CAPITOLO 3: the other side

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Castiel era un Angelo del Signore, non un umano. Non aveva la benchè minima concezione dei sentimenti che un terrestre potesse provare.

Questo era quello che si ripeteva l'angelo ormai da anni, a partire da quando, per la prima volta, aveva salvato la vita a colui che un umano avrebbe definito il suo "miglior amico". Il loro rapporto sarebbe stato destinato a rimanere per sempre una semplice amicizia: infatti, nonostante ci fosse chiaramente dell'altro, nessuno dei due si sarebbe mai azzardato a compiere un compromettente passo decisivo.

Castiel non si dava pace cercando di sopprimere quella fastidiosa e insieme misteriosa sensazione che provava, o meglio, lo travolgeva, quando, curava le ferite di Dean, quando toccava la sua pelle calda e morbida. Pur venendo in contatto con il suo tramite e non con la sua grazia, quel tocco produceva tutte le volte un effetto che l'angelo doveva per forza cercare di nascondere, come se il cacciatore accarezzasse le sue ali nascoste. Esse, infatti, erano troppo sensibili perché lui le lasciasse esposte al mondo esterno, così che il cacciatore non aveva la minima idea del loro aspetto, ma Cass non riusciva, nelle sue immaginazioni più recondite, a non perdersi in pensieri in cui le mani dell'altro vagavano sulle sue ali scure e limpide, esplorandone ogni centimetro in tutta la loro perfezione. Un gesto che sarebbe stato così speciale proprio per la sua infinita sensualità, allo stesso tempo accompagnata da una sintonia e da una sorta di manifestazione velata di quel legame inscindibile tra le anime dei due.

Ogni volta che l'angelo posava le mani sulle ferite del cacciatore, specialmente sul suo magnifico volto che, volontariamente o meno, si illuminava sempre al suo solo tocco, doveva lottare contro sé stesso per mantenere uno sguardo il più neutrale possibile, che non lasciasse trasparire nulla di ciò che gridava il suo cuore. Le sue mani lo afferravano sempre con una delicatezza infinita, perché oltre a temere di provocargli un'ulteriore sofferenza, la creatura alata si sentiva quasi indegna nei suoi confronti. Sì, era un semplice umano, ma la sua anima, visibile chiaramente agli occhi di un angelo, sprigionava una potenza e una luminosità costante, quasi possedesse una grazia anche lui. E più passavano i giorni, più Castiel si perdeva in quell'essenza, così perfetta da non poter fare altro se non ammirarla senza parole.

Sicuramente, si diceva l'angelo, era altrettanto rilevante il fatto che, grazie alla sua capacità di percepire le reazioni degli umani, anche se spesso senza comprenderle, potesse scorgere una punta di colore incredibilmente brillante negli occhi di Dean, accompagnata da una strana sensazione di un rapidissimo movimento del suo corpo, come quando, aveva imparato, gli umani avevano freddo e si manifestava quella sorta di brivido che chiamavano "pelle d'oca". Ne era sicuro: il cacciatore era percorso da qualcosa di simile ad una scossa elettrica, come una scintilla che si originava nel punto di contatto tra i due e che si diffondeva alla velocità della luce in tutto il corpo, non solo dell'umano, ma di entrambi.

Ma il momento migliore era quando i loro occhi, che Cass sapeva con certezza essere lo specchio di ogni emozione umana, si incontravano e si fissavano profondamente, per quei pochissimi secondi che sembravano secoli. Poi, solitamente, Dean trovava in qualche modo il coraggio e la forza di interrompere quella magia e staccarsi da lui, concludendo il tutto con un silenzio assordante e, entrambi ne erano certi, carico di parole e sentimenti che nessuno sarebbe stato disposto ad esternare, anche se ormai talmente intensi da non poter quasi essere più repressi.

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