Is it better to speak, or to die?

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Succede che, a volte, niente va come dovrebbe.

L'ordine prestabilito delle cose, di fronte a ciò che la vita pone davanti, sfuma, passa in secondo piano.

Quello che siamo, quello che siamo stati, quello che saremo...

Accade che, in un preciso istante, il resto non conti niente. Solo, quell'istante.

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Draco Malfoy non sapeva che farsene di quella istruzione.

Era tornato ad Hogwarts per sua madre, che aveva sempre premuto per la sua istruzione in quella millenaria scuola scozzese, a dispetto di Lucius Malfoy, che avrebbe voluto temprarlo a Durmstrang.

Era tornato ad Hogwarts, però, anche per se stesso.

Non sapeva a chi o a che cosa appartenesse.

Il Manor non era più casa sua. Non lo era mai stato, molto probabilmente.

Non aveva molti ricordi felici in quella casa così grande e così vuota.

Hogwarts era l'unico posto a cui sentiva di appartenere. Non che avesse trovato una 'famiglia', o degli amici, a parte forse Theodore Nott.

Quel luogo, la sua magia... lo avevano avvolto, incantato. E questo lo aveva capito troppo tardi, su quella torre di astronomia quando il velo di oscurità calò per sempre sulla sua vita, prendendosi la sua innocenza, incollando la mano a quella bacchetta...

Ogni notte, nei suoi incubi sempre più confusi, Albus Silente gli ripeteva 'Tu non sei un assassino.'

Draco avrebbe voluto credere a quelle parole, quando si svegliava, cercando di afferrarle, per imprimerle nella sua anima, di convincersene.

Non aveva sferrato l'anatema, perché Piton si era messo in mezzo. E se non lo avesse fatto?

E quanto conta, questo, di fronte a tutti quelli che erano morti per mano dei suoi, e lui aveva chiuso gli occhi, sprofondando nell'ignavia più soffocante...

Si costrinse a pensare ad altro, magari a tutti quei ragazzini che gli passavano accanto e che ancora non avevano superato lo stupore di vederlo lì, nonostante fossero passati ormai un paio di mesi dall'inizio della scuola.

Non ci faceva caso quasi più. E poi, non avrebbero potuto pensare nulla di peggio di ciò che già pensava lui di se stesso.

L'unico momento in cui riusciva a non pensare a tutto quanto era quando metteva piede nei sotterranei. Le lezioni di Pozioni gli trasmettevano calma, precisione, il silenzio che i suoi pensieri negavano di offrirgli.

Quando entrò in aula, Hermione Granger era già lì, dov'era seduta l'ultima volta.

Teneva un foglio in mano. Forse una lettera.

Leggeva attentamente, gli occhi si spostavano velocemente da sinistra a destra, e la sua fronte era sempre più aggrottata.

Notò a malapena, con la coda dell'occhio, che era arrivato.

Un cenno del capo, poi tornò alla lettura di quella lettera.

Malfoy tornò alle sue cose, facendo finta di niente. Ma, in realtà, si stupì di quanto avrebbe voluto sapere che cosa la turbasse in questo modo.

Il desiderio di conoscerla, di sapere a cosa stesse pensando... Era forte, potente. Ed inspiegabile. Totalmente irrazionale.

Hermione mise via quella lettera, cambiando espressione. La maschera di insofferenza che indossò non era passata inosservata agli occhi di Malfoy, veterano di inganni e coperture, di come e quando indossarle, che però fece finta di nulla.

The Ones who no longer BelongDove le storie prendono vita. Scoprilo ora