Capitolo diciannove

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Wyatt sistemò l'ultima valigia con un sospiro. Fuori aveva iniziato a piovere e il taxi sarebbe arrivato da un momento all'altro.

Erano passati quasi otto giorni da quando Noah aveva messo fine a ciò che stava nascendo tra di loro. A malapena riusciva a salutarlo.

Si sentì un idiota nel credere che una cosa simile avrebbe potuto funzionare. Non era una fiaba, per nulla.

Un bussare alla porta lo riscosse. Chi poteva essere? Savannah? No, era passata prima.

La donna lo aveva supplicato di restare tra le lacrime. Davvero molto teatrale.

Si stupì molto di trovare Autumn con il suo ombrello trasparente e gli occhi lucidi.

<<Autumn>> disse sorpreso.

<<È vero...è vero che vai via?>> domandò arrivando dritta al dunque.

Quegli occhi azzurri pieni di lacrime gli strinsero il cuore e sospirò.

<<Sì, piccola. Devo farlo>>

<<Perché? Non capisco. Tu stai bene qui e con mio padre...>>

Wyatt le mise una mano sulla spalla in modo delicato.

<<Autumn, ci sono cose...>>

<<Non dirmi che ci sono cose che non posso capire! Tu e mio padre vi amate. È tanto difficile da comprendere?>> sbottò.

Wyatt si piegò verso di lei.

<<Sei una ragazza eccezionale, Autumn. Ma non sempre le cose si possono sistemare>>

<<Invece sì. Voi siete due zucconi!>>

All'uomo venne da ridere, aveva ragione. Ma Noah voleva proteggere la loro tranquillità e intendeva rispettare la sua decisione, per quanto male gli facesse.

Aveva chiamato e lei, sentendo il tono amareggiato del fratello, non aveva fatto domande.

Casa sua era sempre disponibile fin quando non avrebbe trovato un appartamento.

<<Mi mancherai>> sussurrò Autumn con la voce rotta in singhiozzi.

<<Anche tu, scricciolo>> mormorò.

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<<Autumn, eri fuori con questa pioggia?>> domandò Noah, apprensivo.

Quando la vide con gli occhi rossi a causa del pianto si spaventò.

<<Cosa è successo? Qualcuno ti...>>

<<No!>> urlò.

L'uomo fu scioccato dalla reazione di sua figlia. Autumn singhiozzava mentre grosse lacrime le rigavano il volto.

<<Sei uno stupido! Uno stupido testardo!>> urlò ancora.

<<Autumn, non parlarmi così!>> esclamò arrabbiato.

<<Wyatt va via, lo sai? Torna a New York!>>

Il cuore di Noah perse un battito. Allora le voci erano vere. Si sentì dilaniato.

<<Noi...>>

<<Voi vi amate. Tu lo ami. Sei innamorato di lui! Sono una ragazzina ma non cieca o stupida!>>

<<Questo non l'ho mai pensato>> disse dolcemente.

<<Ho notato il vostro sguardo. Da quanto non sorridevi in quel modo meraviglioso, papà? Da quando la mamma è morta. A me non importa di ciò che mi diranno, sono forte e posso gestirlo. Wyatt è parte della nostra vita ed io lo so. Ora lui andrà via per colpa tua!>> urlò correndo di sopra.

Noah la seguì ma quando vide la porta della stanza chiusa si fermò. Il pianto di Autumn non accennava a smettere e si sentì un vero idiota.

Ci era voluto sua figlia ad aprirgli gli occhi, ammettere ciò di cui aveva una sorta di timore. Si era davvero innamorato di Wyatt.

Autumn, la sua piccola roccia, era felice se lo fosse stato anche lui.

Wyatt...doveva andare immediatamente da lui.

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Quando uscì sotto la pioggia senza ombrello, il taxi era già partito e imprecò.

Doveva seguirli fino all'aeroporto.

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Aveva chiesto alla signora Mitchell di badare un momento ai bambini mentre lui guidava, bagnato fradicio, cercando di non perdere di vista il taxi.

Si fermò di colpo quando vide Wyatt uscire dall'auto e lo raggiunse.

<<Wyatt!>> urlò.

L'uomo si voltò stupito verso di lui. L'areoporto non era particolarmente affollato e la sua voce riecheggiò molto.

<<Noah! Santo cielo...>> disse stupito.

Noah era consapevole di non avere un bell'aspetto, bagnato dalla testa ai piedi e con i vestiti aderenti al suo corpo come una seconda pelle.

Tremava per il freddo e con ogni probabilità si sarebbe beccato la febbre il giorno dopo ma non gli importava.

Wyatt lo strinse tra le sue braccia e il calore lo avvolse.

<<Non andartene. Ti prego, resta>> supplicò.

<<Come?>> chiese confuso.

Noah lo guardò gli occhi.

<<Ci è voluta Autumn ad aprirmi gli occhi, non volevo ammetterlo perché credevo di fare un torto a Audrey ma ora merito di essere felice e voglio esserlo con te. Sono innamorato, Wyatt, e ti amo. Ti amo e mi dispiace per come ti ho trattato. Non andare via, per favore...>>

Fu bloccato da un paio di morbide labbra calde che si erano posate sulle sue e sentì gli occhi riempirsi di lacrime.

Strinse forte Wyatt tra le braccia e l'uomo rise baciandogli la punta del naso.

<<È una fortuna che tu mi abbia raggiunto, allora. Ti amo anche io>> mormorò.

Noah si asciugò gli occhi e ricambiò il sorriso.

<<Permettimi di essere la tua roccia, te lo chiedo ancora>> disse.

<<Mille volte sì>> rispose.

Questa volta fu Noah a baciarlo e Wyatt ricambiò con entusiasmo e ardore.

Era vero che ci si accorgeva di un determinato sentimento quando si rischiava di perdere una persona o quando era già successo.

Qualunque fosse stata la difficoltà, l'avrebbero affrontata insieme.



----------------------Note dell'autrice-------------

A domani con l'Epilogo ❤

Mica sono così cattiva 😁

Un abbraccio grande

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