• 𝙻'𝙰𝚁𝙲𝙾 𝙴 𝙻'𝙸𝙽𝙵𝙴𝚁𝙽𝙾•

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Mi ero appisolata leggermente anche io restando però comunque vigile nel caso qualcosa o qualcuno si fosse avvicinato. Era passata circa un'oretta e mezza, Gilead dormiva beatamente fino a quando mugulando apre piano piano gli occhi

-"m-..mamma?"
Un colpo a cuore...mi ha scambiato per la sua mamma, probabilmente la premura che sto avendo nei suoi confronti gli avrà fatto ricordare quella della sua mamma...anche se l'ha abbandonato al proprio destino

-"purtoppo non sono la mamma piccola peste, hai dormito bene?"
-"si, le tue ali sono calde"
-"bhe grazie per il complimento...allora vuoi che continui la storia?"
-"sii lo sai che ti ho sognata? Sognavo che volavi e mi portavi con te"
Non l'avrei mai detto ma questo piccoletto è davvero dolce

-"suvvia...allora dove ero rimasta?...Certo! Dopo sette mesi dalla partenza di mio padre e dopo esserci scambiati qualche lettera, qualcuno bussa alla porta, ricordo che l'ansia mi divorava lo stomaco, sentivo un macigno sul petto e il cuore bruciare, ma mi feci forza aprì e lì un soldato semplice, mi consegnò due biglietti. Vedendo quello giallo aprì subito quello... ciò che lessi, anche se sapevo che sarebbe successo, mi lasciò comunque sconvolta, mio padre non c'era più ed io ero sola...orfana, le lacrime che scesero erano amare, calde come se corrodessero la pelle del viso, mi lasciai cadere su una sedia tenendomi la testa per mano e cercando di farmi forza...forza che non avevo in quel momento. Alzando leggermente il mio sguardo privo di ogni emozione vidi il secondo biglietto, era una lettera scritta da mia madre...mi chiesi perché l'avessi ricevuta dopo quasi due anni dalla sua morte, la lessi e ciò che lessi mi fece rimanere pietrificata. Erano poche righe, dove si scusava ancora per ciò che mi aveva fatto e che leggendo i tarocchi sapeva che oggi mio padre sarebbe morto... Sotto queste poche righe dei numeri, riuscì a capire che fossero coordinate, mio padre mi insegnò a leggerle e mia madre lo sapeva...sentivo che dovevo andare lì, così presi le chiavi uno zaino e la bussola, mi incamminai a piedi per un bel po' dato che la casa distava dalle zone urbane, le gambe erano sfinite, ma con tutta l'adrenalina che avevo nel corpo alimentata dalla mia curiosità, andai avanti, dopo un'ora di camminata arrivo in una periferia, con la bussola inizio a calcolare e capire il percorso, dovevo andare verso ovest non era tanto distante, ma a piedi sarebbe stato peggio, cercai di ricordare il paese per capire più o meno la zona in cui andare, presi un mezzo pubblico e mi sedetti...arrivata a destinazione riconobbi quel piccolo ma tranquillo quartiere...

era il mio e le coordinate portavano alla nostra vecchia casa, quindi mamma sapeva anche che non avremmo più abitato qui. Ancora disabitata ma sempre bella, ci ho vissuto la mia vita e decisi di entrare, aveva lasciato qualche cosa in casa sapendo che fosse al sicuro... Mentre ero impegnata a cercare mi domandavo cosa potesse essere, pensai a soldi, vestiti o non so cosa. Rilessi il biglietto per essere sicura di aver letto tutto, e noto una flebile striscia d'inchiostro, così mi avvicino alla finestra per metterlo contro luce, una sottile frase d'inghiostro diceva di cercare sotto al letto in camera matrimoniale, probabilmente avrà usato un'inghiostro particolare...titubante mi piego e non trovo nulla, facendo forza sulle spalle sposto di poco il letto di lato quanto bastò, per notare un piccolo rialzo di una delle mattonelle, la alzai e trovai una piccola botola stretta e rettangolare, metto la mano dentro e afferro quello che a primo impatto sembra una scatola, così la tiro fuori. Impolverata com'era e dopo un bello starnuto, la curiosità mi stava lacerando...volevo sapere cosa ci fosse dentro"
-"anche io voglio sapere cosa c'era dentro dimmelooo"

-"con calma piccola peste... Aprendo la scatola ciò che vidi mi fece rimanere di stucco,  completamente basita, era un arco argentato, rifinito nei minimi dettagli, la corda era spessa e tesissima, era in legno e dalla consistenza e dal peso leggero pensavo fosse di quercia, notai che aveva qualche strano simbolo ridefinito con quello che sembrava essere oro...mancavano le frecce. Di sicuro valeva una fortuna ma l'unica cosa a cui pensavo era come fosse possibile che mia mamma possedesse quest'arma e solo allora decide di farmela trovare, nella scatola c'era una piccola lettera che decisi di leggere. Mi disse che questo apparteneva a me e che dovevo custodirlo con estrema attenzione, poiché poteva fare gravi danni se maneggiato da mani sbagliate...decisi di tornarmene a casa esattamente come avevo fatto prima, dato che l'arco non entrava nello zaino lo portai con tutta la scatola...nel tragitto l'adrenalina ormai finita e la curiosità ormai saziata, lasciava spazio ad un profondo senso di vuoto e smarrimento, solitudine e stanchezza di vivere. E lì decisi che non mi rimaneva alcuna persona o obiettivo nella vita per continuare a lottare. Comprai in un emporio poco distante da casa veleno per topi e dei sonniferi. Arrivata a casa guardai per l'ultima volta le foto che raffiguravano me e la mia famiglia sorridendole... Presi prima i sonniferi e mi stesi sul mio letto con affianco il veleno per topi già pronto, ammetto che avevo paura della morte...come qualsiasi altra cosa ignota, me ne sarei andata nel sonno, quando sentì la stanchezza arrivare assunsi il veleno, e nella mia testa chiudendo gli occhi continuai a canticchiare...fino a quando la mia mente ed il mio corpo smisero di esistere all'unisono.

O almeno così pensavo"

-"aspetta quindi questo vuol dire che sei arrivata così all'inferno?"
-"vedo che sei intelligente, sì, esattamente così che io sono arrivata all'inferno, sapevo che suicidarsi dannava l'anima ma non credevo davvero di finire all'inferno"

-"e invece sei qui...non sei felice?"
-" è la domanda che mi posi io per tanto tempo...ma adesso posso rispondere con sicurezza che sì, io sono felice di essere qui"
-"in realtà ero in uno stato di trans sapevo di essere "viva" poiché sentivo freddo e sentivo la mia palpabile paura di aprire gli occhi anche se poi lo feci, era tutto nero come nei mie incubi... Sentivo il rumore di catene ma questa volta non erano legate a me...ma a qualcos'altro, vidi due luci rosse in lontananza che mi fissavano, guardandole meglio vidi un'iride nera nella quale riuscivo a specchiarmi, ero immobile impaurita e mi sentivo estremamente piccola, non distinsi bene la figura ma riuscì ad intravedere una coda e degli artigli troppo lunghi e troppi affilati per essere un animale di cui l'essere umano avesse conoscenza.
So solo che quella creatura mi parlò dicendomi che finalmente poteva scatenarsi come voleva anche se gli serviva tempo e che il suo debito sarà pagato presto, mi guardò dritto negli occhi fino quando l'occhio sinistro non iniziò a bruciare in maniera insopportabile tanto da volermelo strappare via..."

-"quello che ti cambia quando ti trasformi?"
-"esattamente quello, dopo aver riaperto gli occhi dal dolore mi svegliai dallo stato di trans e disorientamento. Il cielo era rosso chiaro, ero stesa su quello che sembrava un marciapiede, su una strada con tanti edifici di forme e altezze diverse, tutti rigorosamente rossi però, girandomi vedo pezzi di carne e sangue dappertutto...e li ho capito dove fossi, capì di essere all'inferno. I pochi corpi che erano rimasti più intatti di altri avevano sembranze animali...mostruosi a volte, così lentamente mi avvicinai a quella che mi sembrò una vetrina per vedere se fossi cambiata, ma nulla ero praticamente uguale, bhe più o meno, non c'era anima viva e mi spaventava, ma poi una voce alla mie spalle mi fece sobbalzare, girandomi vedo questo demone alto, magro, con un microfono in mano un sorriso ampio e sadico, vestito di rosso e con due piccole corna, instintivamente mi rannicchiai su me stessa... Poi mi tese la mano congratulandosi per essere sopravvissuta alla strage Angelica, lo guardai spaesata dato che non sapevo ancora cose fosse. Lì capì che ero appena arrivata e mi definì come un segno ed una rinascita...mi ricordo che mi disse che il mio aspetto umano nascondeva necessariamente qualcosa e dato che era un gentiluomo si sarebbe preso cura di me fino a quando non avessi imparato a vivere, sopravvivere e dominare all'inferno... Vuoi sapere chi incontrai?"

-"sì, dimmelo voglio sapere chi è"
-" si chiama Alastor...ed è conosciuto come il demone della radio"
-" e non ti ha uccisa? Mia mamma mi ha sempre raccontato cose inquietanti su di lui...io avrei avuto paura"
-"haha fidati non ti farebbe nulla...a meno che non lo provochi. Lui mi prese con sé e mi parlò nel tragitto di questi angeli e le stragi che commettevano, come funzionava l'inferno, la sua storia e infine di questo hotel, e se te lo stai chiedendo si, è l'hotel della principessa dell'inferno"

-"quindi è lui il tuo mentore"
-"esattamente, anche se, non lo dire a nessuno, sotto sotto si è affezionato a me come anche io del resto...anche se ci è voluta tanta pazienza, specie perché con Angel Dust i primi giorni non facevamo che casini...adesso ti racconto alcune cose"

Vederlo sorridere mi fece stare meglio ma dovetti bloccarmi, un gruppo di angeli si è fermato alla ricerca di demoni vicinissimi a noi, feci cenno a Gilead di non fare rumore e non muoversi, lo stringevo tra le mie braccia...decisi che dovevo spostarmi da lì.

-" piccolo stringiti a me e chiudi gli occhi, adesso spiccherò velocemente in volo va bene?" Dissi sussurrando, lui annuisce e sento la sua presa sul mio collo, metto un braccio sotto di lui per sorreggerlo, così dopo essermi data una bella spinta, mi alzo in volo, sempre mimetizzata con il colore del cielo...avevo poco tempo per trovare un'altro posto ma non sapevo dove andare..

-"Arya io conosco un posto dove stare, poco distante da qui c'è un deposito di gomme, io quando vengo con i miei amici ci nascondiamo in un fortino creato da noi, potremmo andare lì"

Mi faccio guidare nel posto e arrivammo dopo un paio di minuti, sono abbastanza veloce lo ammetto.



𝙩𝙝𝙞𝙨 𝙞𝙨 𝙤𝙪𝙧 𝙨𝙩𝙤𝙧𝙮 °ᴴᵃᶻᵇⁱⁿ ʰᵒᵗᵉˡ°Where stories live. Discover now