44. Goccia

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Quella mattina, quando la mia schiena si separa dal divano, avverto una strana sensazione che mi scorre in tutto il corpo. Inizialmente non ci do molto peso; la ricollego puramente a tutti i ripensamenti che mi fanno riflettere come una scema. Non è strano, anzi è perfettamente nella norma per me. La notte prima avevo fatto le ore piccole per crucciarmi su un miscuglio di cose compresse insieme, un ammasso informe di pensieri deprimenti e irrisolvibili. Tutto si concentra su una certa testa dai capelli rosa e il suo modo di fare più che discutibile.

Non posso fare a meno di pensare a Jungkook.

Non in senso buono, sia chiaro. Prima volevo ripagarlo con la sua stessa moneta, volevo trovarlo per spezzare la sua vita così come lui aveva piegato la mia sino allo stremo. Il mio obbiettivo era quello di disintegrarlo. Ora, invece, non so dove sbattere la testa. Non ho mai, mai conosciuto una persona con un tale atteggiamento, e nella vita ne avevo incontrata tanta di gente grazie al mio lavoro. Avevo avuto a che fare con svariati soggetti strani, ma lui li aveva superati tutti. E come biasimarli? Stiamo parlando di Jeon Jungkook, un pazzo assassino ricercato in tutto il Paese insieme ai suoi fratelli.

Loro sono il ricettario del male, ora mai non dovrei neanche pormi degli interrogativi inutili. Più il tempo in questa casa passa però, più io sono persa. E la fonte di tutto il mio scompiglio è solo quel confettino del cazzo. Perché? Cavolo, con quei capelli sembra uscito da un dannato film di Barbie ed ho anche il coraggio di cercare di decifrare i suoi comportamenti? Sì?

Merda, andiamo malissimo. Quell'anello che Jimin aveva trovato nel suo cassetto non ha fatto altro che ingigantire qualsiasi cosa ci sia nella mia testa. Non sono ancora riuscita a capire perché Jungkook non l'abbia venduto e sopratutto perché lo tenga nascosto. Chiunque debba celare qualcosa si comporterebbe così. Ma lui... lui qui dentro che cosa deve nascondere?

Se si sente in dovere di farlo nel suo territorio, quello dove ci sono i suoi amici, non immagino cosa possa nascondere alle persone che deve uccidere. E se mostrasse più a loro prima di finirle? Se usasse proprio quello che dissimula per scaricare tutta la rabbia? Potrebbe anche avere senso, ma la domanda che mi sorge spontanea nel petto è sempre e solo una.

Kook, che nasconde?

I miei passi che scorrono fino alla cucina sono pesanti, rumorosi. Quasi come se stessi aspettando qualcosa ad ogni movimento che compiono le mie gambe. Corrugo le sopracciglia quando sono davanti alla porta della stanza, vedendo Taehyung, Seokjin e Hoseok seduti al tavolo intenti a fare colazione. Parlano tra di loro, discutono su un argomento che non figuro. E' tutto normale. Dunque cosa c'è che non va in me?

«Sooyun! Buongiorno, dormito bene?» mi saluta Taehyung non appena mi vede sulla soglia della cucina, agitando in aria una mano. Ricambio il gesto distrattamente mentre cerco di mettere un piede davanti all'altro per avanzare. Ma che diamine mi prende? Ho perso in una notte l'abilità di camminare?

Emetto un piccolo sbuffo scocciato prima di aggrapparmi agli stipiti della porta per lanciarmi in avanti e andare a sedermi una volta per tutte. Intravedo Hoseok inclinare la testa su un lato.

«E' tutto okay?» mi chiede lui confuso.

Non appena mi do lo slancio tuttavia, capisco immediatamente che non è okay. Per niente.

I miei piedi si riattivano improvvisamente per correre indietro, verso il bagno. Mi muovo alla velocità della luce, come una furia. Non appena sono arrivata nella stanza chiudo la porta a chiave, ringraziando il cielo per l'occasionale presenza dell'oggetto. Salto nel mezzo del bagno e faccio qualche respiro profondo prima di abbassarmi i pantaloni e successivamente le mutande. I miei occhi si chiudono di getto, le mie spalle ricadono verso il basso.

PINK GASOLINE ✓ [Jeon Jungkook]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora