Capitolo 9 - Il primo turno.

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Passarono i giorni, e su quella casa, regnava la pace e la tranquillità.
O perlomeno così si pensava, perchè la discussione tra Ray e Norman non era ancora stata conclusa.
Ray, come promesso all'amica, il giorno seguente andó a parlare con Norman.
Quest'ultimo era amareggiato dall'atteggiamento del fratello, ma allo stesso tempo come umiliato da se stesso per come aveva reagito, forse troppo esagerato, forse troppo aggressivo.
"Ascolta Norman." Disse Ray, arrivando nella veranda, dove Norman era situato.
"Mi dispiace tanto. Mi dispiace per essere stato veramente un bastardo. Non volevo rovinare tutto."
Norman era appoggiato alla ringhiera del terrazzo, ad ammirare il sole calante.
La febbre era passata anche a lui.
Ora stavano tutti bene.
Anche il cuore di Norman stava meglio, perció non si fece scrupoli, e giró lentamente il capo verso l'amico.
"Dispiace anche a me, Ray."
I due si scambiarono un abbraccio fraterno, pieno di calore e sincerità.
"Ray c'è qualcosa che non va?" Domandó Norman all'amico, che gli pareva aver fatto un espressione corrucciata.

Ray non sapeva se parlare con Norman, della sua strategia per scovare il colpevole che faceva provare quei sintomi tremendi ad Emma. Così con uno sguardo idilliaco scrutó l'amico con un'espressione gentile.
"Ma no figurati!" Disse.
"Siete riusciti a capire che cosa non va con Emma?"
"In realtà non proprio... Peró io sono convinto che ci sia una persona in mezzo a noi che la fa stare così, inconsapevolmente." Disse Ray.
"Una persona?"
"Norman, Emma aveva gli attacchi mentre osservava la data del tuo compleanno scritta sul suo diario."
"...Il mio compleanno?
Emma... Io... Sono io la causa di tutto?"
"Amico, bisogna che tu lo faccia."
"Fare cosa?"
"Sei proprio ottuso tu, eh?
Devi dichiararti, pirla."
"E pensi che questo la faccia stare meglio?! Scusa eh, ma se solo con la mia data di compleanno sta male, figurati come starebbe stando con me!"
"E cosa vorresti fare? Smettere di stare con lei per sempre?"

I due discussero sull'alternativa migliore per farla guarire. Ma Ray non proferì parola con Norman, riguardo al suo piano.
"Ray, ascolta-" Cominció a dire l'albino guardando in direzione dell'amico, quando poi, un ciuffo rosso che non poteva non essere di Emma, attiró immediatamente l'attenzione del ragazzo.
Erano almeno sei giorni che non parlavano tra loro per la vergogna, e Norman non poteva più resistere. Anche se ora sapeva di essere lui la causa, doveva vederla. Doveva toccarla.

Così lasciò Ray, con una frase pronunciata a metà, correndo
verso di lei.
"Emma!" Disse lui.
La rossa, che andava peggiorando di giorno in giorno, si voltó verso di lui, lo guardó dritto negli occhi, poi le tornarono alla mente le parole di Ray: "Emma. Quando te la senti, bacia ognuno di noi."
Sul momento, vedendo nuovamente quegli occhi celesti, guardarla finalmente di nuovo negli occhi, pensó di precipitarsi senza esitazioni sulle labbra pallide del ragazzo, facendo si che fosse lui il primo. Ma non poteva.
Non poteva perchè cominciarono a sgorgarle nuovamente le lacrime, le quali furono impossibili da trattenere, ed Emma non poteva sopportare di farsi vedere come una bambina piagnucolona dal ragazzo che amava. Cosí senza rivolgergli parola, con una mano sul volto per coprirsi le lacrime, scappò via, avventandosi nella camera di Gilda.
Norman rimase lí impalato, ancora una volta. Osservava l'antenna posteriore di Emma, svolazzare allontanandosi pian piano. "Devo trovare un pretesto per parlarle. Anzi no che dico. Merda, devo dichiararmi!"

Emma bussò alla porta di Gilda, la quale era dentro a dipingere il paesaggio che scorgeva dalla finestra.
"Gilda, è urgente. Posso entrare?" Domandó la rossa.
"Entra pure!"
Emma balzò in camera, chiudendo con estrema velocità la porta alle sue spalle.
"Emma, come mai hai il fiatone? Ehi, stai piangendo perchè è un sintomo o c'è qualcosa che non va?"
"Aaaahh non lo so più nemmeno io! Sono stufa di questa situazione!" Rispose Emma asciugandosi con gran forza le lacrime, con la manica della camicia.
"State cercando il colpevole non è vero?"
"Come fai a saperlo, Gilda?"
"Ray, me ne ha parlato lui."
"Credi anche tu che sia Norman?"
"Ne sono più che certa."
"UFFAAA! Che situazione!" Disse Emma, rotolandosi sul letto di Gilda mentre divincolava gambe e braccia in segno di sconforto.
"Tranquilla Emma, va tuuuuuutto benone. Dai vieni qui." Gilda la invitò a sedersi di fianco a lei, sul suo letto.
"Gilda, è come una chiacchierata tra amiche! Sono contenta. Finalmente passo un po' di tempo con te."
"Ehi ma noi SIAMO migliori amiche!" Disse Gilda con fare malizioso.
Poi avvicinandosi alla guancia di Emma, Gilda le stampò un piccolo dolce bacio.
"Ehi Gilda, perchè?" Domandó Emma colta alla sprovvista.
"Ottimo, nessun sintomo.
La causa non sono io."
Quindi era cosí che funzionava il piano di Ray, pensò Emma.
"Caspita, siete geniali." Disse.
"Sono contenta di non essere io, Emma! In questo modo potremo stare insieme senza problemi, che fortuna."
"Ma aspetta Gilda, io dovrei fare questa cosa anche con-" Emma tagliò corto, quando Gilda le cacciò una mano sulla bocca, per zittirla.
Da fuori si udiva una voce.
Era Norman.
"Gilda, scusa il disturbo, Emma è qui?"
"NO! Assolutamente no!" Fece Gilda.
Poi, ad Emma scappò un singhiozzo da pianto, che non si poteva non capire che provenisse da lei.
"Gilda, fammi entrare, devo parlare con lei!"
"E va bene. Norman, vai, tra poco te la mando." Gli propose Gilda, con la speranza che se ne andasse, ma tanto sapeva com'era fatto Norman, ovvero aveva la testa più cocciuta di chiunque altro.
"Grazie." Disse Norman.

Emma smise di piangere, dopo che si fermò ad ammirare il dipinto dell'amica.
Notò subito che in lontananza, come dettaglio, la ragazza aveva dipinto due persone. Amanti probabilmente, con due chiome inconfondibili, i capelli che ardevano come fuoco, e quelli che parevano un mosaico di cristalli di neve.
"Siamo io e Norman?" Sussurró Emma.
"Si vede tanto? Scusa ma non ho potuto fare a meno di disegnarvi." Disse Gilda.
"Figurati, è veramente meraviglioso."
"Sai, io sin da quando eravamo piccoli, ho sempre sperato che un giorno trovassi la persona giusta di cui potessi innamorarti, evidentemente i miei desideri si sono avverati. Ti auguro il meglio, amica mia."
Emma commossa, abbracciò Gilda, che successivamente le prese le mani, e con un grande, dolce sorriso, la spronò ad uscire e ascoltare Norman, che era impaziente di rivederla.
"Ora va' Emma, ci vediamo stasera alle 21 e 30, cosí mi racconti com'è andata."
"Stasera alle 21:30. Non mancherò, te lo prometto Gilda."
"Ottimo. A stasera."
Emma spalancò la porta, fece per correre, ma fu interrotta alla vista dell'albino, che in tutto quel lasso di tempo, non si era schiodato dalla sua posizione, in attesa che la rossa facesse la sua entrata in scena.
"Norman..." Emma ricominciò a piangere, tentò di scappare, perchè la vergogna aveva preso il sopravvento sul suo cuore.
Ma non riuscí.
Fu fermata dalla presa per un braccio dal ragazzo.
"Emma! Non ti lascerò andare. Non questa volta."
"Norman, io non posso vederti!"
"Emma, io non voglio che tu stia male, ma non posso nemmeno accettare di non vederti mai più, solo perchè altrimenti ti si verificano i tuoi sintomi. Poniamo fine a tutto questo."
La ragazza smise di divincolarsi per scappare. Si fece lenta, in modo che le mani di Norman potessero caldamente afferrarle il viso.
"I tuoi occhi Emma. Sono splendidi."
Emma lo guardava negli occhi, da lí il cuore emanò una scarica, insopportabilmente dolorosa, ed Emma colta da quella scossa, fu solo in grado di agganciarsi al corpo del ragazzo, con l'intenzione di non mollare la presa finchè non avrebbe riacquistato le forze.

"È colpa tua. Se mi vengono questi attacchi, è solo perchè mi stai accanto!"
Emma disse ció che non pensava. Fosse stato per lei avrebbe passato tutta la giornata al suo fianco, ma in qualche modo doveva smettere di soffrire.
"Emma, lo so. Ti prego, perdonami, ma non posso toglierti gli occhi di dosso."
"Ora lasciami in pace!"
Emma si riassestò su se stessa con fatica, respingendo il petto del ragazzo coi palmi delle mani, mentre piangeva ininterrottamente, poichè non era sua intenzione.
Solo una persona riuscí a tenerla a bada.
"Ray..." Norman sbarrò gli occhi. Non poteva credere a quello che stavano vedendo i suoi occhi.
Ray diede un bacio ad Emma, e Norman, ormai, aveva perso qualsiasi ragione per continuare a respirare.










Uh mannaggia cazzo ragazzuoli voglio morire. Scusate, ma Ray che bacia Emma, HAHAHAHAH anche no grazie. Sono incazzata con me stessa in questo momento.
good.
Ma tralasciando ciò, avete visto l'episodio 5 di tpn 2? Io si e inutile dire che ho pianto ininterrottamente per tipo 2 ore perchè sono sicura che non avremo l'abbraccio di Emma e Norman nell'episodio 6. Perchè cloverworks. Perchè?
Ma comunque, a parer vostro, Ray ne uscirà tutto intero? Ricordiamoci che però l'ha fatto per una buona causa :)
Alla prossima settimana!

What Destiny Wanted - Norman x EmmaWhere stories live. Discover now