Capitolo 32.1

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"Grazie per essere venuto." La voce formale e cordiale cercava d'infondere più fiducia possibile.

Loubra'l, appoggiato davanti la Sala dell'Universo e a braccia conserte, salutò il suo maturante. Zahirile fece un breve cenno del capo come risposta, anche le sue braccia erano incrociate e resistevano alla tentazione di sistemare un ciuffo ribelle. Era pronto all'espulsione e programmò mentalmente la sua vita da fuggitivo e reietto. Anche se la libertà avesse dovuto avere quel sapore per lui, avrebbe fatto ogni cosa per tenerla con sé. 

Il camaleonte sorrise incerto e aprì la porta invitandolo a entrare. Come in un copione non scritto, il maturatore si mise a sedere su una sedia mostrando tutta la fatica del gesto e ne propose una al ragazzo. Rifiutò decidendo di acciambellarsi sulla sua grande coda ambrata.

"Ti va di parlare di quello che è successo prima?" chiese il camaleonte dopo un silenzio imbarazzato. La sua livrea si scurì impercettibilmente.

"No, preferirei essere mandato via fin da subito ed evitare il lungo discorso che ne seguirà" tagliò corto Zahirile.

Aggrottando la fronte per lo stupore, Loubra'l lo tranquillizzò dicendo che era completamente fuori strada e che il motivo dell'incontro era un altro. Ma il giovane non ne fu convinto: il resh be'th aveva ancora un'espressione impacciata e un colorito più rosso.

Utile per uno che è invisibile non riuscire a mascherare le emozioni.

Il camaleonte si grattò la testa e lasciò la sia mano impigliata tra i capelli e le verruche. Tentò di parlare, ma restò indeciso fintanto che tenne la fronte bloccata nella sua stessa presa.

"Conoscevo un cobra, più di vent'anni fa... e ti somigliava parecchio. Parlava sempre del fratello e del padre, e di come non capissero il suo dono." Indicò il cerchio irregolare porpora sul collo. "Proveniva proprio da dove vieni tu." Zahirile afferrò il punto, ma non disse nulla: lasciò condurre il gioco. 

"Conoscevo tuo zio" affermò poi secco e lapidario.

"Sapete dove si trova?" Fu l'unica cosa che volle chiedere senza mostrare la minima trepidazione: avrebbe avuto delle informazioni sul suo modello e sua vera ancora di salvezza, non voleva rovinare quel momento.

"Purtroppo, no." Il camaleonte si lisciò il mento. "Ti ho riconosciuto subito: sei identico a lui... E ricordo quei tagli. Ma non ti ho chiesto di venire per farti una sorpresa, voglio avvisarti su ciò che ti succederà."

"Quindi mi caccerete." Tornò sulla difensiva, deluso.

"No, Zahirile, no" parlò con il cuore in mano. "Vorrei che smettessi di assomigliare a Theha'l." Una frase leggera che rotolò fuori come un macigno.

"Che vuol dire?" Il ragazzo si tirò su con tono minaccioso, si sentì punto nell'orgoglio.

Ripensò a tutte le frustate ricevute, al dolore soffocato e alla consolazione di poter essere, un giorno, come suo zio. Il desiderio di trovare la forza per volare via dalle catene che lo tenevano ancorato a terra, nel fango, riemerse con impeto. Il maturatore aveva appena insozzato la statua del cobra idealizzato eretta a fatica da quel nipote fragile e devoto, doveva pagarla. Loubra'l osservò il ragazzo dal basso, sconsolato:

"È questo che intendo. Sei pieno di rabbia e di odio perché è ciò che ti è stato insegnato. Descrivimi il tuo 'come' prima di pensare a tuo nonno".

Zahirile dimenticò si stesse parlando di lui e non di suo zio. Si guardò dall'esterno e notò ciò che vide il camaleonte: due occhi pieni della vendetta di Thairil e coperti della paura di Ishmo'l. Si calmò. Buttò a terra il coltello affilato dei suoi pensieri e prese la sedia; studiò il resh be'th davanti a sé prima di mettersi a nudo riluttante.

"Ero disteso davanti a un mulino nel villaggio di Ak'uira, un mio amico, e poi l'acqua del canale ha iniziato ad aumentare."

Loubra'l sorrise e gli si avvicinò, gli prese una mano e la posizionò sopra l'otzi coperto dal cappuccio di pelle squamosa. Avvertì il suo stesso calore.

"Questo che hai è una benedizione, non una condanna. Possiedi due come: uno è l'amicizia verso il tuo amico; l'altro è la tua ossessione. Ti prego, scegli il primo, ragazzo... Tuo zio ha perso la strada moltissimi anni fa. Non si è fidato abbastanza di me e del nostro maturatore, ed è stato esiliato. L'ultima volta che l'ho visto portava al collo un cobra e ha cercato di uccidermi. Se mai, i Sei non vogliano, lo dovessi incontrare sta' attento: non alla tua vita, ma alla tua identità." Fece per allontanarsi, ma volle donare un consiglio dettato più dal rimorso della nostalgia che dal dovere. "Diventa veramente amico di questo Ak'uira, ne avete bisogno entrambi."

Zahirile si accasciò sul piccolo schienale di legno, perso e scosso. Risistemò quel ciuffo ribelle. Il bivio in cui era stato gettato si rivelò essere una scelta semplice e impossibile da compiere. Entusiasmo contro coerenza, libertà di essere contro libertà di seguire, aquila contro serpente, il cielo contro la terra. Quella decisione stava scivolando verso altri soggetti e capì di essere nuovamente catapultato davanti al suo momento.

Iniziò a camminare e si tirò su dalla sedia.

I figli dei SamathOnde histórias criam vida. Descubra agora