Capitolo 1 - Casa.

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"Fu un attimo girarsi, un attimo sentire urlare il proprio nome da almeno 30 persone, un attimo sentire il leggero tocco rassicurante sulla mia spalla, in quel momento credetti di poter raggiungere un punto di luce in mezzo a tante insicurezze, incertezze, timori, paure, ansie, che io interpretavo come un buco di disperazione. Quella sensazione di voler a tutti i costi raggiungere qualcosa che alla fine, finisci sempre per perdere di vista e non ricordarti più perchè stessi cercando di raggiungerla, che magari non sai che ti avrebbe cambiato la vita, ma ti è sfuggita, ancora una volta."
Questo Emma riflettè nel momento in cui Ray e Norman le tesero le loro mani chiedendole di ricominciare a vivere insieme.

Lei le afferró con timidezza ma sentiva come una sorta di calore in esse, come se si sentisse finalmente a casa. Insieme a tutta la loro famiglia si diressero verso il vecchio uomo che si era preso cura di Emma in quegli anni in cui lei era stata assente, per chiedergli dove avrebbero potuto alloggiare quella notte per poi ripartire la mattina dopo in cerca di una vera e propria grande casa dove vivere insieme. Il vecchio annuì e disse: <Giovanotti cari, perchè volete andarvene, posso offrirvi cibo, letti caldi, affetto, privacy se ce ne fosse la necessità, perchè non usufruite della mia casa per alloggiare nella vostra nuova vita insieme? Sono così impaziente di conoscere coloro che hanno fatto stare bene la mia bambina per tutta la sua vita!> I ragazzi rimasero di stucco, poichè per ospitare tutti i 30 ragazzi e bambini ci sarebbero volute davvero un sacco di camere. <Non vi preoccupate> disse Emma <A casa del Nonno ci sono stanze per tutti!> Norman, con la sua solita cortesia e gentilezza, non potè non accettare. <Signore, la ringraziamo di cuore per la sua ospitalità, parlo a nome anche dei miei fratelli, che accettiamo con gioia la sua proposta> <"Nonno",per cortesia giovanotto> ribattè l'anziano signore. <grazie "Signor Nonno"> fece Norman. <Solo "Nonno" puó bastare.> disse. Doveva essere un uomo di coccio, pensó Norman.

Fatto sta che successivamente insieme, condotti dal Nonno, raggiunsero la sua dimora nel bosco innevato. Davanti ai loro occhi si distendeva una grande pianura circondata da fitti alberi ormai bianchi per la neve caduta, e la sua enorme casa di legno massiccio. I bambini non volevano crederci, una volta entrati, videro ció che avevano sognato da tutta la vita, una bella casa accogliente, grande, e dove vivere tranquillamente con le persone che amavano.
Parlando di amore, Norman restó anch'egli affascinato dalla casa, ma ancor di più dalla nuova Emma che si ritrovava di fianco. La solita ragazza antennina dai folti, disordinati capelli color del fuoco vivace, con i suoi grandi occhi verdi che sembravano peró più spenti e penetranti di come Norman li ricordava.
Ma ció non importa, poichè a lui importava solo tenerla per mano e poterla guardare ogni tanto mentre sorrideva ai bambini che per lei erano dei completi estranei ma con cui si vedeva che era entrata in completa sintonia.
Era questo che Norman amava da impazzire di lei. E ció lo stupiva ancora nonostante per Emma fosse tutto nuovo. <Vado a preparare un pasto abbondante per il pranzo, Emma, tesoro, mostra le stanze ai tuoi compagni.> <Subito, nonnino> fece lei. E cominció a salire le scale mentre aveva Norman e Ray dietro che la seguivano mentre li accompagnava a sistemarsi. La stanza di Norman era proprio affianco a quella di Emma, e lui si fece qualche film mentale sul fatto che Emma avesse fatto apposta a sistemarlo lì.
Una volta lasciati liberi di sistemare le valigie ed ambientarsi nelle loro stanze, Emma si diresse nella sua e si buttó sul suo morbido letto a sorridere perché si sentiva la persona più felice e amata del mondo intero. In quel momento i suoi scleri di gioia furono interrotti da Norman, che fece capolino nella stanza di Emma per chiederle dove avrebbe potuto sistemare la sua giacca visto che nel piccolo armadio che tutti avevano a disposizione non ci stava più nulla. Emma gli disse che avrebbe potuto sistemarla nell'ingresso dove stavano le scarpe e i cappelli del Nonno. Norman annuì con un sorriso sulle labbra e fece per andarsene quando Emma gli prese un braccio e lo fece sedere sul suo letto accanto a lei. Norman diventó color dei pomodori. <D-Dimmi Emm-a..?> Disse lui. Emma rispose <Intanto che aspettiamo che il pranzo sia pronto, perchè non mi racconti qualcosa sulla vecchia me?> Norman da rosso divenne viola. Sapeva che sarebbe potuto essere il momento adatto per farle una dichiarazione indiretta dicendole che l'aveva sempre amata, ma si era solennemente promesso che si sarebbe dichiarato solo e soltanto quando ce ne sarebbe stata una vera occasione e con l'atmosfera giusta, quindi rimise nel cuore le parole che voleva dirle e cominció semplicemente a raccontarle: <Da piccola eri una vera peste.
*rise*
Una volta mi ero preso il mio solito raffreddore, e la nostra mamma mi aveva messo a letto in una stanza isolata da tutti in modo che io non contagiassi nessuno con la mia malattia. Ma guarda un po' chi entró? Proprio tu, e mi dissi che non avresti mai voluto vedermi solo e senza nessuno accanto. Così ti sei offerta di starmi sempre affianco anche nei momenti in cui non potresti, e cosi hai fatto fino all'ultimo. Mi sei sempre stata vicino. Sempre. Non mi hai mai lasciato solo. Mi hai fatto aprire una luce in me in un momento di piena follia che preferisco non ricordare e non voglio nemmeno che tu ricordi il mostro che ero diventato.>

Emma era rimasta di stucco. Le veniva da piangere ma si era trattenuta quando era entrato il nonnino nella stanza gridando: <È PRONTOOO, TUTTI A TAVOLAAA.> E Norman che sperava di potersi guadagnare un momento più intimo con Emma si sentì il mondo crollargli addosso.
Emma non proferì parola riguardo al discorso di Norman, semplicemente gli poggió una mano sulla spalla e gli porse un grande sorriso con le guance leggermente arrossite. Norman sorrise anche lui, ma dentro si sarebbe voluto sotterrare dalla vergogna.
Cosi insieme si diressero verso la grandissima sala da pranzo e videro che tutti erano giá seduti ai loro posti a fare la preghiera pre-pasto, e di conseguenza loro erano gli ultimi arrivati e per di più in ritardo di 15 minuti. Così, nel silenzio più totale, Ray se ne uscì con una delle sue solite battute: <alla buon'ora ragazzi, il gallo ha già cantato. Sveglia testoline rintronate.> Che figura di merda.

Nonostante lo stupido intervento di Ray, Emma e Norman, cominciarono a sedersi ai loro posti e dopodiché, fu servito loro, un piatto di lasagne al forno, e del purè di patate. Tutti ringraziarono per il pasto e cominciarono a mangiare, ma Norman alimentava sempre un forte imbarazzo ogni volta che guardava in faccia Emma, perchè era convinto di aver parlato troppo profondamente e di averla fatta star male. Lei invece come suo solito sorrideva a tutti e sembrava spensierata, e secondo il vecchio nonnino, per la prima volta sembrava veramente felice.


*angolo autrice*
Salve! Ritorno al passato, avendo modificato qualche parte hihi! 💗

What Destiny Wanted - Norman x EmmaWhere stories live. Discover now