1.Passato e cene

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"One for the money, and two for the show
I love you, honey
I'm ready, I'm ready to go
How did you get that way? I don't know
You're screwed up and brilliant
Look like a million dollar man
So why is my heart broke?"


"Ciao tartarurghina" 

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"Ciao tartarurghina" 

La sagoma dell'uomo dalle spalle larghe di avvicinò verso la minuta Alycia.

"Stiles?" lei si permise di dire con voce flebile, dandosi pizzicotti sulla mano per distinguere realtà e allucinazioni.

"La potremmo chiamare sorpresa?" scarnì lui con sufficienza guardandola dall'alto verso il basso, si soffermò a guardarle le gambe bianche latte, le curve che sembravano dolci colline morbide, poi la guardò in volto soffermandosi per un po' su esso, come se stesse contando le lentiggini di Alycia.

"È uno scherzo giusto?" chiese scettica lei chiudendosi la porta alle spalle e avvicinandosi a passo svelto verso di lui.

"Se pensi che puoi farti vivo dopo vent'anni senza motivo pensando che io cada di nuovo ai tuoi piedi, beh, ti sbagli di grosso Mieczyslaw!" Alycia puntò il dito verso l'ormai uomo, che indietreggiò leggermente ridacchiando.

"L'ho scoperto solo due ore fa che eri la mia nuova segretaria, non ti emozionare. Non ti ho cercata per vent'anni, non sono qui per te. Come vedi non mi chiamo nemmeno più Mieczyslaw Stilinski, non so nemmeno più chi era Stiles." rispose freddo lui, oramai il ragazzo d'oro che era ai tempi se n'era andato, era un buco profondo senza via di salita, ma Alycia era uno spicchio di luce che batteva in quel buco.

"Ora saresti...?" chiese lei incrociando le braccia sotto il seno, alzando le sopracciglia.

"Dylan O'Brien, anzi, per te il tuo capo e basta. Ora prendi quei fogli e portali alla reception, ti ho fatto trovare sulla scrivania un foglio con le cose che devi fare per me. La porta sai dov'è" disse il tutto con cattiveria, senza guardarla nemmeno negli occhi. Squillò il suo cellulare, rispose sedendosi sulla sua bellissima sedia di pelle vera italiana e sorrise.

Alycia lo guardò con decenza e uscì dalla stanza, chiuse la porta e ci si appoggiò con la schiena prendendo un bel respiro.

Non poteva piangere, non poteva far vedere che gli importava ancora qualcosa.

Entrò nel proprio ufficio e si fece circondare dal buon odore di lavanda che era nella stanza, che le ricordava un odore di conforto.

"Ma dimmi te io dove cazzo sono finita" sbottò lei e prese il foglio sulla scrivania in mano, lo lesse attentamente.

"Questa è una lista della spesa! Del cibo per cani? Bla bla bla, chiama Chanel avvisala che non torno a cena, chiama il mio ristorante preferito e prenota un tavolo per quattro, ritira il mio smoking blu in tintoria, bla bla bla" borbottò lei imitando la voce dell'oramai Dylan.

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