4 [Season 1]

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 L'Agente Romanoff si trovava sotto copertura come Grace, le due erano molto legate fin dall'arrivo dell'ultima nell'agenzia. Avevano condiviso molto, alcuni direbbero anche 'troppo', per il loro lavoro, ma ognuna sapeva che poteva fidarsi dell'altra, o almeno lo avevano scoperto con il tempo. L'edificio abbandonato che ospitava la prima era a dir poco nauseabondo, l'odore non era di certo tra i migliori. La seconda, invece, si trovava in un piccolo paesino a dir poco accogliente, vivevano con il poco che avevano e non si disperavano per quello che non potevano ottenere. Un'aria totalmente diversa da quella di New York, ma poteva dire che le mancava, o almeno le mancavano le persone di quella città, come il Capitano, che attendeva con ansia un suo ritorno. Natasha era vestita di tutto punto, con un vestitino abbastanza attillato nero, lungo fino alle cosce, le calze e i tacchi, che le avevano tolto prima di legarla ad una sedia accanto ad un buco, alto si e no sette metri, che le permetteva la vista sul piano inferiore a quello in cui si trovava. Era in compagnia di tre uomini russi, che di certo non volevano aiutarla, ma lei sapeva il suo compito e lo stava svolgendo magnificamente. Era conosciuta per le sue doti ammalianti e seduttrici, per come sapeva manipolare le persone senza che potessero accorgersene. Uno dei tre la schiaffeggiò, provocandole un bruciore sulla guancia destra

"Non volevo che la serata finisse così."

il capo dei tre la guardò dall'alto in basso, parlandole in russo, lingua che capiva perfettamente per merito delle sue origini, ma anche per il fatto che fosse una delle molteplici che sapeva parlare

"So come volevi che finisse. Credimi, meglio così."

"Per chi lavori? Lermentov, vero?"

lo stesso uomo di prima le si avvicinò nuovamente, spostando il peso della sedia sulle gambe anteriori, in bilico

"Crede che ci serva lui, per spostare il nostro carico?"

"Pensavo che il Generale Solohob fosse a capo delle esportazioni."

la sua faccia appariva totalmente spaventata e nessuno sarebbe riuscito a capire che quella, per lei, era tutta finzione, un semplice gioco posto alla modalità 'facile'

"Solohob..."

mormorò ridendo

"Un esattore, una facciata."

'come la mia' si ritrovò a pensare la spia russa

"Informazioni superate, ti sei tradita. La famosa Vedova Nera."

i due scagnozzi sorridevano, pensando di aver vinto

"Che alla fine è soltanto un bel faccino."

"Davvero, mi trovi carina?"

l'uomo fece un gesto al suo scagnozzo, che con una mano prese la testa della donna e con l'altra le aprì la bocca

"Di a Lermentov che lui non ci serve per spostare carri armati. Digli che è fuori. Beh..."

si avvicinò a degli attrezzi, recuperandone uno arrugginito, poi si voltò nuovamente verso Romanoff e le parlò nella sua lingua

"Forse dovrai scrivere."

in quel momento il cellulare dell'altro scagnozzo suonò, così l'uomo lo prese e rispose, passandolo subito al capo

"E' per la ragazza."

l'uomo poggiò l'attrezzo e prese l'oggetto che gli porse l'altro

"Stammi bene a sentire-"

"Sei al 114 di Silensky Plaza, terzo piano, abbiamo un F-22 ad 8 miglia esatte. Passami la donna o farò saltare l'isolato prima che tu raggiunga l'ingresso."

𝑺𝒐𝒎𝒆𝒕𝒉𝒊𝒏𝒈 𝒎𝒐𝒓𝒆 𝒕𝒉𝒂𝒏 𝒇𝒓𝒊𝒆𝒏𝒅𝒔✨Where stories live. Discover now