Prologo

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Un forte vagito riempì le ampie sale del castello, rimbombando addosso alle pareti rivestite di pregiata carta da parati dorata.

«È una bambina, Vostra Maestà!» esclamò la levatrice, porgendo il fagotto piangente al Re.

Re Garmond III, della casata dei Webenner, accolse tra le braccia possenti quello che la levatrice gli porse con tanta cura. Dapprima avrebbe voluto rifiutare, avrebbe voluto girare i tacchi e sparire dalle sue stesse stanze. Desiderava un figlio maschio. Ai Dei non aveva mai chiesto molto, soltanto un primogenito maschio. Ma, a quanto pareva, agli Dei non stava a cuore il Re. Dopo innumerevoli tentativi, dopo diciotto lunghi anni di infelice matrimonio, dopo svariati pargoli nati senza vita e altrettanti che non ebbero nemmeno la possibilità di crescere nel grembo della Regina, gli Dei lo ricompensarono con una femmina. Come poteva lui, un Re col pugno di ferro, dedito a governare impavido da diciotto anni, presentare al popolo un'erede? Una femmina che alla sua dipartita sarebbe ascesa al trono di Anglesia... non poteva!

E poi accadde l'impensabile! Il Re abbassò lo sguardo e incontrò due occhioni verdi, grandi, contornati da ciglia lunghissime, del colore del fuoco. E il suo cuore di pietra si scaldò, i lineamenti contratti del suo viso si distesero appena e fu invaso da un'inspiegabile amore per quella creaturina. Non riuscì a distogliere gli occhi da quelli del frutto dei propri lombi. Non riuscì a smettere di guardare sua figlia, una femmina, la futura Regina di Anglesia: Principessa Avaline V della casata dei Webenner, erede al trono di Anglesia.

«Vostra Maestà, vogliate perdonarmi... Siete atteso nella sala del trono» disse il servitore, affannato, abbassando lo sguardo e inchinandosi dinnanzi al proprio sovrano.

«Chi osa disturbarmi?» pronunciò quasi in un ringhio il Re, senza distogliere lo sguardo dalla Principessa.

«Vostra Maestà, il Consiglio doveva riunirsi oggi... è... è martedì», il servitore, intimorito, non trovava il coraggio di alzare la testa, ancora piegata nell'inchino.

«Di' loro di proseguire senza di me» sentenziò Re Garmond.

Il servitore, un fanciullo poco più che quindicenne, dopo un altro profondo inchino volto al suo Re girò sui tacchi e uscì dalle stanze reali. Le guardie del Re chiusero le immense porte di legno massiccio, permettendo al sovrano di rimanere nuovamente assorto, a specchiarsi nelle iridi di giada della Principessa. Nella stanza regnava il silenzio, nonostante attorno al Re c'erano radunate diverse balie e la levatrice. La neonata aveva bisogno di cure, di essere lavata e nutrita, ma nessuno in quella stanza aveva il coraggio di proferire parola, nessuno aveva il coraggio di destare il Re da quello stato di profonda ammirazione verso la Principessa.

Nella stanza accanto, in un letto a baldacchino, tra lenzuola di seta color caffè, Odelia I nata nella casata dei Darcy – divenuta Regina Consorte una volta sposato il Re – giaceva stremata, dopo aver dato alla luce la sua primogenita, almeno così osavano definirla. La Regina, appena fu tutto finito, si girò su un fianco, avvolta dalle lenzuola appena cambiate, e se ne stette lì, con lo sguardo fisso nel vuoto. Non voleva saperne nulla; appena udì quel vagito, chiese alla levatrice di portare via "quella cosa" il più lontano possibile da lei, e questa non poté che inchinarsi dinnanzi alla Regina e fare come le fu ordinato.

Odelia ci provò, provò con tutte le sue forze a cercare di combattere il mostro che le era cresciuto dentro mentre gli anni avanzavano. Ogni bambino che perdeva si portava via un pezzo di sé, ne perse il conto qualche anno addietro, oppure si rifiutò semplicemente di tenerlo. Sapeva, era consapevole fin dal giorno delle sue nozze che il suo solo e unico scopo e dovere era quello di mettere al mondo degli eredi al trono di Anglesia. E ci provò, per tutti gli Dei dell'Universo, se non ci provò! E pregò, pregò tanto da avere le ginocchia piene di lividi a forza di stare inginocchiata nella cappella. Ma gli Dei non guardavano mai dalla sua parte, gli Dei decisero di non ritenerla degna di un tale compito.

Un Trono per dueWo Geschichten leben. Entdecke jetzt