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JORGE.
Apro la porta davanti a me e quasi mi tremano le mani. Questo posto diventerà il mio studio personale. Mio.
Dopo anni di sacrifici, potrò esercitare la mia professione, potrò avere i miei pazienti e questo posto diventerà il luogo sicuro di qualcuno, si riempirà di storie.

Entro e devo dire la verità, noto che ci sono dei lavori da fare. Andrebbero almeno ridipinte le pareti e sostituiti i mobili. Spalanco la vecchia tenda che nasconde la vetrata ed ecco tutta la città di Buenos Aires letteralmente ai miei piedi. Penso di essermi già innamorato di questo posto, già mi immagino di sera quando sarà tutto illuminato e io sarò qui.
Credo proprio che mi piacerà questa nuova vita.

 Sono Jorge Blanco, 29 anni, messicano. Mi sono appena trasferito qui in Argentina e aprirò il mio studio. Ho studiato e sono laureato in psicologia e ora ho deciso di rendermi indipendente. Della mia vita non c'è molto altro da sapere, sono io che mi interesso alla vita degli altri.

Sollevo le maniche della camicia e mi metto a dare una pulita e una sistemata, forse non è proprio l'abbigliamento adatto, dovevo mettermi una vecchia tuta, ma avrei dovuto girare tra i bagagli e non potevo.
Resto lì fino a sera, fino a quando mi raggiunge Diego, il mio migliore amico con in mano due pizze e un paio di birre.
Appena entra, solo dal profumo ho l'acquolina in bocca.

<<vedo che hai un po' di lavoretti da fare qui eh?>>mi dice ridendo.
<< beh Diego, se venissi ad aiutarmi potremmo finire molto presto.>>
<< mmm credo di essere troppo impegnato...>>
<< certo che resti lo stronzo di sempre.>> apro il cartone della pizza e ne prendo una fetta.

Ci sediamo per terra visto che ancora non ci sono ancora le sedie.
<< allora l'appartamento com'è? Ti sei sistemato?>>
<< beh si, c'è ancora un po' di confusione, devo fare ancora la spesa. Non vedo l'ora che arrivi Bea per aiutarmi a sistemare.>>

Bea è la mia fidanzata. È spagnola ed è una modella. Stiamo insieme da circa tre anni e con lei va tutto abbastanza bene. Siamo appena usciti da un piccolo periodo di crisi. Lei voleva che le chiedessi di sposarci, ma io non sono pronto, cioè insomma...non ancora.
Ma perché sto qui a parlarvene? Lasciamo stare.

<<e quando arriva la spagnola?>>
<< tra una settimana e resta per un mesetto. Poi deve ripartire.>>

Io e Diego finiamo di mangiare e poi ritorniamo a casa. Entrando nel mio appartamento, trovo tutto in ordine, candele accese e una musica dolce che risuona nel salotto. D'un tratto ecco uscire Bea dalla stanza. Che ci fa lei qui? Mamma quanto è bella.

<< allora? Sei sorpreso?>> mi dice con voce ammaliante avvicinandosi.
<< queste si che sono le sorprese che mi piacciono.>> la tiro a me e la bacio.
<< mi sei mancato amore.>> Ci spostiamo in camera da letto e passiamo una notte meravigliosa.

Nei giorni seguenti, Bea si occupa di sistemare al meglio la casa e io finisco i lavori allo studio. Dopo due settimane, finalmente riesco ad aprire. Ora non mi resta che aspettare qualcuno che abbia bisogno di me.

MARTINA.
Neanche stanotte sono riuscita a dormire. È un'impresa impossibile ormai. Provo a chiudere gli occhi ed ecco rivedere quelle immagini: le mani viscide che mi toccano, le mie urla, le sue minacce, le lacrime che mi rigano il viso, il rumore di uno sparo, una pozza di sangue, la fuga.

Questa sequenza si presenta in ogni singolo particolare e il mio respiro si fa profondo. Prendo le pillole sul comodino, ma niente. Neanche stanotte chiudo gli occhi per riposare. Mi sento distrutta, spenta. Vivo i miei migliori anni chiusa in questa stanza.

Sono Martina Stoessel, ho 23 anni. Studiavo lettere moderne, studiavo. Ormai sono cinque mesi che vivo praticamente nella mia camera e le coperte sono diventate la mia seconda pelle. I miei al momento per 'preservarmi' non mi permettono di uscire.
Mio padre Alejandro è un funzionario dello stato, mentre mia madre Mariana è primario di cardiochirurgia. Siamo milionari e viviamo in questa villa che mi tiene prigioniera a causa dei miei errori. Almeno questo è quello che dicono.
L'unica persona che vedo ogni tanto è la mia migliore amica Candelaria. È l'unica che viene a trovarmi ogni tanto.
È la mia forza, la mia unica certezza. Ci conosciamo dai tempi dell'asilo.

Passo la giornata a guardare serie tv, ad ora di cena Erika, la governante, mi chiama per andare a mangiare.
Scendo di sotto e trovo seduti a tavola anche mio fratello Francisco con la sua fidanzata Mercedes.
Li raggiungo.
<< allora sorellina, come stai?>> mi chiede abbracciandomi.
<< sta meglio.>> dice mio padre senza nemmeno lasciarmi il tempo per rispondere.

Durante la cena, loro parlano e io ovviamente non prendo parte ai discorsi. A nessuno importa della mia opinione.
Finisco di mangiare e faccio per salire di sopra quando sento Fran dire qualcosa sottovoce ai miei genitori.
<<mamma, papà...non penso che Martina possa continuare così. Non potete tenerla rinchiusa per sempre.>> dice mio fratello.
<<Fran, tua sorella è solo depressa e deve superare questo momento.>> ribatte mia madre.
<< e soprattutto è ancora presto, c'è bisogno che tutti si dimenticano di quella storia.>> dice freddo mio padre.

Io origlio da dietro la porta. Sono sempre tutti pronti a dare giudizi su di me, ma nessuno sa realmente cosa provo, a nessuno interessa quello che mi gira per la mente.
<< Va bene, ma credo abbia bisogno di un professionista. Il fidanzato di un'amica di Mer fa lo psicologo e tutti ne parlano bene. Credo che Martina abbia bisogno di parlare con qualcuno che possa aiutarla.>>

Esco fuori e non resisto più.
<<non ci voglio andare dallo strizza cervelli, chiaro?>> urlo.
<< Martina, ritorna in camera tua e prendi le tue medicine, non intrometterti.>> esclama mio padre e nessuno osa contraddirlo. Come sempre.
<< se parlate di me, io voglio dire la mia. Sono stanca di starmene zitta e rinchiusa tra queste quattro mura.>>
Mi giro per andare via, poi ritorno.
<< anzi, sapete una cosa? Voglio andarci dallo psicologo. Magari sarà l'unico capace di ascoltarmi, visto che voi ormai non lo fate da tempo. Sono un mostro ai vostri occhi, lo vedo dai vostri sguardi e dalle parole che vi dite sottovoce.>>

Salgo di sopra correndo e sbatto la porta della mia camera. Scoppio in lacrime.
Mi sento a pezzi, frantumata. Credo che non riuscirò mai a rimettermi in piedi.

Angolo autrice.
Ciao a tutti! Ecco la prima parte della mia seconda storia, cosa ne pensate?
Jorge al momento sembra un personaggio semplice, prevedibile, quasi scontato, ma ci riserva parecchie sorprese.🤭
Poi c'è Martina dall'animo tormentato. Seppur in piccole parti, sono certa che tutti una volta abbiamo provato le sue stesse cose o avuto pensieri simili.


Sono davvero curiosa di sapere se questo incipit vi sembra interessante.🥰
Grazie a chi legge,vota e commenta!💓💓💓
A prestissimo😍😍😍

Ossigeno puro. [Jortini]Where stories live. Discover now