Piove

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«E ti ricordi quando feci quasi saltare in aria il tuo laboratorio? C'era mancato davvero poco, menomale che sei riuscito a fermarmi prima che combinassi l'irreparabile...»
Kaeya espirò una risata dal naso, continuando ad accarezzare la guancia del biondo con le sue dita sottili. Aveva la pelle piuttosto fredda Albedo, era sempre stato così, probabilmente i giorni passati tra le nevi di Dragonspine avevano enfatizzato questa sua caratteristica che l'altro ragazzo trovava piuttosto affascinante, senza una motivazione precisa... Forse perché era una delle poche cose che avevano in comune.

Nonostante l'aria che li avvolgeva fosse quasi rovente, i due stavano l'uno poggiato sulle gambe dell'altro, come a scaldarsi. Albedo era intento a guardare le stelle, che per qualche motivo sembravano più spente del solito, mentre Kaeya, senza smettere di passare con delicatezza le dita sul viso dell'altro, contemplava i suoi lineamenti.
Una goccia cadde proprio sotto l'occhio del biondo e il maggiore fu pronto ad asciugarla col proprio pollice.

«Piove?»
Chiese Albedo con tono stanco, abbassando le palpebre.

«Può darsi.»
Rispose il blu, alzando lo sguardo al cielo e poi riportandolo sul ragazzo sotto di sé.
«Sei stanco? È ancora presto, rimani un po' con me.»

Albedo sorrise riaprendo gli occhi, aveva sempre trovato divertente il comportamento dell'altro quando erano da soli. Ogni tanto Kaeya gli sembrava un bambino: faceva di tutto pur di ricevere qualche attenzione da lui, che era sempre troppo concentrato sui propri pensieri e sui compiti che aveva da svolgere. Non l'aveva mai ammesso, ma infondo gli piaceva anche per quello. Con nessuno si comportava così, era un atteggiamento che il blu riservava solo per lui, ed Albedo ne era grato, lo faceva sentire un po' speciale.

«Kaeya, mi-»
Il ragazzo lo troncò sul nascere: posò un dito sulle labbra dell'altro e scosse la testa facendogli cenno di non parlare, senza staccare i propri occhi dai suoi.

«C'è un bel silenzio, non lo rovinare.»
Disse ironico. In realtà amava quando era il biondo a parlare, il suo tono di voce lo rilassava. Spesso pur di ascoltarlo gli faceva domande assurde riguardanti l'alchimia, nonostante lui non ci capisse nulla.

Un'altra goccia bagnò il viso del più piccolo. Era calda la pioggia quella sera, probabilmente era l'aria che tirava a riscaldarla, o almeno, così pensò Albedo, troppo assonnato per pensare a una spiegazione più plausibile.
Socchiuse un occhio e Kaeya schioccò la lingua, come a rimproverarlo.

«Dai, resta ancora un po'. Non ci vediamo mai e oggi che abbiamo un po' di tempo per noi mi lasci così?»

«Sono-»

Il più grande alzò gli occhi al cielo, poggiando nuovamente un dito sulle sue labbra.

«Zitto ho detto. Zitto.»
Ripeté a bassa voce. Il tono era insolitamente dolce, contrastante con le parole pronunciate.
Il biondo fece un lieve cenno con il capo, come a fargli intendere di aver capito.

«Sai, Albedo... » cominciò, qualche altra goccia bagnò il viso del più piccolo.
«...ho sempre pensato che tu somigliassi molto a Dragonspine: ti credevo come un pezzo di ghiaccio. Capisci, no? Senza emozioni, zero sentimenti, fermo, deciso, composto. Ci ho messo un po' a capire che mi sbagliavo, onestamente. Ci sono volute spedizioni su spedizioni per estrapolare una minima informazione su di te. Sai quanta fatica mi hai fatto fare?»
Chiese, la voce macchiata da un sorriso.

«Eppure la ricompensa è stata più che soddisfacente.»
Sussurrò, alludendo ai tempi passati insieme, alle lacrime, ai sorrisi e ai litigi che avevano condiviso.

Trascorse qualche attimo in silenzio, ascoltando il respiro lento dell'altro mischiato al proprio, che per qualche motivo sembrava piuttosto irregolare.

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