Fourteen.3

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Me ne sono andato, controvoglia, lasciandomi alle spalle Alec chiuso nella sua stanza, prendendosi ciò che in realtà dovrebbe essere solo mio

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Me ne sono andato, controvoglia, lasciandomi alle spalle Alec chiuso nella sua stanza, prendendosi ciò che in realtà dovrebbe essere solo mio.

<<Non pensavo mi chiamassi>> esordisce Meson facendoci spazio tra la folla esuberante.

<<Avevo bisogno di allentare la tensione e prendere a pugni qualcuno>> rispondo

<<Ginevra fa questo effetto a tutti>>

Lo guardo torvo anche se in realtà non mi vede perché mi da le spalle, e faccio un respiro, l'ennesimo, profondo ignorando le sue parole per poi concentrarmi sull'avversario

<<Andrea niente cazzate>> mi avverte fermandosi poco prima del ring <<L'ultima volta ho dovuto fare i salti mortali per salvarti il culo>>

<<Ed è per questo motivo che non dirò a Jordan che le hai violentato la figlia>> asserisco duro facendolo sbiancare

<<Tu...>>

<<L'ho capito da solo, non è un argomento di cui lei parla volentieri>>

Non risponde si limita solo a guardarmi, dopo pochi attimi anche Ethan fa il suo ingresso posizionandosi al fianco del fratello beccandosi un'occhiataccia da parte mia

<<Siamo amici Andrea, lo eravamo prima che arrivassi tu e lo siamo ancora>> dice monocorde prima che un uomo sulla sessantina annunci il mio nome invitandomi a salire sul ring.

Niente colpi al viso

Niente mani intorno al collo

Solo pugni

Solo calci

Queste sono le quattro regole da seguire, poche ma buone.

Al terzo rintocco della campanella inizio a saltellare sul ring scaldando i muscoli attendendo qualche mossa dal mio avversario, che subito parte cercando di piazzare un calcio diretto nel mio stomaco, ma che blocco facendolo così cadere a terra, ma non lo colpisco.

Ho sempre usato questa tattica, stancare il mio avversario colpendolo solo quando ritengo opportuno, paro i colpi mi abbasso evitandoli e li faccio cadere così che loro vadano perdendo ogni singola forza diventando deboli e facili da mandare al tappeto.

Continuo così per una buona mezz'ora, poi stanco di aspettare che si stanchi inizio a colpirlo.

Nero, tutto ciò che vedo, il vuoto tutto ciò che sento. Non c'è niente, ci siamo solo io e i miei demoni personali, elimino tutto, elimino le voci, elimino gli sguardi, solo il suo non riesco ad eliminare.

Lei mi guarda, e sono sicura che sarebbe schifata dallo show presentato, eppure è l'unico modo che conosco per calmare i miei nervi, e poi, solo dopo aver steso il mio avversario è come se tornassi veramente a respirare.

Ma questa volta non mi basta, essere acclamato non mi basta, la soddisfazione di vedere quel coglione per terra e logorante non mi basta. Vorrei lei e la cosa mi fa solo incazzare ulteriormente, così scendo dal ring ignorando tutte le pacche date dalla gente vincitrice sulle spalle e vado spedito verso il bancone:

<<Fammi dimenticare anche come mi chiamo>> ordino alla ragazza che ammicca per poi muoversi svelta

Non so quanti me ne bevo esattamente, ho perso il conto dopo il quinto, e nemmeno so cos'è che ho bevuto. Ciò che so è che lei non se n'è comunque andata, nemmeno quando ho deciso di scoparmi la barista, lei era lì che mi fissava.

Maledetti occhi scuri e profondi, maledetta lei bella e proibita, inarrivabile e completamente lontana da me.

E forse è questo che devo fare, tenerla lontana, così da poter allontanare anche i suoi occhi dalla mia testa, così da poter eliminare il suo profumo e il suo sapore che ancora m'impregna le labbra mandando in cortocircuito il mio corpo.

Allontanare Ginevra sarà la cosa che farò, ma sarà così facile come spero? Anche adesso, che io sono sulla soglia della porta d'ingresso e lei nel mezzo del salone con lo sguardo fisso sulla mia figura malandata, anche adesso sarà facile allontanarla? 

Criminal Love 2حيث تعيش القصص. اكتشف الآن