-Chapter 5-

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Giovedì mi sedetti vicino a Sophia ad inglese e dato che la professoressa non aveva molta voglia di spiegare ci lasciò l'ora libera. Noi la sfruttammo per fare un giro per la scuola e parlare un po'. Mentre vagavamo per i corridoi lei esclamò <<Che ne dici di andare a guardare i ragazzi più fighi della scuola? Matt a quest'ora ha educazione fisica e ti posso assicurare che i suoi compagni sono dei manzi succulenti!>> Matthew, da tutti chiamato Matt, è il fidanzato di Sophia. Frequenta il quarto anno ed era nella squadra di basket da quel che mi aveva detto Sophia su di lui. Dagli elogi fatti dalla fidanzata sembra essere anche molto forte e intraprendente.

Acconsentii perché, anche conoscendo da poco Sophia, si vedeva che ci teneva a Matthew e a me non dispiaceva rifarmi gli occhi con dei bei ragazzi che fanno attività fisica.

Arrivammo alla palestra pubblica della scuola e la porta si aprì facendo un rumore assurdo, tutti si voltarono verso di noi. Con la coda dell'occhio, vidi il volto di Sophia diventare di un rosso acceso. Per non farla vergognare, essendo io una buona amica, entrai per prima a testa alta e sorrisi. Tutti i ragazzi rimasero a bocca aperta ma vidi che dietro ad alcuni compagni c'era Logan con un sorriso strano e inquietante.
Non era possibile che per quanto fosse stronzo fosse anche meraviglioso. Cavolo.
Distolsi velocemente lo sguardo da Logan e presi per mano Sophia conducendola sulle gradinate della palestra. Tutti continuarono a fissarci ma un ragazzo alto e biondo, con la cresta sul davanti tenuta dal gel, salutò con la mano Sophia, quando lei ricambiò pensai che fosse Matthew.
Il professore, troppo occupato a guardare il telefono non si accorse che la classe non stava più continuando l'esercizio, finché una ragazza dai capelli rossi lunghissimi non lo richiamò sulla terra. <<Scusi, ma loro non possono stare qui>> ci indicò con fare accusatorio. Il professore non le rivolse la minima attenzione e disse rivolto a tutti gli altri <<Continuate a fare i lanci e poi dividetevi in due squadre e fate una partita a pallavolo>> i ragazzi si divisero in coppie e cominciarono a fare dei lanci. Passati alcuni minuti in cui Sophia mi aveva parlato della sua storia con Matt il professore disse: <<Qualcuno per caso conosce la nuova ginnasta del terzo anno? Non ho ancora avuto lezione con lei ma tutti dicono che è una bomba!>> Tutti ovviamente si girarono verso di me e sempre la ragazza che prima aveva cercato di parlare con il professore disse <<Veramente come stavo cercando di dirle prima è qui>> questa volta però l'insegnante l'ascoltò e guardò verso di noi. Mi aspettavo che ci rimproverasse invece sorrise. <<Finalmente ho l'occasione di incontrarla signorina Wilson!>> Mi fece segno di andare da lui così mi alzai, rivolsi una veloce occhiata a Sophia che mi fece segno di andare e scesi rapidamente le gradinate seguita con lo sguardo da tutti.
Arrivai davanti al professore che mi tese la mano. <<Io sono il signor Florence, insegnante di educazione fisica, lei deve essere Ashley Wilson>> gli strinsi la mano sorridendo. <<Esatto, sono felice di conoscerla signor Florence>> sembrava un uomo buono ed era relativamente giovane. Punto a suo favore.
<<Ti andrebbe di fare una partita con questi ragazzi a pallavolo?>> mi chiese indicando l'intera classe.                                                                                    Rimasi un attimo spiazzata dalla sua richiesta.
<<No grazie, penso che sia meglio che guardi solo. Non sono molto ferrata per questo sport>> alcune ragazze compresa la rossa risero e alcuni ragazzi le guardarono male. Quando si accorsero delle loro reazione ci rimasero di sasso.
<<Va bene, fai pure tutto quello che vuoi. Sei sempre la benvenuta alle mie lezioni>> disse il signor Florence con un largo sorriso. Un ragazzo con i capelli neri riccissimi si fece avanti.
<<Allora a cosa vuoi giocare se non ti piace pallavolo? Sono sicuro che qualcosa di tuo gradimento ci sarà pur>> i ragazzi lanciarono un grido d'incoraggiamento al compagno che continuò a parlarmi.
<<Possiamo giocare a calcio, basket, baseball, dodgeball...>> gli sorrisi e dissi <<Se proprio volete calcio andrà benissimo>>.
Florence che fino a quel momento era stato a guardare, si risvegliò. <<Bene ragazzi, fate due squadre e cominciate! Non sto più nella pelle!>>                                                                                                                                                                                                        Feci segno a Sophia di raggiungermi ma scosse la testa in segno di negazione. Poi il gruppetto della rossa composto da tutte le ragazze della classe si fece da parte. <<Noi non giochiamo, fate voi>> si andarono a sedere sulle gradinate sulla prima fila cominciando a ridere e fare commenti. Florence non ci badò.
<<Ok, scegliete due capitani, io ovviamente sceglierei la signorina Wilson, e formate le squadre>>
<<Veramente signor Florence, io non conosco i loro nomi e non mi piace molto indicare. L'educazione prima di tutto, quindi preferirei non essere capitana>> alcuni risero ma Florence annuii come se avessi detto una cosa davvero saggia.
<<Allora capitani Robinson e Barney>> Logan e un ragazzo basso ma molto muscoloso fecero un passo avanti.
<<Bene ragazzi, cominciate subito ma cercate di equilibrarle bene>> Logan e Barney fecero pari e dispari, con la vittoria di Barney che scelse il primo ragazzo. Poi Logan scelse anche lui un ragazzo con cui sembrava molto amico. Barney scelse Tom, che mi rivolse un'occhiata strana. Era il turno di Logan che disse le parole magiche <<Scelgo la Wilson>> appena Florence lo sentì, urlò. <<Vai così Robinson!>> risi e andai dalla parte della squadra di Logan e mi misi alla sua destra. Sentii il suo buon profumo di colonia che sembrava piuttosto costosa.

La partita molto ben equilibrata da entrambi i lati finì 3-0 per noi. Quando segnai io un goal, Florence impazzì e andò ad urlare in corridoio che ero un fenomeno e alcuni ragazzi mi cinsero le spalle con un braccio, si girarono verso tutti gli altri e mi indicarono come se fossi Maradona in persona.

L'ora finì fin troppo velocemente e io e Sophia dovemmo correre via per ritornare in classe.                                                          Il resto della giornata passò normalmente e forse anche noiosamente.
L'allenamento finì per le 7 e camminando un po' per schiarirmi le idee mi ritrovai al campo di football. Arrivai e senza farmi vedere mi infilai nelle gradinate nel mezzo. Non riconobbi nessuno dei giocatori dato che avevano tutti la divisa e il casco. Mi piaceva moltissimo il football anche se non avevo tempo di seguirlo. Quando ero più piccola guardavo un sacco di partite con mio padre e ricordo che la mamma non sopportava di sentirci urlare. Sorrisi malinconica a questi ricordi e non mi accorsi quasi che era finito l'allenamento. Alcuni ragazzi stavano salendo verso la mia direzione. Ricacciai indietro le lacrime e ne asciugai una solitaria che mi ero lasciata sfuggire. Uno se ne accorse e chiese <<C'è qualcosa che non va?>> Sembrava preoccupato per me. <<No tranquillo, mi è entrato un Fierobecco nell'occhio>> lui annuii molto confuso ma non fece domande e mi asciugai dal viso un'altra lacrima. Lo guardai e feci una faccia schifata <<Non dovresti andare a cambiarti? Sei sudicio così>> lui rise e disse <<Sei strana, di solito le ragazze mi dicono che sono sexy così>> risi forte. <<Certamente, ma non nel mio caso. Vuoi andare o mi vuoi far morire?>>
<<Se stai bene vado, altrimenti rimango qui>> che carino, si stava preoccupando per me, solo poche persone lo facevano realmente.
<<Vai, magari dopo non sembrerai più venuto fuori da un letamaio>> gli sorrisi cordialmente.
<<Come vuole lei signora>> fece un saluto militare e saltò fino alla porta che pensavo fosse quello che conduceva allo spogliatoio.
Tornai a ripensare alla mia infanzia. Mi tornò in mente quando vinsi la mia prima gara regionale di ginnastica. Non ero stata una bambina normale e probabilmente non lo sarei mai stata. La mia infanzia sicuramente aveva infierito in tutto e per tutto nella mia vita, nel mio carattere che ora era molto più riservato e timido. Anche se mi piaceva stare sotto i riflettori non ero mai io quella che voleva starci, erano piuttosto gli altri che mi ci mettevano.

SaudadeWhere stories live. Discover now