Capitolo Dieci

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"Un criminologo di fama mondiale."

QUATTRO MESI DOPO...

Il sole attraversa le tapparelle e mi sveglia da un brutto sogno. Eravamo io e Flavio che giocavamo a nascondino, eravamo piccoli ma alla fine del sogno eravamo più grandi. Era un po' confuso, lo ricordo poco, ma mi ha lasciato addosso una brutta sensazione.

Forse è arrivato il momento che devo voltare pagina?

Ci sto provando. È già da un po' che sono tornato al lavoro dopo la sua morte, ma sono alquanto svogliato. Oggi andrà meglio, me lo sento.

Le parole di Scarpa tornano a rimbalzare nella mia testa, il pensiero che qualcuno lo abbia ucciso non mi ha abbandonato un solo istante, è una nenia fissa e ovattata che il mio cervello continua a ripetermi per farmi impazzire. Non sono nemmeno più tornato a trovare i miei genitori, per non deprimermi ancora.

E nemmeno Adele.

Se solo lei si riprendesse, se solo si decidesse a voler scoprire la verità... Flavio potrebbe ricevere giustizia. Come fa a non voler vendicare la sua morte? Come fa a credere che si sia suicidato? Un uomo nelle sue condizioni non si suicida dall'oggi al domani. Forse dovrei dimostrarle che in realtà è stato ucciso. Sì, ma come?

Vago per il mio appartamento in mutande, evitando di soffermarmi sulla sua foto appoggiata sul mobile. Stanco, mi vesto e scendo in strada. Quasi quasi chiamo al lavoro e mi do malato. Non ho proprio voglia di lavorare, non ho la testa per fare niente.

Cammino lungo la strada con la testa altrove, mi soffermo a guardare qualche vetrina. Quella della gioielleria sembra splendere di luce propria. Ci sono alcuni orecchini che starebbero davvero bene alle orecchie di Adele. Ma quanto costano!

Più avanti c'è la libreria. I libri sono già più alla mia portata, ma Adele ama solo polpettoni romantici, e li ha tutti.

Il mio sguardo vaga sui vari titoli presenti finché non si ferma su uno in particolare. Il delitto di via Poma. Anche l'altra volta aveva attirato la mia attenzione. Non so perché ma entro nella libreria e mi guardo intorno tra gli scaffali. Il classico odore di nuovo, di carta stampata mi attraversa le narici. Devo dire che non mi dispiace.

Tra gli scaffali trovo il libro che era in vetrina. Lo afferro e lo esamino. Nella copertina c'è la foto della ragazza uccisa, giro il libro e nel retro c'è invece quella dell'autore. Un criminologo di fama mondiale che ha aiutato molti casi italiani a trovare un colpevole e dai quali ne ha tratto molti libri... Leggendo la sua presentazione una lampadina mi si accende nel cervello.

Un criminologo, ecco quello che mi serve!

🏆

Vincenzo Aloisio. Questo è il nome dell'uomo che ho trovato cercando su internet. Il suo curriculum elogiava i suoi scritti e i suoi studi approfonditi sui vari casi che si sono susseguiti in Italia, ha scritto diversi libri, uno tra questi quello che ho visto nella vetrina della biblioteca. Forse dovrei leggerlo.

Il suo ufficio è in un portone anonimo al centro di Verona, solo una targa in ottone avvisa della sua esistenza, altrimenti passa inosservata. Suono al citofono e una voce femminile mi risponde subito.

«Chi è?»

«Ehm... ho un appuntamento con il signor Aloisio.» Spero che basti.

«Terzo piano.» Chiude il citofono e apre il portone. Sbrigativa.

Lascio perdere l'ascensore e salgo le scale, ho voglia di bruciare l'adrenalina che all'improvviso sento nelle vene. Mi sembra di fare qualcosa di proibito, di pericoloso.

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