tenesse stretto a cucchiaio, gli raccontasse la sua giornata, il bacio della buonanotte e a nanna per svegliarsi insieme.
Aveva bisogno di ridere, giocare alla play insieme e anche perdere solo per vederlo esultare come un bambino.
Aveva bisogno di qualcuno che in quel momento io non potevo essere.
<<Non è vero, tu non mi stai perdendo. È solo che io adesso ho bisogno di tempo>> sospiro, sembra una dichiarazione da traditore, quelli che ti lasciano per un altro e non credono di ferirti.
<<Va bene cosi>> fa un piccolo sorriso tirando su con il naso <<Io ti ho voluto bene piú di chiunque altro nella mia vita, forse per te non sarà cosi ma volevo lo sapessi.>> si asciuga gli occhi nella felpa e sembra piú piccolo di quanto in realtà dimostra.
<<Dormiamo e domani mi accompagni?>> alla mia domanda annuisce senza dire altro.
Spegniamo la luce e ci mettiamo sotto le coperte, lui è un po immobile a guardare il soffitto.
<<Ho fatto un altro tatuaggio.>> Silenzio.
Ridacchia <<Quante cose ancora mi devi dire questa sera? penso di averne avute abbastanza>> il tono piú che ironico era tagliente e ferito.
<<Ho tatuato un fiore.>>
<<Un fiore? Tu? e che dovrebbe essere?>> ride prendendomi in giro.
<<L'amore dei miei nonni. Quando lui è morto ho iniziato a portarle io questo fiore, lei si è sempre ricordata di lui anche tramite me.>>
<<l'amore...>> voleva sicuramente dire altro ma ha preferito fermarsi.
<<Non l'avevo mai detto a nessuno.>> confido.
<<E perché lo dici proprio a me?>> si gira dal mio lato.
<<mi fido di te.>> mi giro anche io dal suo lato e prendiamo a fissarci.
<<tu non ti fidi mai di nessuno Tancredi>> ridacchia senza interrompere il nostro contatto.
<<Di te mi sono sempre fidato da quando ti ho conosciuto bene.>> cala il silenzio.
<<Buon Natale Tancredi>> le loro bocche si toccano con delicatezza nonostante Emanuele avrebbe voluto imprimere quegli attimi per sempre nella sua mente e Tancredi lo sapeva.
<<Buon natale a te>> era mezzanotte e tutti dormivano, un Natale peggiore forse non lo avevano mai trascorso, tutti lontani dalle famiglie e soli.
Era esattamente cosi che si sentiva Tancredi, solo con 365 giorni di differenza.
Si addormentarono abbracciati e con la testa che scoppiava.
La mattina seguente era Natale, i negozi chiusi e le canzoni a tutto volume.
Si alzó e si vestí, finì la valigia lasciando la sua felpa e il suo profumo nell'armadio di emanuele con un bigliettino: "non ti scorderai di me. Buon natale. T xx"
Uscì per farsi un ultimo giro per l'ultima volta tra le vie di Milano, gli sarebbe mancata dopotutto.
Notó un signore in un piccolo cubicolo verde, sistemare diversi fiori...rose, gerani, gardenie, papaveri facevano un arcobaleno di colori in quella piccola città scura.
Poi dietro, mezzo spento un ultimo fiore di non ti scordar di me.
<<Buongiorno Mi scusi ma quello é in vendita?>>
indicó proprio il fiore blu e delicato.
<<In realtá avrei dovuto buttarlo, è rimasto l'ultimo e credo sia un po malato..>> ammise sincero.
<<Lo prendo io, non si preoccupi>> sorrise felice di averne trovato uno.
Tornó a casa osservandolo piú e piú volte, è vero, qualche foglia era appassita, e stava cadendo ma poteva curarsene e farne un bel fiore di nuovo.
Ancora i ragazzi dormivano nonostante Tancredi avesse il treno tra due ore.
Mise il fiore in acqua e levó tutte le foglie morte per evitare che le altre si macchiassero ed eccolo un po malconcio ma brillante.
L'avrebbe tolto in seguito solo per portarlo in treno.
Si siede nel salotto con le mani sugli occhi, andrá meglio ripeteva a se stesso.
Non era un addio.
Emanuele si era svegliato e non aveva perso tempo a prepararsi per stare accanto a Tancredi.
Gianmarco e Diego invece fecero cosi con calma che al momento della partenza erano ancora in pigiama decisi a rimanere a casa.
<<Ti voglio bene bro, torna presto>> dissero a turno i due prima che i fidanzati lasciassero l'edificio.
Le ruote della valigia lo irritavano, facevano troppo rumore per il silenzio tra lui ed Emanuele.
Non aveva detto una parola da quando si era svegliato e loro erano giá in stazione.
<<È il momento>> sospira Tancredi girandosi verso di lui.
<<Giá, è il momento.>> tira su un sorriso per farsi forza ma gli sarebbe mancato da morire.
<<Mi ero ripromesso di non fare regali a nessuno e invece questo é il mio secondo o terzo regalo per te.>> estrasse il fiore porgendolo al ragazzo.
Emanuele era esterrefatto <<questo è il tatuaggio..>> lo prese con cura temendo di romperlo o farlo morire in qualche modo.
<<Ti amo Tancredi>> gli venne spontaneo abbracciarlo e baciarlo per quel regalo che seppur "piccolo" fin troppo significativo.
Lo strinse un ultima volta a se perchè sapeva che una volta andato, non si sarebbe piú voltato.
<<Io non mi scorderó di te ma tu non ti scordar di me.>> gli diede un ultimo bacio in fronte e si voltó pronto a prendere in mano la sua vita.

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