42. Tocchi silenti

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C'è una forza oscura che s'impossessa di Jungkook in questo istante. Una che si sviluppa per intero quando, appena entriamo in casa, Hoseok cerca di prendermi delicatamente un braccio per accertarsi che sia ancora tutta intera. E' a quel punto che il rosa mi strattona per il polso dietro di lui, ringhiando con rabbia al suo compagno un secco ''a lei ci penso io''. Quella stessa frase, in ogni sua singola parola dura, l'avevo vissuta fino alla bocca dello stomaco con una certa ansia. La stessa che mi pervadeva nei primi tempi, quando il confettino si avvicinava troppo al mio spazio vitale.

All'ora avevo paura mi uccidesse. Adesso, invece, so che mi concederebbe solo una lunga e straziante tortura. Solamente dello sporco dolore che non potrei controllare neanche se lo implorassi in ginocchio. Forse è questo quello che mi intimorisce di più di Jungkook; il suo essere sadico ed insensibile. In qualunque modo riesca a sedurmi, alla fine so che nella rosa della sua coscienza c'è sempre un petalo marcito.

E in questo momento, esso sta intaccando anche il colore intenso di tutti gli altri. La sua mente è annebbiata, il suo cervello non gli risponde nella solita maniera sistematica. Lui vuole solo me. E' in collera, e le mie possibilità di riuscita sono azzerate.

Il suo petto, e le sue spalle, e persino le sue mani si muovono in modo anormale intanto che mi stringe fortissimo il gomito sino alla sua stanza. Quando ci siamo dentro, lui sbatte la porta ed immediatamente dopo chiude a chiave.

Sono in trappola. Spacciata e schifosamente in trappola, come un ratto.

Quando il ragazzo si volta ancora verso di me, i suoi occhi mi fanno cedere le ginocchia. Ma stavolta non perché sono mozzafiato come al solito... oh cazzo, no. Sono tremendi, spaventosi, infuocati, bui. Un fuoco e un precipizio tutto insieme. Se non fossi ormai abituata all'intensità pericolosa del suo viso, a quest'ora sarei già in lacrime.

«Spogliati.»

Quell'ordine quasi sussurrato, solamente quello riesce a farmi resistere. Che diamine significa? Cosa vuole da me?

«Che cosa?» chiedo indietreggiando. Lui getta via i metri che ci separano solo con qualche passo. Dinnanzi a me, il suo respiro rovente si appiccica alle mie guance. «Ho detto spogliati, ora.» ripete praticamente sul mio naso.

Anche se il rosa può essere la persona peggiore e più stronza di questo universo, non è una cosa da lui questa. E' una punizione bella e buona, oltre che incredibilmente insensata. Ma che diamine potevo aver fatto per scatenare in lui una tale reazione incontrollabile? Proprio non riesco a capire. E vorrei disperatamente poterlo fare. Jungkook così... non mi piace. Non è quello che conosco.

«Che ti prende?» gli chiedo accigliata, allontanandomi ulteriormente dal suo essere possente.

Lui mi blocca, mi stritola la mano e quasi mi schiaccia le dita per tenermi il più possibile vicina a lui. Mi fa male fisicamente, ma lo sconcerto mentale che provo è addirittura maggiore. Che cavolo-

«Non vuoi farlo per me, principessa?»

Il cambio di tono che usa mi invoca quasi a desistere. E' il sorriso che ha stropicciato sulle labbra che mi convince ancora una volta a mantenere la testa alta. Quella sottospecie di curva che in teoria dovrebbe essere rassicurante e bella, ora non possiede altro oltre la perversione. Ho capito che da un lato, assurdamente, questa situazione insostenibile gli provoca del piacere. Mi disgusta. Ma è solo grazie a questa percezione che trovo la forza per strappare via la mia mano dalla sua. Mi sento sporca.

Perché sembra che Jungkook si stia trasformando nuovamente nella vecchia versione di se stesso? Vuole farla finita con me, per caso? Si è forse dimenticato che so sparare anch'io adesso? Se questo è il suo piano, non gli conviene; mi difenderò in ogni caso. Non esiste che mi faccia abbindolare da lui. Se Jungkook può fare il gioco sporco, la stessa regola vale anche per me.

PINK GASOLINE ✓ [Jeon Jungkook]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora