L'acqua Calda sulla Pelle.

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Come ogni giorno da ormai un mese, Liam si svegliò a causa della fastidiosa canzoncina associata alla sveglia. Erano solo le sette del mattino, eppure il caldo era percepibile non appena si lasciava la stanza rinfrescata dal vecchio condizionatore. Non era mai stato un ragazzo abbiente, di umili origini svolgeva qualche lavoretto per permettersi di condurre una vita in modo indipendente.

La sua casa comprendeva un paio di stanze: la cucina, un minuscolo bagno e una camera da letto. Le pareti erano di un giallo spento mentre il soffitto impregnato di muffa tendeva al verdognolo. Non avrebbe potuto apportare le modifiche desiderate neanche volendo. Mancavano i due elementi principali: i soldi, e la casa stessa. Infatti era in affitto, l'idea che da un momento all'altro avrebbe potuto perdere l'unico posto stabile che da tanto gli era stato concesso, lo mandava su tutte le furie.

Aveva solo vent'anni, laureato in ingegneria, nato in un paesino troppo piccolo affinché potesse emergere. Era sempre stato un lavoratore onesto, costretto anche a cambiare città non aveva deciso di mollare, credeva fermamente nelle sue capacità e in quelle dei suoi superiori. Il primo progetto che realizzò fu per la casa di due neosposi, che decisero però di lasciar perdere il contratto per uno più conveniente. Perse così il primo lavoro, il secondo, poi il terzo, trovandosi disoccupato alla sua età. Non poteva di certo chiedere aiuto ai suoi familiari, se la passavano peggio di lui.

Come tutte le mattine si infilò sotto la doccia e prese a strofinare i capelli ancora assonnato. L'acqua era perennemente fredda, non ricordava com'era lavarsi con il tepore che scalda e scioglie i muscoli. Una volta finito si vestì in fretta, quella mattina avrebbe dovuto lavorare per un bar in cerca di personale sperando che decidessero di assumerlo. Mise un paio di jeans chiari e una maglietta a maniche corte bianca, infilò le vecchie Nike ed uscì di casa prendendo le chiavi e mettendosele in tasca.

Non era un ragazzo niente male: aveva grandi e profondi occhi nocciola così buoni e onesti, capelli di un castano chiaro sempre "sparati" in tutte le direzioni, un corpo snello e un'altezza nella media. Arrivò al "Disney caffè" e si accorse di essere praticamente in una fiaba. Era sempre stato quello definito strano dal resto della classe, il ragazzo che non era mai stato fidanzato, quello che preferiva restare a casa invece che andare a divertirsi.

Aveva una vera e propria passione per il ballo, non era poi così bravo ma comunque era divertente immaginarsi su un palco davanti decine di persone che acclamano il tuo nome. Per non parlare della moda, suo altro interesse. Se avesse avuto la possibilità economica sicuramente il suo guardaroba sarebbe esploso.

Si guardò intorno: c'erano le teiere e le tazzine come ne "La Bella e la Bestia", le mele rosse a centro tavola come in "Biancaneve", scarpette di zucchero come in "Cenerentola", navi appese al muro come ne "La Sirenetta", coltelli a forma d'arco come in "Ribelle" e tanto, tanto altro. Entrò con gli occhi che luccicavano dalla meraviglia, non vide neanche una sedia posta lì vicino e per sbaglio la urtò facendola finire sul pavimento.

Si affrettò a rimetterla al suo posto dirigendosi verso una porta con su scritto "direttore", al che bussò ed entrò per presentarsi. <<Salve, sono Liam Parker, ho letto l'annuncio che riportava la domanda di assunzione di nuovo personale>> disse torturandosi ansiosamente le mani. <<Corretto. Farai una settimana di prova, sarai sotto la guida di Theo, se necessiti di qualunque cosa rivolgiti a lui.>> concluse l'uomo. Il ragazzo si girò ed uscì dalla stanza talmente in fretta che travolse qualcuno finendo con la schiena a terra.

<<E stai attento!>> gridò una voce profonda che subito gli fece spalancare gli occhi. Alzò lo sguardo per incrociare dei bellissimi occhi azzurri socchiusi in un'espressione sospettosa, ciò che vide semplicemente gli tolse la capacità di comunicazione. Era perfetto, non aveva mai incontrato una persona che gli facesse quell'effetto, che lo rapisse in quel modo. Era sicuramente arrossito, non aveva dubbi di ciò.

Restò a fissarlo imprimendo a fuoco ogni singolo dettaglio di lui nella mente: una leggera barbetta incolta gli dava un'aria più matura ma non superava sicuramente i venticinque anni; i capelli nocciola era portati in un ciuffo ordinato, era basso di statura ma muscoloso, portava una maglia a maniche corte nera e un jeans del medesimo colore.

Si riscosse alle parole di lui <<Quindi? Hai deciso di alzarti oppure vogliamo restare qui tutto il giorno?>> proferì con un mezzo sorrisetto. Immediatamente Liam scattò in piedi e paonazzo se ne andò farfugliando qualche parola incomprensibile. Ci vollero ben due docce fredde una volta arrivato a casa, proprio non riusciva a toglierselo dalla mente. Passò la notte ad impedire al suo cervello di creare intere serie TV tra lui e quel tipo del bar. Si sentiva confuso, ma soprattutto spaventato.

Era una situazione nuova, stava sperimentando emozioni diverse, si sentiva cambiato. Dopo un'intera sera di riflessione giunse alla conclusione: il suo corpo non era adatto a contenere la sua essenza. L'indomani a lavoro aveva due occhiaie che gridavano "non ho dormito", ma la cosa peggiore fu conoscere il fantomatico Theo. <<Buongiorno, hai un viso familiare, dove... ah! Certo! Sei il ragazzo che mi è saltato addosso ieri mattina!>> disse prorompendo in una risata profonda.

<<io... n-non l'ho fatto a-apposta>> rispose il poveretto arrossendo fino alla cima dei capelli. <<Stai tranquillo, stavo solo scherzando>> rispose dandogli una pacca amichevole sulla spalla. Ormai Liam era rosso come i capelli di Ariel, avrebbe avuto bisogno di cinque docce fredde, non di due. A testa bassa indossò il grembiule a righe per proteggere i jeans neri e la maglietta verde acqua, poi uscì dalla stanza e si diresse al bancone.

Non fu male come primo giorno, anzi, si era divertito parecchio a vedere tutti quei bambini felici. Entrò nuovamente nello "spogliatoio" e si sedette sulla panca pensieroso. Andò verso il suo armadietto e si tolse il grembiule piegandolo con cura, quando si girò per poco non sputò il cuore. C'era Theo in una delle diverse docce, e lui non se n'era accorto. Strabuzzò gli occhi, doveva per forza passarci davanti per uscire.

A testa bassa si diresse verso l'uscita ma la sua mano venne bloccata da un braccio forte e incisivo. In meno di cinque secondi si trovò bagnato da capo a piedi: l'aveva trascinato nella doccia. Senza chiedere il permesso il ragazzo si avventò sulle labbra di Liam che fu più che contento di ricambiare. Il bacio divenne sempre più vorace, poi fu proprio quest'ultimo a staccarsi e a riprendere fiato.

<<Volevo farlo da tutta la giornata>> continuò l'altro sorridendo furbo. Continuarono a baciarsi sotto quella doccia per ore: adesso ricordava che sapore avesse l'acqua calda sulla pelle.

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Prestavolto

Prestavolto

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Theo

Liam Parker

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Liam Parker


~One Shots~ Sogno O Realtà?Where stories live. Discover now