Amici fino alla fine

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Obanai-san si addormenta di fianco a me e io lo osservo in ogni suo minimo particolare, sono passati cent'anni ma è proprio come lo ricordavo: il mio Iguro-san.
È pomeriggio inoltrato e non abbiamo pranzato, ci siamo sfamati di baci e la mia pancia non ha ancora brontolato. Che felicità!
Sento le voci dei nostri amici provenire dal vialetto e balzo sul futon. Sveglio Obanai-san con un bacio, lui apre gli occhi lentamente e mi chiede cosa c'è.

– Sono tornati.

Prima di addormentarsi avevamo deciso di parlare con tutti loro sulla faccenda, per capire se anche loro avessero riacquistato i ricordi del nostro passato.

– Io volevo dormire ancora un po'.
– Mi devi anche fasciare il piede...
– Ah già...

Si convince ad alzarsi, poi va a prendere la cassettina di emergenza nella toilette e inizia a fasciarmi la caviglia.

– Devo anche vestirmi... mi aiuti?

Gli chiedo, l'imbarazzo è scomparso nel nulla. Obanai-san fa cenno con la testa e dopo aver finito la fasciatura mi aiuta a mettermi qualcosa addosso. Mi vede, non mi aveva mai visto nuda nemmeno un secolo fa, e percepisco un pizzico di imbarazzo nel suo sguardo. Tuttavia non mi sembra a disagio, o almeno non come prima di ricordare tutto.

– Ce la fai a camminare?

Provo a mettere il peso sull'altra gamba ma appena tocco il pavimento con il piede sinistro tornano le fitte e stringo gli occhi e i denti per il dolore.

– Ok ok, ci penso io.

Si china nuovamente e mi prende in braccio, nello scivolare fra le sue braccia ho sentito una cosa strana, come un rigonfiamento. Poi ho capito.

– Non dovresti calmarti un po', prima di andare giù?
– In che senso?

Rido fra le labbra.

– Ah... che pretendi? Ti ho appena visto nuda!
– Eh, scusa, non riuscivo a vestirmi da sola con sto piede malconcio!

Obanai-san evita il mio sguardo, ha le guance tutte rosse. Gli sorrido.
Nel mentre i nostri amici entrano in casa e fanno un gran chiasso.

– Mitsuri-chan? Obanai-san? Tutto bene nel vostro nido d'amore?

Grida Shinobu dalla sala e sentiamo gli altri ridere in sottofondo.

– Ci risiamo...

Sbuffo, alla lunga sono fastidiosi.

– Puoi sempre rifilargli dei gattini dal tuo respiro, che posizione era quella?

Obanai-san ride.

– La terza e la sesta, te ne sei ricordato!

Batto le mani e ridiamo insieme. Obanai-san si incammina verso le scale. Scendiamo e notano subito la mia invalidità dal piede fasciato.

– Cos'è successo?

Chiede Kanae-san preoccupata.

– Ci hai dato dentro, eh?

Gyomei-san esordisce con una battutina rivolta ad Obanai-san.

– Smettila subito se non vuoi un sasso in testa.

Poi gli dice, freddamente, e Gyomei-san trattiene una risata.

– Sono semplicemente scivolata dalla vasca, si è slogata la caviglia, non è niente di grave.
– Però non riesci a camminare, perciò l'ho presa in braccio.

Obanai-san spiega agli altri, mettendomi seduta sul tatami. Poi ci rivolgiamo direttamente a tutti loro.

– Dobbiamo parlare, comunque.

Fra le tue bracciaWhere stories live. Discover now