Capitolo 10. Spero che questa non sia la tua terza morte.

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Nell'indecisione, tra la possibilità di correre nella mia stanza per calmarmi o quella di sfruttare la mia rabbia, scelsi la seconda. Non volevo che tanto fervore andasse sprecato.

Non sapevo nemmeno che ore fossero, dove potessero essere tutti, dove potesse essere lui soprattutto, ma il Programma ancora una volta doveva essere stato dalla mia.

Entrai a passo gravoso in sala mensa, aprendo le pesanti porte con un gesto imperioso e cercandolo con lo sguardo.

Era lì, ovviamente, era sempre lì a perdere tempo.

Il tenue chiacchiericcio dei presenti si interruppe e rimase solo il tamburellare dell'acqua sulle monolitiche finestre a fare da sottofondo al nostro scontro.

Stavo gocciolando fango sul pavimento, sentivo i rigagnoli lerci serpeggiare sul mio corpo, ma non me ne curai. Dovevo essere una visione inquietante, e ne fui orgogliosa.

Devlin era spalle alla porta e se anche sentì il cambio di atmosfera, non lo diede a vedere. Continuò a chiacchierare come se fosse la cosa più naturale del mondo.

No, non chiacchierare... Lui rideva di me. «Ma l'avete vista? "Rhys! Rhys!"» ridacchiò malignamente imitando la mia voce. «Chi è questo Rhys, poi? Pensavo che quello che si era portata qui fosse il suo ragazzo, sarà la solita put...»

Non gli diedi il tempo di completare la frase. Lo agguantai da dietro, per i capelli, e prima che avesse il tempo di accorgersene, gli sbattei il cranio sul tavolo, non con tutta la mia forza, ma abbastanza da fargli molto male.

«Cosa c'era in quel siero?» chiesi a denti stretti, rialzandolo e portandolo alla mia altezza. «Come ha potuto riportare in vita un Escluso?»

Devlin sorrise, mettendo in mostra i denti sporchi di sangue. «Nessuno può ridarti il tuo caro... Rhys, non era questo il suo nome? Nessuno. Quello era solo un siero che mostrava le tue più intime paure. Ironico, non trovi? Ciò che più temi è esattamente quello che sembra tu abbia amato con più fervore» disse. Poi mi sputò un grumo di sangue sul volto.

«Spero che questa non sia la tua terza morte» dissi a mia volta, allontanandolo con un gesto secco. Si accasciò al suolo come un burattino.

Solo allora mi voltai a guardare la platea sbigottita.

Lo avevo ucciso, davanti agli occhi di tutti i presenti, senza riflettere nemmeno un momento, ma soprattutto senza che nessuno intervenisse.

Nemmeno la corte di Devlin, lì immobile a pochi passi, si era frapposta fra me e lui.

Avrei pagato per quel gesto, ne ero certa, ma in quel momento non mi importava.

Mi voltai di nuovo verso la porta e, nel silenzio che segue sempre una tragedia, lasciai la sala, sicura che nessuno mi avrebbe seguita.

Quando fui certa di non essere a portata d'orecchio, iniziai a correre. I piedi mi portarono al portone d'ingresso, che si aprì al mio passaggio, quasi il Programma volesse aiutarmi a fuggire.

Mi allontanai sotto la pioggia scrosciante, tra le strade deserte di Berrìa. Nessuno osò incrociare la mia strada, il Programma spostò tutti come pedine, chiunque avrebbe avuto un breve futuro.

Arrivai in spiaggia, in un'insenatura protetta dove io e Andre ci allenavamo di solito. Il solo essere in un luogo popolato dai fantasmi di Andre mi calmò. Bastò il suo ricordo a riuscire dove tutto il resto aveva fallito.

Caddi in ginocchio sulla sabbia umida, mentre l'acqua continuava venire giù per ripulire le mani sporche di sangue.

Avevo appena sancito la fine della nostra presenza tra le fila dei Protettori. Non avrebbero mai permesso a me, e forse neanche ad Andre, di rimanere.

Animula [Sequel di Crisalide&Effimero]Where stories live. Discover now