8. Due cretini.

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"È arrivato questo.", dice Cesare rientrando, liberando Chewbe dal guinzaglio e mostrandomi il plico di fascicoli, che lascia sul bancone a penisola della cucina.
"Oh, finalmente i documenti che mi servivano, almeno ora posso finire questo rapporto e mandare tutto a Torino.", dico quasi tra me e me sfogliando le prime pagine per controllarlo velocemente.
"È un lavoro per il museo?", mi domanda con un tono strano.
"Certo. È sempre la collaborazione con il Museo Egizio di cui ti ho parlato, per cosa pensavi che fosse? Ormai Andrea lo conosci da tempo...", inizio io, ma mi interrompe subito.
"Non ho detto che me l'ha dato Andrea.", afferma infatti lui, lasciandomi spiazzata.
"Non lo ha portato Andrea? Ma mi aveva detto proprio stamattina che dopo il turno sarebbe venuto qua...forse non ha ancora finito e ha mandato Maria...", ipotizzo io, ma continua a guardarmi con uno sguardo strano, non capisco.
"Nessuna Maria è venuta. Ritenta.", mi dice incrociando le braccia al petto.
"Non lo so, doveva portarmeli Andrea, in alternativa sarebbe anche potuta venire lei, lavoriamo da un po' insieme...Non sto capendo, cosa succede?", gli chiedo confusa mentre mi asciugo le mani nel canovaccio e lo raggiungo dall'altro lato del bancone, sedendomi sullo sgabello di fronte a lui.
"Forse dovrei essere io a farti questa domanda. Sono sceso 10 minuti con Chewbe e mi ritrovo questo bellimbusto davanti al cancello che ti cercava per consegnarti quei fascicoli. Sai, uno alto, capelli corvini, un damerino che evidentemente pretende di sembrare un po' vintage, ma con scarsi risultati a quanto pare.", dice stizzito, guardandomi fisso negli occhi, e non riesco a replicare.
"Ha detto che era qui per conto di Andrea, aveva troppo lavoro da sbrigare e si è offerto di venire al posto suo, che tanto era di passaggio sulla strada per tornare a casa sua. Sapevi che abita qui vicino? «Tu devi essere Cesare», mi ha detto, e io ancora non capivo chi cazzo fosse, magari lo avevo incontrato ad una delle tue presentazioni al museo e non mi ricordavo, ma aveva una faccia familiare. Però poi si è presentato, un tuo collega da un paio di mesi, ma vi conoscete da anni, così ha detto. E ancora non riuscivo a collegare, mi mancava un pezzo al puzzle, si è congedato e finalmente ho capito. «Piacere di averti conosciuto, sono Luca.», ed è soltanto per il fatto che è salito di nuovo in auto che non gli ho rovinato quel bel faccino.", conclude indurendo la mascella e resto con il fiato mozzato, gli occhi di lui puntati addosso
"Da quanto tempo va avanti questa storia?", chiede repentino.
"Cesare, io...", provo a parlare, ma mi interrompe ancora.
"Non cercare di indorarmi la pillola, non serve a niente.", mi dice secco.
"Non c'è nessuna pillola da indorare...", ribatto io ma mi ferma ancora.
"Non dirmi cazzate, smettila. Non prendermi per il culo, l'ho già fatta per troppo tempo la parte del cretino a questo punto. Quando è iniziata questa cosa?", continua lui con tono duro.
"Non è iniziato assolutamente niente, smettila di ingigantire qualcosa che, punto primo, non esiste, secondo non ha neanche importanza per me.", rispondo io inchiodando lo sguardo nel suo.
"Ah sì? Vuoi dirmi che non te ne frega niente di tutto questo? Che non ci pensi neanche un minuto? Che non ti ha smosso niente?", incalza lui avvicinandosi, poggiando i palmi delle mani sul bancone alle mie spalle, incastrandomi tra le sue braccia.
"È ovvio che questa cosa mi abbia toccato! Sarei un'ipocrita se ti dicessi il contrario, ma ti stai facendo castelli in aria inutili. Cosa credi, che mi sia bastato uno sguardo dopo non so quanti anni per mandare tutto all'aria?", gli rispondo con voce ferma, cercando di capire dai suoi occhi cosa sta pensando.
"Oh, non lo so, hai mandato tutto a puttane? E cosa pensi che ne possa sapere io, dato che non mi hai detto un emerito cazzo!", ribatte sarcastico.
"Non ti ho detto niente perché a me di lui non frega un cazzo, come te lo devo spiegare? Sì, è ripiombato nella mia vita all'improvviso e, sì, sono rimasta totalmente spiazzata perché dopo tutto questo tempo come potevo mai credere che succedesse, ma è successo!", replico io seria.
"Oh, quindi adesso amiconi come prima, no? Come se fossero passati solo pochi mesi dall'ultima volta che ve la siete spassata e non, che ne so, tipo 10 anni!", continua lui, sempre con questo tono sarcastico che inizia a darmi ai nervi.
"Io e Luca non ce la siamo mai spassata, non nel senso che intendi tu, e dovresti saperlo! Come puoi anche solo credere che tra me e lui ci sia qualcosa di quel tipo, quella storia è vecchia di un decennio e lo sai bene, perché se sono riuscita ad uscirne del tutto è stato anche grazie a te, cazzo!", sbotto io spazientita.
"Scusami se mi preoccupo del ragazzo di cui sei stata innamorata per anni, ANNI CAZZO, e che ti ha lasciata con il cuore a pezzi per tutta l'adolescenza! Quanto tempo hai perso dietro quel cretino perché non ti sentivi mai abbastanza e ti buttavi costantemente giù perché non avevi neanche più un briciolo di fiducia in te stessa per crederti anche solamente un minimo brava in quello che facevi, eh? Quanto ti ci è voluto per dimenticarti di tutto questo e tornare d'amore e d'accordo con lui, un saluto, un abbraccio, un bacio magari!", sbotta anche lui allontanandosi di scatto da me, mettendo qualche passo di distanza tra noi.
"Che cosa?! Stai davvero pensando, no, sul serio, davvero pensi che abbia dimenticato i passati 10, forse 15, anni e, soprattutto, questi 4 con te per correre di nuovo dietro a Luca? Quella storia, che non è neanche minimamente definibile così, non è mai nata e mai nascerebbe perchè quel Luca di cui ero innamorata non esiste più, come non esiste più quella Isabella che piaceva a lui!", dico di getto alzandomi dallo sgabello per raggiungerlo.
"E tu cosa ne sai, magari è ancora innamorato di te.", ribatte lui ma lo interrompo.
"A me non interessa! Sai cosa, fai tu le tue considerazioni, perché io non so più che altro dirti per fartelo capire.", sospiro prendendo una pausa e lui non ha il tempo di replicare perché già riprendo a parlare.
"Luca mi ha contattata per dirmi che voleva provare a lavorare al museo e sapeva che io ero entrata in una posizione importante, era una velata richiesta di raccomandazione, e me ne sono fregata, l'ho indirizzato alle risorse umane e tanti auguri. E mi sono sfogata con Giulia perchè ero incazzata, non poteva ripresentarsi nella mia vita dopo tutta la fatica che avevo fatto per lasciarmelo alle spalle, non avrei mai buttato al vento tutti i miei sforzi.", inizio a spiegargli, facendo avanti e indietro nel salotto.
"Poi è effettivamente venuto a Bologna per fare il colloquio, mi ha chiesto di vederci per un caffè e ho rifiutato perché ero con te in montagna, ma la mia risposta non sarebbe cambiata se fossi stata in città. E una sera, un paio di mesi fa, me lo ritrovo davanti al museo che stava andando a firmare il contratto ed ecco un altro caffè rifiutato, anche grazie all'aiuto di Dario, con cui dovevo uscire e che era confuso più di me, quando ha capito chi fosse Luca, su cosa effettivamente volesse.", continuo a parlare senza sosta, per poi fermarmi di nuovo davanti a lui.
"Le prime settimane l'ho evitato di proposito, mi rinchiudevo nei laboratori a supervisionare il team di restauro e il peggio che poteva capitare era trovarlo in ascensore quando uno dei due attaccava o staccava il turno. Poi in realtà mi sono anche un po' rotta le palle di questa storia, perché questa situazione non dipende da me, ma ci devo lavorare insieme, in un modo o nell'altro. Perciò un paio di settimane fa gli ho chiesto di prendere un caffè perché non posso passare tutta la giornata ad evitarlo e a sentirmi a disagio, abbiamo messo un punto alla questione, chiarita definitivamente. Esiste solo un rapporto di cortesia e collaborazione da colleghi. E basta, niente ritorni di fiamma, niente amore adolescenziale che finalmente vede compiere il suo destino. Assolutamente nessuna di queste cazzate.", concludo, ormai stanca.
"Questo non cambia il fatto che tu possa piacergli ancora...e che tu non mi abbia detto un cazzo...", protesta.
"Ancora!? È vero, abbiamo finalmente ammesso quello che sentivamo l'una per l'altro più di 10 anni fa, ma questo non significa che io abbia colto la prima occasione per correre tra le sue braccia! Luca ed io non siamo mai stati niente di più che buoni amici, ormai è passata, per me non conta più niente. Non torneremo mai al rapporto che avevamo prima e sicuramente non si trasformerà in qualcosa di più, siamo solo vecchi amici che ora lavorano insieme come buoni colleghi.", replico esasperata.
"Se davvero lui non significa niente per te perché me lo hai nascosto? Non dirmi che se fossi stata tu al mio posto non ti saresti incazzata. Se io iniziassi a lavorare con Sofia e non ti dicessi niente, che faresti? Sentiamo, come cazzo reagiresti?", continua Cesare convinto.
"Porca puttana, perché non capite che sono due situazioni totalmente differenti? L'ho già detto a tuo fratello, perché sí, Claudio ed io ne abbiamo parlato, e lo dico anche a te: lei è la tua ex, siete stati fidanzati per una quantità di tempo infinita prima che noi due ci mettessimo insieme, mentre tra me e Luca non c'è mai stato e mai ci sarà niente di lontanamente romantico. L'unica cosa che ci ha legati di nuovo è il lavoro, punto.", rispondo io.
"Perciò vi limiterete ad essere cortesi sul lavoro e poi due completi estranei?", mi chiede retorico.
"Certo che no, non posso fare finta che fuori dal museo lui non esista! Fosse per un caffè con gli altri del reparto o uno strappo fino a casa, come l'altro giorno...", gli rispondo.
"Ah, ti ha pure accompagnata a casa!", dice sorpreso.
"Pioveva a dirotto ed ero piena di roba da portare! Che cosa avrei dovuto fare, farmi mezz'ora a piedi fino a casa quando lui era di strada?", replico sarcastica.
"Potevi chiamare me per esempio!", mi risponde di getto.
"E perché avrei dovuto farlo, eri a registrare in studio con i...", provo a dire, ma mi interrompe brusco.
"Mi chiedi anche perché?! PERCHÉ SONO IO IL TUO RAGAZZO, NON QUELL'IMBECILLE!", dice ancora più incazzato, a pochi centimetri da me.
"Oh, finalmente te ne sei ricordato! Io sto con te da 4 fottutissimi anni, non 4 giorni, e tu credi davvero che io possa mandare a puttane la nostra relazione per qualcuno che non mi piace più da tanto di quel tempo che neanche ricordo come mi sentissi! E dovresti saperlo bene, dato che i primi tempi che ero arrivata a Bologna, ancora prima che ci mettessimo insieme, sei stato tu stesso a risollevarmi da tutto quello schifo che mi portavo dietro! Onestamente, Cesare, mi conosci almeno un pochino?", concludo amareggiata, staccandomi in fretta da lui per andare in camera da letto, arraffare un paio di cose al volo ed infilarle in uno zaino, tornando poi in soggiorno, dove recupero la borsa dall'armadio nell'ingresso e il cellulare.
"Dove stai andando?", chiede di getto, abbassando il tono ad un sussurro e bloccandomi per il polso.
"Evito di sembrare ancora una cretina.", rispondo con un bisbiglio a mala pena udibile, asciugandomi in fretta una lacrima solitaria sulla guancia e liberandomi dalla sua presa per inforcare la porta ed uscire in fretta dal palazzo.

Ed è con te. - Cesare CantelliWhere stories live. Discover now