Capitolo 5

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Ero sicuro avesse capito, me lo dicevano i suoi occhi che si erano illuminati di una luce brillante e che ora si arricciavano in un ipnotizzante sorriso.

Era indescrivibile la sensazione che sentivo crescere nel mio petto alla vista di quella reazione cosí spontanea e genuina.

Iniziai ad arrossire e mi chiesi come fosse possibile che quel ragazzo, dallo sguardo penetrante e un sorriso cosí puro, fosse riuscito ad entrare nel mio cuore e a farlo impazzire.

"Tomlinson" disse ad un tratto, svegliandomi dai miei pensieri.
"Come scusa?"
"Emh Tomlinson, il mio nome... Louis Tomlinson"
Rimasi in silenzio a contemplare la sfumatura di timidezza che si faceva strada tra l'azzurro vivace dei suoi occhi.
"Tu hai detto Harry Styles, io non... non so pensavo potesse interessarti"

Il mio cuore prese a battere all'impazzata quando ripetè le lettere del mio nome, tanto che avevo paura potesse staccarsi dal mio petto e volare via.

Presi un presi un profondo respiro e replicai "Allora grazie Louis Tomlinson per avermi salvato la vita"
"Ho fatto il minimo, cioè tu eri lí cosí carin- emh cioè cosí perso e"
"Louis, siamo in una discoteca, tra ragazzi troppo ubriachi e troppo menefreghisti per preoccuparsi degli altri, nessuno al posto tuo l'avrebbe fatto; nemmeno i miei amici"

Vidi le guance del liscio tingersi di un rosso ardente quando nel suo viso comparve un enorme espressione confusa.
Gli chiesi se ci fosse qualcosa che non andava e mi rispose che era arrabbiato poichè nessuno dei miei amici era venuto a cercarmi.

Mi si strinse il cuore al suono di quelle parole, nessuno mai si era preoccupato per me, cosí dopo aver cercato inutilmente delle parole per rendere la situazione meno triste di ció che era realmente, spiegai al ragazzo che nessuno di quei ragazzi era veramente mio amico e che li conoscevo solo grazie a Jeffrey.
Notando il suo sguardo ancora confuso mi ritrovai a raccontare la storia del nostro primo incontro e di come lui si spacciasse per mio migliore amico solo per avermi al suo fianco ed usare il mio aspetto per attirare i gruppi di ragazze sulle quali scommetteva con i suoi amici non curante dei loro sentimenti e del trattarle come oggetti.
Seguí un lungo susseguirsi di parole balbettate per impedire che pensasse mi stessi vantando del aspetto.

Solo dopo avermi scrutato attentamente dalle nike bianche fino all'ultima punta dei miei ricci si decise a rispondere. "Ha ragione"

Lo guardai perplesso.

"No dico ha ragione, fa bene a portarti con se"
"Onestamente non capisco se è un' esortazione a farmi sfruttare da Jeffrey"
"Harry, sei veramente bello"
"Come scusa?"
"Con 'ha ragione' intendevo che non si sbagliava sul tuo aspetto"

Il mio cuore si fermó per almeno una ventina di secondi. Poi riprese a battere all'impazzata.

"Emh grazie, anche tu" fu la prima cosa che mi venne in mente e con la voce tremolante, ancora sconvolto dall'affermazione del liscio, lasciai uscire quelle parole dalle mie labbra.
Me ne pentii amaramente nel momento stesso in cui le pronunciai.

"Ricciolino io ero serio, non devi sentirti obbligato a
dire che lo sono anche io"

Al suono di quelle parole mi irrigidii, vedere la luce che aveva illuminato i suoi occhi per tutta la serata spegnersi lentamente mi procurò un dolore atroce al petto che mi trafisse come lame taglienti su carne nuda.

Il rumore di una porta sbattere contro il muro mi impedì di rispondere al ragazzo.

Allo stipite della porta giaceva un' ombra confusa, che dopo un' esitazione iniziale si avvicinò fino a diventare nitida e distinta.

Era Jeff.

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