Club "Eccentrico"

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La performance non è un'illusionistica copia della realtà, né la sua imitazione.

Non è una serie di convenzioni accettate come un gioco di ruolo, recitato in una separata realtà teatrale.

L'attore non recita, non imita, o pretende.

Egli è sé stesso.

Jerzy Grotowski

"Waah" si stiracchiò Kiet in piedi davanti allo stand "Ricordami ancora perché ci siamo offerti volontari?" domandò il ragazzo allungando le braccia al cielo e compiendo qualche piccolo movimento di stretching.

Lui e Chad erano posizionati da più di tre ore presso il banco del club di arti drammatiche e performative del quale erano rispettivamente vicepresidente onorario e presidente.

Chad aveva ereditato quel ruolo proprio qualche giorno prima dell'inizio formale delle lezioni quando P' Vanida senza preavviso l'aveva selezionato conferendogli quella carica.

Il compito dei due ragazzi era quello di incuriosire il più possibile il maggior numero di matricole che, eccitate, si aggiravano per i vari banchetti alla ricerca del club più esclusivo, divertente o stimolante al quale iscriversi.

Da quando Ai Chad si era piazzato sotto a quel tendone blu, almeno una decina di ragazze del primo anno si erano avvicinate per richiedere informazioni ed ammirarne la bellezza insolita.

Il ragazzo si era dimostrato affabile e disponibile con ognuna illustrando con entusiasmo quali fossero gli obbiettivi del club e che tipo di attività proponesse e, sebbene molte matricole si fossero davvero avvicinate solo per osservarlo meglio, il club aveva guadagnato ben quattro iscritti in più rispetto alla mattinata appena trascorsa.

Chad aveva sempre amato la recitazione ma, soprattutto, adorava il modo in cui veniva proposta attraverso quel percorso artistico.

P' Vanida, l'ex presidentessa del club, sollecitandolo ad iscriversi a quel percorso l'anno precedente, lo aveva letteralmente salvato dalla più totale apatia.

Dopo il rifiuto da parte di P' Lhong, il ragazzo, si era trascinato per i due mesi di vacanze successivi senza avere realmente uno scopo. Le sue giornate si erano susseguite l'una dopo l'altra, tutte uguali circondate da un senso generale di tristezza ed insoddisfazione.

Così all'inizio del suo secondo anno accademico, Chad, che fino ad allora si era dedicato solo ed esclusivamente alla sua adorata musica senza mostrare altri interessi, un po' per noia e un po' per curiosità, un giorno di metà giungo, aveva partecipato ad un incontro del club senza troppo interesse ne aspettativa.

La sorpresa e l'entusiasmo erano sbocciati nel conoscere P' Vanida, una sua P' mezza thailandese e mezza giapponese, frequentante la facoltà di Arti.

La giovane era una buona conoscente di Kanya, un'amica fidata Chad, con la quale il ragazzo aveva collaborato tempo addietro per un concorso indetto all'interno dell'università.

Vanida era sempre stata, sin da bambina, una grande amante del teatro e della musica, arti che aveva avuto il piacere di studiare sotto diverse forme grazie alle numerose esperienze formative vissute nel suo peregrinare da un paese all'altro per quasi tutta la vita.

Figlia di un facoltoso uomo d'affari giapponese e di una giornalista thailandese, la ragazza era cresciuta fra Thailandia, Giappone ed America, luogo dove la madre aveva lavorato per diverso tempo come inviata. Grazie a questi continui spostamenti, dai quali la giovane sembrava aver tratto solo gioie e saperi, Vanida aveva potuto sperimentare le varie tecniche teatrali passando non solo per i metodi canonici e non, conosciuti ed utilizzati dai più grandi attori del pianeta ma, aveva anche avuto il privilegio di approcciarsi a tutte quelle correnti legate all'idea di utilizzare il personaggio come uno strumento per studiare se stessi e ciò che si cela dietro alla maschera indossata per rapportarsi con il mondo ogni giorno.

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