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Fanculo le fottuto regole di merda. Sono passati quattro giorni e ancora non so niente.
«Scusi» dico, guardando l'infermiere. «Sa dirmi qualcosa su Jeon Jungkook?»
Lui digita il nome e annuisce. «È al secondo piano. Stanza A34.»
«Si è svegliato?» Domando sorpreso. «Sì.»

Mi precipito verso l'ascensore e schiaccio il pulsante. Cerco la stanza, fino a quando non la trovo. Ci sono altri due pazienti: una signora anziana e un uomo di mezza età che sta parlando con una donna e due bambini.

Entro nella stanza, attirando l'attenzione su di me. Lui sta leggendo un libro.
«Jungkook» lo chiamo. Si blocca e mi guarda di scatto. Lancio un'occhiata veloce alle altre persone nella stanza e sospiro, guardandolo.

«Tu...come ti permetti di venire qui?» Chiede, a denti stretti. Inclino la testa di lato, confuso. «Volevo sapere come stavi.»
«Come pensi che stia? Vattene. Non voglio vederti.»

«Non mi sposo più.»
«Congratulazioni» risponde, riprendendo a leggere. «Lo so che sei arrabbiato con me.»
«Io ti odio» sbotta. Le voci nella stanza smettono di parlare, sorpresi dalla sua acuta.
«Ho speso troppo tempo della vita a stare male e non voglio più piangere. Non per te.»
Deglutisco. «Ne hai di coraggio a presentarti qui, dopo avermi prima - si blocca, guardando i bambini - portato a letto e scaricato.»

Batte le mani, sarcasticamente e indica la porta. «Vattene, sù. Mi fai venire da vomitare.»
«Dovevi rimanere in casa...non seguirmi.»
«Ero preoccupato per te! Che possi fare un incidente, non essendo lucido ma guarda invece...è successo il contrario.»

JUNGKOOK

Sospiro appena esce e porto le braccia al petto, mentre una piccola lacrima scende lungo la mia guancia. «Bastardo» sussurro. Mi mordo l'unghia del pollice e tiro su col naso.
«Che figlio di puttana.»

Guardo verso la porta e sbuffo, cercando di non piangere più di così. Ridacchio sottovoce.
«Che stronzo.»

"Non mi sposo più".

Sospiro e mi alzo da letto, afferrando le stampelle. «Sei sicuro di voler uscire?»
Guardo il mio compagno di stanza e annuisco.

Esco dalla camera e mi guardo attorno.
«Scusi, ha visto un uomo con la giacca di pelle, alto più o meno così?»
«No, mi dispiace.»

Vado verso il corridoio esterno e deglutisco, con un sospiro. Metto a fuoco la vista e prendo un respiro profondo.
«Davvero l'hai lasciata?» Alzo la voce, in modo che possa sentirmi. Si gira a guardarmi e insieme a lui, altre persone. «Sì.»
«Quindi è finita? Sei libero?»
«Sì.»

Stringo le labbra e annuisco. «Te l'ho già detto perché ti odio. Sarei dovuto rimanere in casa e odiarti davvero...perché così non mi sarei preoccupato per te ma, a quanto pare, non sono bravo ad odiarti.»
Sorride e inclina la testa di lato.
«E forse hai ragione, noi due siamo troppo incasinati per l'amore...ma mentre ero in terapia intensiva e stavo dormendo, ho capito che non m'importa quante ci urliamo addosso perché noi due ci amiamo da morire, Tae.»

Un'infermiera si posa una mano sulla bocca, con gli occhi lucidi.
«Perché tu mi ami, vero?»
Sospira e si mette le mani in tasca.
«Certo che ti amo, piccolo.»

Cammina verso di me e mi guarda negli occhi.
«Vuoi ricominciare, con me?» Domanda posando le mani sulle mie guance. Annuisco con un sorriso. «Certo che lo voglio.»
«Non riesco a stare in piedi ancora per molto» sussurro in imbarazzo e lui ridacchia, annuendo. Mi prende in braccio, tenendomi stretto.

SHATTER those MISTAKES || Taekook Where stories live. Discover now