28. Il bacio dimenticato.

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Y/N pov

Venerdì 30.10
Cerco di aprire gli occhi ma sembra che le mie palpebre si siano appiccicate tra di loro con la colla. Mi metto a sedere con gli occhi ancora chiusi e con un grande, grandissimo sforzo riesco finalmente ad aprirli. Appena vedo la luce del sole i miei occhi iniziano a bruciare e mi rendo conto di avere un forte, fortissimo mal di testa. Copro gli occhi con le mani e cerco di capire come mai ho un mal di testa del genere.

Allora, cerchiamo di riordinare le idee...Ho preso freddo forse ieri? No, faceva abbastanza caldo per essere ottobre. Allora forse ho preso un colpo di sole. No, non ci si prende quasi mai un forte colpo di sole in questo periodo dell’anno..allora cosa….

Sposto lo sguardo in giro per la stanza, illuminata dal sole, in cerca della mia compagna di stanza che ovviamente non c’è.

Dove potrebbe essere andata alle 6:30 del mattino?
Cavolo, per essere così presto c’è davvero molta luce.

Mi metto in piedi per stiracchiarmi e il mio sguardo cade sull’orologio da parete della stanza.
Le 8:00.

Ahhh, ecco perché c’è tanta luce. Sono le otto.

Tutti i muscoli del mio corpo si irrigidiscono, i capelli e  i peli di gambe e braccia di drizzano.

SONO LE 8:00!!!

Y/N:”Cazzo!”

Sono in ritardo, la colazione iniziava 45 minuti fa. Devo sbrigarmi se voglio ancora mangiare qualcosa. Sempre se gli altri non siano già in aeroporto, diretti a Seoul.

Y/N:”Com’è possibile che Jane non mi calcola mai. Che le costava svegliarmi?”

Mi vesto di fretta, tanto di fretta che non mi accorgo di aver messo due calzini diversi e di aver messo la felpa sotto alla maglietta. Non voglio menzionare in che stato sono i miei capelli ma, in questo momento ho più paura di essere rimasta in un Hotel di Fukuoka da sola piuttosto di uscire con il cespuglio di nodi che ho in testa.

Una volta in corridoio mi precipito giù dalle scale e quasi mi slogo una caviglia e non precipito giù dai gradini. Gli altri ospiti dell’Hotel che salgono e scendono dalle scale mi guardano come se fossi una pazza che scappa da un manicomio.

Solo per oggi posso concedere loro di guardarmi così. Probabilmente sembro veramente una pazza in questo momento.

Raggiungo la sala da pranzo e quando ci entro mi pento di essere uscita dalla mia camera vestita come uno spaventapasseri. Gli occhi di tutti, TUTTI i presenti nel salone sono puntati su di me. In mezzo agli sguardi sbalorditi degli ospiti dell’Hotel riesco a distinguere gli sguardi furbi e divertiti dei miei compagni che, quasi si fossero messi d’accordo (e forse è così), si levano tutti in un corro di: oooooo e uuuuuuuu.

Credo di essere diventata color peperone dal collo fino alla punta delle orecchie.

Sorrido imbarazzata e mi dirigo al banco del self service della colazione.
Mentre mi verso un po’ di latte nella tazza mi si avvicina una sagoma nera.

Y/N:”Ciao Jungkook.”

Mi giro a guardarlo e sul suo volto leggo stupore.

Jungkook:”Come facevi a sapere che ero io, ancora prima di girarti a guardarmi?”
Y/N:”Non conosco nessuno che ogni giorno, ogni santo giorno, si vesta di nero dalla testa ai piedi, a parte te. Probabilmente pure le tue mutande sono nere.”

Il ragazzo sorride in quel suo modo che fa fare una capriola al mio cuore.

Jungkook:”Già. Hai ragione.”

My Black BoyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora