one - 𝗵𝗮𝗹𝗹𝗼𝘄𝗲𝗲𝗻

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Remus

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Remus

Tirai un sospiro maliconico non appena aprii gli occhi, ritrovandomi per l'ennesima volta in quella che era l'infermeria di Hogwarts.
In circostanze abituali mi sarei limitato ad alzarmi, ignorando il dolore, per bere quello che doveva trattarsi di una sottospecie di anti-dolorifico fornito da Madame Pomfrey che quella mattina stranamente non era lì presente come ogni volta che mi svegliavo dopo la luna piena.
Ma per quanto avessi voluto evitare le paranoie come la peste, quella mattina non avevo la giusta motivazione per ignorare il profondo dolore che mi ricopriva in ogni centimetro del mio corpo, per il semplice motivo che quello non fosse un giorno come gli altri. Anzi. Odio questo giorno.

«Buon halloween, Remu! Il tuo travestimento era così realistico ieri sera che sembrava quasi che mi volessi squarciare a metà!» esclamó una voce maschile nell'istante esatto in cui spalancai le palpebre, ero ancora piuttosto stordito per vedere con nitidezza chi stesse parlando, ma riuscii a intuire che fosse James quando notai un folto e disordinato ciuffo corvino, degli occhiali che gli apparivano sfocati e uno sbiadito ma luccicante sorriso sincero che gli splendeva nel volto.

«Ah-ha» ribattei a fatica con una risata sarcastica, sentendo una profonda fitta nel petto non appena lasciai l'aria uscire dai polmoni, tossii pesantemente mentre il dolore si propagava fino a rendermi un'agonia anche respirare lentamente. Non mi ci sarei mai abituato.

«Levatevi di mezzo, voi tre» brontoló Madame Pomfrey (apparsa dal suo ufficio) dando un piccolo colpo sulla nuca di James, che rise con finta aria innocente mentre faceva un passo indietro lasciando che potessi individuare l'espressione contratta, mutando in un caldo sorriso, che l'infermiera mi stava rivolgendo.

«Buongiorno Remus, è stata dura ieri, eh?» mi posó delicatamente una mano sulla schiena per invitarmi ad alzarmi leggermente come faceva ogni mattina dopo la luna piena per visitarmi.
«Mh» mugugnai in tutta risposta, non che fossi in grado di formulare una frase completa, stringendo i denti per tentare di ignorare il dolore che percepii quando Madame Pomfrey toccó accidentalmente una nuova ferita che avevo  sulla spalla.

«Costola rotta» pronunció spiegando i dolori che avevo nel respirare. Avrei potuto dire che fosse meglio di quello che sembrava, ma, parlandoci chiaro, le fiamme dell'inferno avrebbero fatto meno male.
Trattenni il respiro quando l'infermiera estrasse la bacchetta dal camice, sapevo quello che stava per fare. Ansia. Ansia. Ansia.
Odio questo momento.

«Pronto?»
La risposta era decisamente un forte e secco "NO",  ma io ovviamente annuii e chiusi gli occhi in un istante di esitazione.

«brachium emendo» pronunció chiaramente Madame Pomfrey puntando sul mio petto la bacchetta, una luce bianca si scatenó da questa e io sentii chiaramente un sonoro crack all'altezza delle sue costole.
Le fiamme dell'inferno erano decisamente meno dolorose. Forse lì avrei trovato pace, chissà. Non c'è la luna piena all'inferno, non è così?

𝗛𝗜𝗚𝗛𝗪𝗔𝗬 𝗧𝗢 𝗛𝗘𝗟𝗟 | Remus LupinWhere stories live. Discover now